Giornata di lunghe attese per la stampa internazionale intenzionata a parlare con il n.1 ATP Novak Djokovic in occasione del suo incontro pre-torneo con i media internazionali a Indian Wells. Rimandata diverse volte nel corso del pomeriggio, la sua conferenza stampa alla fine è iniziata con oltre due ore di ritardo dopo che l’ATP aveva già diramato il comunicato stampa relativo alla decisione del Board di non rinnovare il contratto al CEO Chris Kermode, che quindi lascerà il suo incarico alla fine del 2019.
Nonostante l’opinione decisamente contraria di Nadal e la posizione neutrale di Federer, il Players’ Council presieduto da Djokovic ha deciso di optare per un nuovo CEO dal 2020 in poi a discapito dell’aumento record di montepremi ottenuto sotto la guida di Kermode.
Il serbo ha deciso di non commentare la decisione a livello personale, trincerandosi dietro le clausole di riservatezza cui è legato dal suo ruolo di presidente: “Non posso esprimere la mia opinione sulla decisione presa dal Board in quanto la governance dell’ATP non me lo permette. Abbiamo interpellato un numero considerevole di giocatori ed abbiamo votato secondo i pareri che abbiamo raccolto. Se Roger e Rafa volevano far sentire la loro voce potevano tranquillamente contattare uno dei giocatori nel Council, siamo sempre a disposizione”.
Djokovic tuttavia ha anche spiegato come sia auspicabile che nel prossimo futuro si cambi la struttura di governance dell’ATP per rendere il ruolo del CEO meno critico: “Al momento ci sono tre rappresentanti dei giocatori e tre rappresentanti dei tornei, con il CEO ad avere il voto di spareggio. Siccome ci sono numerose questioni nelle quali giocatori e tornei hanno interessi contrastanti, il voto del CEO è richiesto molto spesso per spezzare l’equilibrio, e ciò rende il ruolo estremamente difficile. Credo sarebbe il caso di osservare ciò che viene fatto negli altri sport, cercando pareri esterni indipendenti per ristrutturare la governance ATP e far sì che il CEO non sia sottoposto a questo tipo di pressione”.
Nessun nome è stato fatto per la successione di Kermode, che comunque rimarrà in sella fino a dicembre e per la cui poltrona l’ATP intervisterà candidati nel corso dei prossimi mesi. Nel caso in cui la scelta dovesse cadere su qualcuno già presente all’interno dell’organizzazione, Justin Gimelstob sembra essere l’individuo con la maggiore influenza politica tra i papabili, anche se le sue attuali vicende giudiziarie e un passato nel quale si è distinto in più occasioni per dichiarazioni profondamente sessiste sembrerebbero squalificare una sua potenziale candidatura.
Pochi minuti dopo la conclusione della conferenza stampa di Djokovic si è presentata davanti ai taccuini Naomi Osaka, n. 1 della classifica WTA e campionessa uscente al BNP Paribas Open, al primo torneo che disputa sotto la guida del suo nuovo coach Jermaine Jenkins. “Non c’è molta differenza nel lavoro che svolgo con Jermaine rispetto a quello che facevo con Sasha [Bajin] – ha spiegato Osaka – certo gli esercizi sono diversi ma sostanzialmente si tratta dello stesso lavoro. Sarebbe stato molto diverso se avessi cambiato preparatore atletico, perché il quel caso probabilmente il lavoro sarebbe cambiato sostanzialmente. Mi piace poter scambiare con il mio coach, che sia lui dall’altra parte della rete, e con Jermaine c’è decisamente un dialogo superiore rispetto a quello che c’era con Sasha, mi fa molte domande e, anche se probabilmente non è un bene per il mio gioco, tendo a riflettere molto prima di rispondere”.
In poco meno di un anno la giocatrice nipponica è passata dal relativo anonimato allo status di superstar, tanto che è da poco stata lanciata una bambola Barbie con le sue fattezze i cui proventi saranno devoluti ad una scuola elementare di Haiti cui il padre di Naomi è personalmente legato: “È chiaro che ora mi si presentano opportunità che prima sarebbero state impensabili. Sento molto la responsabilità di essere un modello per tante altre bambine, e sono contenta di poter fare qualcosa che faccia la differenza nella vita di tanti altri”.