Naomi Osaka sembra non soffrire più di vertigini, quelle che le avevano procurato qualche tentennamento dopo la sbornia di Melbourne. Il percorso netto nei due turni disputati a Indian Wells ha proiettato la numero uno del mondo a un ottavo di finale intrigante, inedito nel circuito maggiore, contro Belinda Bencic. La giapponese è venuta a capo nel migliore dei modi dell’insidia Danielle Collins, tornando a mostrare quella forza mentale che le appartiene quando c’è da fare la differenza. Sul 4-4 del primo set ha aggredito in risposta sulle seconde di servizio il passaggio a vuoto dell’avversaria, ringraziando il neo coach Jermaine Jenkins per averla supportata proprio su questo fondamentale.
Poi un’autoanalisi tendente al severo, nelle risposte ai quesiti dei giornalisti giapponesi: “Fino a qualche tempo fa, per vincere una partita così avrei dovuto giocare alla perfezione“. Vede all’orizzonte margini di miglioramento, dopo un periodo di cambiamenti. L’incrocio con Bencic (fresca trionfatrice a Dubai) è uno degli spunti più stimolanti offerti dal tabellone nella parte alta. Nel 2018 la Svizzera ha avuto la meglio in Hopman Cup, ma il precedente non sembra particolarmente indicativo. “All’inizio dello scorso anno, quando abbiamo giocato contro in Australia, voi non sapevate nemmeno chi fossi“, scherza Naomi. Il mondo è cambiato: per lei che guarda tutti dall’alto (e non sembra avvertirne il peso) come per la ventiduenne svizzera, che nel suo giovane percorso qualche guaio l’ha già passato. “Mi ha sorpreso come Belinda sia rientrata a un così alto livello dopo l’infortunio“.
La campionessa in carica, giustamente, non perde occasione di amoreggiare con il torneo che un anno fa le ha messo nelle mani il futuro del tennis femminile. “Dicono la superficie sia un po’ lenta, ma io mi ci trovo benissimo. Mi sento a casa, sono una giocatrice da campi duri“. Bencic rimanda subito la pressione oltre la rete, dopo i convincenti successi su Van Uytvanck e Alexandrova. “Dubai ormai è alle spalle, qui sto disputando un buon torneo, ma contro giocatrici importanti continuo a non avere nulla da perdere. Io e Naomi siamo entrambe del 1997, una buona annata. Per arrivare al successo ciascuna di noi ha i suoi tempi, ma come ho detto già a Dubai ci spingiamo a vicenda, i buoni risultati di chi ha la stessa età servono da stimolo a migliorarsi“.