[4] R. Federer b. [7] J. Isner 6-1 6-4
Dal nostro inviato a Miami
L’aveva mancato di un soffio a Indian Wells, lo conquista al termine di un torneo straordinario e in crescendo due settimane dopo in Florida. Roger Federer porta a casa il titolo N.101 della carriera, il quarto a Miami.
Chiude incredibilmente il primo trimestre del 2019 in testa alla Race ATP ed è il primo giocatore, donne comprese, a portare a casa il secondo titolo dell’anno. John Isner spazzato via nel primo set, rientra in partita nel secondo ma sul 4-5 un problema al piede sinistro non gli consente più di difendere la battuta.
Alla vigilia del match Roger Federer aveva detto che le partite dei grandi servitori erano le sue preferite, sia da guardare sia da giocare: “Mi appassionano di più di quelle dove si vince il colpo dopo il cinquantesimo scambio”. Allora c’è da sospettare che nella finale del Miami Open il campione svizzero si sia particolarmente divertito, vista l’incredibile prestazione che è riuscito a sfoderare contro il più temibile battitore del circuito.
Già dopo i primi due punti, sui quali Federer era riuscito a ribattere con apparente agio due prime di servizio oltre le 130 miglia orarie (210 chilometri orari), si era capito che sarebbe stata una giornata di buona vena per lui. I 24 minuti del primo set hanno visto Isner subire tre break, vincere meno della metà dei punti sul proprio servizio (12 su 26) e solo un terzo dei punti totali (13 su 39). Federer è riuscito a trovare da subito la posizione giusta per rispondere in maniera efficacissima ai missili dell’avversario: l’angolo d’incidenza particolarmente acuto generato da Isner tende a far atterrare i servizi un po’ più corti di quanto non accada per gli altri tennisti, dando così maggiore spazio alla palla per salire molto alta sopra la spalla e spesso anche la testa del ribattitore. Federer, grazie ai suoi riflessi non comuni, si è messo a rispondere a meno di un metro dalla linea di fondo e andando in avanzamento, in modo da impedire alla palla di salire troppo in alto.
Mostruosa anche l’efficienza dello svizzero nei suoi game di battuta: 12-1 nel primo set, 32-3 alla fine del match e una striscia di 21 punti consecutivi tra l’inizio della partita e la metà del secondo set che hanno reso inaccessibili ad Isner i game di risposta. “Long John” ha provato fino alla fine ad insistere sul suo tennis, prendendosi cura dei suoi game di servizio dal secondo set in poi, provando a forzare le poche risposte che gli venivano concesse e cercando di infilare il campo sguarnito alla destra di Federer quando possibile. Purtroppo per lui però, alla fine del secondo set ha accusato prima un dolore al piede destro, per il quale ha chiamato il fisioterapista durante un cambio di campo, che gli ha impedito addirittura di muoversi in alcune occasioni e certamente di servire a tutta potenza nel game finale.
“Durante il primo set ho iniziato a sentire dolore, e ha continuato a peggiorare, come avessi qualcosa di rotto sopra il piede. Sul 3-4 nel secondo set già sapevo che non avrei vinto”, ammette sconfortato John dopo la partita. Un “challenge” beffardo, sull’ultima palla fuori di un Isner ormai immobile, conclude il torneo, e il rush su cemento americano di marzo detto “Sunshine Double”.
Da questo mese e mezzo di tennis post Australian Open Federer esce nettamente come il più in forma di tutti, sia fisicamente che mentalmente, evidenza certificata dal primo posto nella “race”, la classifica annuale. Roger, raggiante in campo a fine match, racconta le sue sensazioni positive. “Ho avuto un inizio di quelli che si sognano, e quando cominci così, breakkando subito, sai che se tieni il tuo servizio successivo per andare 2-0 tu sei nella partita e il tuo avversario no. Forse ho anche fatto troppi break in quel primo set, magari ho usato troppi jolly nello stesso parziale. Poi alla fine chiaramente mi sono avvantaggiato [dell’infortunio di John], l’ultimo game non è stata vera competizione. Ma che due settimane sono state per me, sono veramente felicissimo!“.
Sono tre anni che Federer non prepara la stagione su terra rossa, ora avrà quattro settimane di tempo per farlo con calma, vedremo se si presenterà in Europa scintillante come lo abbiamo visto qui negli Stati Uniti.