Ci sono occasioni nelle quali il circuito del tennis professionistico si dimentica di essere quella giungla spietata che stronca sogni e speranze di tanti ragazzi che provano a farcela girando il mondo con la racchetta e si traveste, almeno per un po’, in una foresta incantata nel quale ogni tanto si avvera anche qualche favola. Questa settimana a Houston è diventata realtà la favola di Daniel Galan, ventiduenne colombiano n. 241 del ranking ATP, con un best ranking di n. 166 e con soli due tornei di livello ATP cui poteva raccontare di aver partecipato. Per il resto tanti, tanti challenger a far numero per i 184 mila dollari e spicci del prize money guadagnato in carriera.
Dopo aver perso al secondo turno al Challenger di Monterrey, Daniel sperava di poter entrare nel tabellone di qualificazione dell’US Men’s Clay Court Championships di Houston e si era trasferito nella città texana per allenarsi. “Venerdì ho aspettato tutta la giornata con mio padre [Santos, che è anche il suo coach n.d.r.] seguendo i risultati di Monterrey – ha raccontato Galan a Tennis Channel – nella speranza che qualcuno dei giocatori iscritti alle qualificazioni andasse avanti e rinunciasse al suo posto. Verso le 20.30, a mezz’ora dalla deadline ho chiamato il giudice arbitro che mi ha detto che ero fuori di un posto. Allora ho deciso di provare con la direttrice del torneo, Brownwyn Greer, che dopo aver guardato all’entry list, alle 20.50 mi ha dato una wild card per il torneo di qualificazione”.
Da quel momento Daniel Elahi Galan Riveros (questo il suo nome completo) ha vinto due match di qualificazione, ha superato il nostro Lorenzi al primo turno, ha eliminato la testa di serie numero uno Steven Johnson e ha poi raggiunto la semifinale sconfiggendo nei quarti l’australiano Jordan Thompson in un match interrotto per pioggia giovedì sera e finito sabato pomeriggio.
Al suo sesto incontro nel torneo di Houston, Galan è riuscito a prendere un break di vantaggio portandosi 5-2 nel primo set contro Casper Ruud (il quale ha giocato con un fastidioso dolore al collo provocatosi poco prima di andare in campo) prima che la tensione e la stanchezza per la sua straordinaria cavalcata gli piombassero addosso tutte insieme e finisse per perdere quattro dei successivi sette turni di battuta, dando via libera al suo giovane avversario.
Con questo risultato Daniel si è riavvicinato ai primi 200 della classifica mondiale (sarà 201 lunedì prossimo), ma soprattutto ha potuto toccare con mano che il livello di gioco dei tornei ATP non è così lontano dal suo, che quel mondo fatto di tornei dall’organizzazione perfetta e grossi prize money non è poi così irraggiungibile.
Al match decisivo di questo US Men’s Clay Court Championships è però arrivato il norvegese “classe 1998” Casper Ruud, n. 94 ATP, figlio di quel Christian Ruud che era già stato campione di questo torneo nel 1996 quando ancora era un’esibizione a inviti. In finale Ruud affronterà il cileno Christian Garin, n. 73 della classifica ATP, che ha sconfitto in finale lo staunitense Sam Querrey per 7-6(2), 6-2. Durante il torneo Garin era uscito vincitore del match più lungo della storia del torneo (dal 1991 in poi) quando al secondo turno aveva avuto la meglio del francese Jeremy Chardy con il punteggio di 3-6, 7-6(4), 7-6(7) dopo 3 ore e 5 minuti di gioco.
I risultati
C. Ruud b. [Q]D. Galan 7-5 6-2
C. Garin b. [11]S. Querrey 7-6(2) 6-2