Roger Federer contro Rafael Nadal, 39esimo atto. Nella parte bassa del tabellone di Indian Wells era la semifinale in cui tutti speravano, a partire da Tommy Haas, direttore del torneo. E, nonostante i favori del pronostico, di questi tempi non era da dare per scontato che entrambi potessero arrivarci. Invece è successo con i due più grandi campioni del nostro tempo che hanno fatto percorso netto nei loro quattro incontri, senza lasciare un set ai loro avversari di turno.
Tutto pronto per un altro epico capitolo della loro incredibile rivalità? Non proprio. A gelare gli entusiasmi è stato Nadal durante la conferenza stampa al termine del probante successo in quarti di finale contro il bombardiere russo Karen Khachanov. Il dolore al ginocchio che lo ha costretto a chiamare il fisioterapista all’inizio del secondo set potrebbe impedirgli di scendere in campo contro Federer. “Spero di poter giocare ma non posso garantire nulla”, ha affermato il fenomeno di Manacor. “Non si sa mai quello che può succedere. La mia idea ovviamente è di essere pronto per domani. Ma oggi è successo quello che è successo e quindi non sono sicuro di come mi sveglierò domani mattina”.
Rafa ormai da anni è costretto a convivere con fastidi fisici e riuscire a superarli in campo, come d’altronde ha fatto nel match contro Khachanov. “Sono abituato a giocare con alcuni problemi. Cerco di rimanere concentrato, di mantenere il controllo della situazione”, ha dichiarato in proposito. Ma con Federer è tutta un’altra storia e c’è da credere che giocherà solo qualora sia in buone condizioni fisiche. Insomma, il 39esimo capitolo del Fedal è in forse, per l’amarezza di ogni appassionato di tennis.
Questo infortunio non può che riaccendere il dibattito: perché Nadal è così spesso infortunato? Colpa di uno stile di gioco basato su forza fisica e atletismo? Oppure è colpa delle superfici dure che sollecitano in maniera eccessiva le sue articolazioni? Rafa per prima cosa mette in risalto il peso dei suoi ormai 17 anni da professionista. “Probabilmente la colpa è di aver giocato oltre 1000 incontri in carriera, più che di una superficie in particolare”, ha suggerito. Ma certo che giocarne così tanti sul cemento non ha aiutato.
E il 17 volte campione Slam si lancia nuovamente nella sua crociata contro le superfici dure, con uno spirito quasi da sindacalista, che forse gli è mancato su altre questioni politiche. “Molte volte quando ero più giovane ho sottolineato che se si vanno a confrontare tutti gli sport è difficile trovarne uno in cui si gioca su una superficie così dura come il cemento sul quale noi tennisti giochiamo. E mi piace giocare sul duro, ma probabilmente al mio corpo non piace così tanto. La mia sensazione è che non faccia male solo a me ma anche ad altri tennisti. Quando dico questo quindi non lo dico per tornaconto personale. Non lo dico perché così si giocherebbe di più sulla terra rossa”.
Un giornalista gli fa notare però che oggigiorno in realtà i tennisti hanno carriere sempre più lunghe. Lo stesso Federer è ancora in attività a 37 anni. Il gigante croato Ivo Karlovic, che ad Indian Wells è arrivato agli ottavi, è addirittura entrato nel club degli “anta”. Ma per Rafa è un dato che conta poco. “Non c’entra quanto a lungo si gioca ma quanti infortuni hanno avuto i giocatori durante le loro carriere. Quante operazioni all’anca, quanti problemi al ginocchio, quanti problemi alle articolazioni in generale, alle caviglie”, ha sottolineato. A 32 anni le sue preoccupazioni ormai riguardano più le ripercussioni sulla sua vita alla fine della carriera più che quelle nelle stagioni che gli rimangono sul tour. “Non si tratta di oggi. Ma del futuro. Forse pagheremo il prezzo di tutto questo quando avremo 45 anni. E non sarà il massimo. Me ne accorgo già ora guardando le leggende camminare sul tour”, ha proseguito.
Nell’immediato futuro c’è un’altra sfida contro Federer da giocare, forse. E, che se ne dica, non è mai un incontro come tutti gli altri. “La cosa che rende speciale i nostri match è tutto quello che abbiamo condiviso nelle nostre carriere. E naturalmente abbiamo due stili molto diversi, due maniere molto diverse di vedere il gioco”, ha detto Rafa. Tanto diversi questi due fuoriclasse ma anche tanto simili nel loro amore per il tennis, nella voglia di migliorarsi ogni giorno, di mettersi in discussione, di cercare nuove sfide e, immancabilmente, di vincerle.
Proprio queste due similitudini hanno sempre alimentato una grande stima reciproca. “Abbiamo sempre mantenuto un buon rapporto nonostante tutte le sfide che ci sono state tra di noi. Tutto questo rende i nostri match sempre speciali ed è bello continuare ad avere l’opportunità di competere al massimo livello, nei tornei più importanti in questa parte avanzata delle nostre carriere”, ha detto Nadal. E speriamo lo possano fare una volta in più nel deserto della California.