Nell’aprile 2017 Serena Williams annunciava la sua maternità e il conseguente stop dal tennis. Williams non era più scesa in campo dal mese di gennaio a Melbourne quando aveva vinto gli Australian Open, il suo ventitreesimo Slam. Dopo tante stagioni in cui aveva ricoperto il ruolo di principale favorita di ogni torneo a cui prendeva parte, il tennis femminile perdeva la sua leader.
Qualche settimana dopo quel ritiro (che solo in seguito avremmo avuto la certezza sarebbe stato temporaneo), avevo scritto un articolo che si interrogava sui possibili sviluppi in WTA senza Serena. L’articolo si intitolava “WTA, quattro ipotesi per il futuro”, ed è uscito nel maggio 2017. Dopo quasi due anni da allora, penso sia interessante tentare una prima verifica.
Dato che non avevo la pretesa di essere Nostradamus, invece che descrivere un futuro preciso e inequivocabile, nel pezzo avevo proposto quattro possibili scenari (in parte alternativi, in parte compatibili) che mi sembravano plausibili. Oggi non si tratta quindi di verificare capacità predittive, quanto piuttosto di provare a fare il punto della situazione e valutare quali tendenze sono effettivamente emerse. Cosa è accaduto negli ultimi due anni? E cosa potrebbe succedere domani? Per riprendere i ragionamenti riporto in sintesi i quattro scenari ipotizzati, con le stesse definizioni.
1. L’uguaglianza al potere
Prima ipotesi. Dopo Serena non sembrava si potessero identificare giocatrici in grado di prendere la leadership del tennis femminile. Sulla scorta della Race 2017 e dei risultati dei primi mesi senza Williams, che avevano registrato un estremo equilibrio, l’idea era che nel tempo si andasse verso una forma di redistribuzione dei trofei su molti nomi, ben diversa rispetto alla fase di egemonia di Serena.
Riporto uno stralcio del testo di allora: “Lo stato di forma delle protagoniste, le superfici e le condizioni di gioco, i sorteggi nei tabelloni, le combinazioni con avversarie più o meno adatte: in una situazione di estremo equilibrio, ciascuno di questi fattori può spostare a favore di una giocatrice o di un’altra gli esiti di una partita e di un torneo.
Se questo è accaduto per quasi metà stagione, non è così assurdo pensare che possa protrarsi più a lungo, anche per qualche anno. E se nessuna giocatrice riuscisse ad emergere, avremmo davanti a noi un periodo abbastanza particolare, all’insegna dell’equilibrio e di conseguenza anche dell’imprevedibilità”.
2. Il ritorno delle “Slam Winner”
Seconda ipotesi: nella prima parte del 2017 non era mancata solo Serena, ma anche altre importanti giocatrici, già plurivincitrici Slam. Riepilogo brevemente. Maria Sharapova era stata ferma per la sentenza WADA fino agli ultimi giorni di aprile 2017, con rientro a Stoccarda (avrebbe raggiunto la semifinale).
Victoria Azarenka era ugualmente ferma per maternità, dato che suo figlio Leo era nato il 20 dicembre 2016. Vika si stava preparando a tornare; lo avrebbe fatto sull’erba di Mallorca in vista di Wimbledon (dove sarebbe arrivata sino agli ottavi di finale).
Nelle stesse ore della nascita del piccolo Leo, in un altro continente, Petra Kvitova era stata assalita nella sua casa della Repubblica Ceca da un rapinatore, e si era ritrovata con i tendini della mano sinistra lacerati. Petra sarebbe rientrata alla fine di maggio 2017, in coincidenza con il Roland Garros, cancellando i molti timori che avevano messo in dubbio il suo ritorno all’attività agonistica.
Dunque l’idea era che queste tre giocatrici, insieme ad Angelique Kerber, a Venus Williams (finalista agli Australian Open 2017) e a Svetlana Kuznetsova (finalista a Indian Wells 2017), potessero approfittare dell’assenza di Serena per aumentare il proprio palmarès. Avevo poi aggiunto: “Per non essere troppo selettivi, si potrebbe forse allargare il ventaglio dei nomi a chi ha già almeno saputo raggiungere una o più finali Slam, come Simona Halep o Caroline Wozniacki. A lungo andare potrebbero essere queste giocatrici (se non tutte, almeno alcune) a emergere, e a guidare il ranking, facendo così valere l’esperienza di vertice già sperimentata nel passato. Attualmente questo scenario non appare sicuro, ma nemmeno del tutto improbabile”.
3. Il ricambio generazionale
Non è difficile immaginare il senso di questa terza ipotesi, anche se in realtà in quel momento non appariva poi così certa. Occorre contestualizzare gli avvenimenti per capire perché. L’ultimo Slam disputato, Australian Open 2017, aveva visto in semifinale tre giocatrici oltre i 34 anni (Serena, Venus, Lucic-Baroni, oltre alla più giovane Vandeweghe), e le sorelle Williams si sarebbero contese il titolo in finale. C’era poi stata un’altra finale a Indian Wells fra due ultratrentenni come Kuznetsova e Vesnina (vincitrice). In sostanza in quel momento l’unica under 25 già in grado di imporsi in uno Slam era stata Garbiñe Muguruza. Quindi non era così scontato che le giovani si sarebbero affacciate rapidamente ai massimi livelli.
4. L’avvento di una fuoriclasse
Questa ipotesi appariva la più difficile, dato che non si intravvedeva una possibile candidata a prendere il posto di Serena Williams. C’erano però alcuni dati storici che sembravano, se non suggerirlo, quanto meno non escluderlo: in WTA non erano mai passati più di dodici anni tra la nascita di tenniste in grado di vincere Slam in serie. Visto che Serena è del 1981, non poteva essere all’orizzonte una nuova campionessa?
E se non poteva emulare i risultati di Serena, forse poteva quanto meno attestarsi ai livelli di Sharapova, cioè di una giocatrice in grado di vincere 5 Slam. Considerato che Maria è nata nel 1987, si poteva ipotizzare che stesse avvicinandosi il momento di una tennista nata alla fine degli anni novanta (o all’inizio del nuovo millennio). Ecco la tabella che stava alla base di quella idea:
Aggiungo una parte del commento di allora: “Serena Williams è nata nel 1981, e se la cadenza “standard” fosse stata rispettata, avremmo dovuto avere una fuoriclasse nata all’incirca tra il 1992 e il 1994. Non mi pare tuttavia che si possa individuare una tennista nata in quegli anni con caratteristiche così straordinarie. Ammettiamo allora che ci sia un ritardo, e che l’anno di nascita della prossima leader vada spostato in avanti: potrebbe essere che la nuova supercampionessa stia maturando proprio in questo periodo“.
a pagina 2: La situazione oggi