Che Roger Federer non sia avvezzo a dichiarazioni incendiarie è cosa nota; anzi, anche e soprattutto su questioni spinose, il campione svizzero si è sempre distinto per i commenti misurati, nella ricerca a volte eccessiva di evitare qualsiasi contrasto. Trovare una posizione neutrale diventa tuttavia impossibile sulla gestione dell’affare Chris Kermode, il CEO dell’ATP “apparentemente silurato” dal presidente del Player Council Novak Djokovic proprio in questi giorni, nonostante i risultati raggiunti durante i cinque anni alla guida dell’Associazione Professionisti. Una decisione che il serbo non ha voluto commentare. È così che, dopo il vittorioso esordio a Indian Wells su Peter Gojowczyk, Federer si è trovato per la prima volta a rispondere sull’argomento davanti a uno sparuto gruppo di giornalisti svizzeri, con cautela e nella propria madrelingua, come riporta il quotidiano Tagesanzeiger.
Di fronte alla richiesta di un commento sul rifiuto di rinnovare il mandato a Kermode, Roger dice con qualche esitazione che lui stesso, non più attivo politicamente, fatica a esprimere un’opinione e puntualizza che dovrebbe piuttosto farlo chi è in carica. “Per me, è importante sapere per quale ragione è successo e cosa dovrebbe accadere ora, qual è il programma. Vorrei sapere che motivo c’era, cosa non avrebbe fatto bene Kermode”. E lamenta che, a dispetto di situazioni passate in cui si poteva dire “così non va più”, lo stesso non è stato per Kermode.
La faccenda si fa anche più interessante quando gli viene chiesto se ha parlato con Djokovic. “Ho cercato di incontrarlo prima del meeting decisivo. Purtroppo, non aveva tempo. Questo, per me, è difficile da capire”. E, dopo qualche parola di vaga giustificazione, aggiunge: “Ha proposto di vederci il giorno dopo, ma a quel punto era già stato tutto deciso. Dobbiamo ancora incontrarci”. Eppure, Nole aveva dichiarato che “se Roger e Rafa volevano far sentire la loro voce, potevano tranquillamente contattare uno dei giocatori nel Council, siamo sempre a disposizione”.
La vicenda fa riflettere Federer, a sua volta presidente del Council in passato, sull’opportunità di tornare a essere più coinvolto e in che misura. Certo è che “per il bene del Tour […], non posso guardare da un’altra parte e dire che non mi interessa. Mi devo informare e l’ho fatto negli ultimi giorni”, ma ammette di avere ancora domande e di voler parlare con i giocatori del Consiglio. Perché per lui “è importante sapere dove sta andando il circuito, con chi e come. Ci sono tante domande aperte. Forse avranno delle risposte e il mio animo si calmerà, così come quella degli altri giocatori. Perché molti appoggiavano Kermode. Le priorità non possono essere le stesse per tutti: c’è chi pensa ai soldi, chi al calendario, chi al potere”.
Conferma di averne parlato con Rafa e che loro due si trovano sulla stessa lunghezza d’onda. Dal canto suo, lo spagnolo non ha nascosto il suo disappunto: “So di non poter dire molto perché mi sono allontanato dalla politica su questo argomento, però mi ha molto deluso che nessuno si sia degnato di chiamare per informarmi della vera ragione per cui Chris Kermode non sarà più con noi. I giocatori del Council rappresentano tutti e per prendere una decisione come questa devono parlare con ognuno di noi. Se molti giocatori sono nella mia situazione, è probabile che il Consiglio non abbia fatto bene il proprio lavoro”. L’incontro dei due amici-rivali è avvenuto lo scorso fine settimana nella casa affittata dallo svizzero a Indian Wells, come lui stesso ha rivelato a Tennis Channel. E anche Rafa ribadisce, in modo che non può non sembrare polemico, che gli “piacerebbe sapere perché è successo e cosa succederà adesso”.
Per quanto riguarda invece le preoccupazioni che da più parti si fanno sentire a proposito del circuito maschile, Roger le comprende, ma tende a concentrarsi solo sugli aspetti positivi: l’ATP, l’ITF e la Laver Cup come organismi innovativi, il montepremi in aumento, i grandi match, gli stadi pieni (dal suo punto di vista, certo; magari, qualche altro giocatore in un altro torneo potrebbe, per esempio, non vedere tutto questo pubblico sugli spalti), mentre, secondo lui, “solo la politica è in subbuglio. Alcuni giocatori sono in disaccordo, i tornei e i giocatori non hanno le stesse opinioni e l’atmosfera è così – non si può esattamente dire che sia esplosiva, ma c’è già una buona dose di incertezza. Vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi”.