Mentre a Montecarlo il nostro tennis maschile viveva uno dei momenti più belli da una quarantina di anni a questa parte, a Mosca il nostro tennis femminile sprofondava nella serie C della Fed Cup, una delle sue pagine più nere. Curioso notare come fino a 6/7 anni fa i ruoli fossero completamente invertiti. Le nostre ragazze ci facevano vivere momenti di felicità a cui non eravamo mai stati abituati, mentre i nostri tennisti erano incapaci di acuti degni di nota. Alterne vicende di cui è piena la vita che viviamo ogni giorno, logico che ciò possa accadere anche in campo sportivo ed in una disciplina come il tennis. E ora?
Sul momento del tennis maschile abbiamo dedicato ampio approfondimento sul nostro sito, vediamo qui qual è ad oggi la situazione del nostro tennis femminile inquadrandolo in quello che è stato il solito, divertente ed emozionante week-end di Fed Cup appena passato.
SIAMO IN C MA A MOSCA NON POTEVAMO FARE DI PIÙ
La trasferta di Mosca era onestamente alquanto improba già al momento del sorteggio, ed è poi diventata un Everest da scalare quando le nostre due migliori giocatrici hanno dichiarato forfait. Giorgi fatica ancora a riprendersi da un infortunio al polso (si è ritirata anche questa settimana dal torneo di Istanbul), Sara Errani nonostante i recenti quarti a Bogotà non era al top. Giusto quindi farsi da parte e lasciare la scena a due ragazze che per quanto inferiori tecnicamente hanno comunque avuto il loro giusto momento di ribalta, vestendo i panni delle titolari in Fed. Una primizia vera e propria sia per Martina Trevisan che per Jasmine Paolini, che onestamente hanno difeso strenuamente i colori del nostro paese nei due giorni di gare, dando il massimo e forse anche di più e complicando per quanto possibile la strada verso la vittoria alle nostre avversarie, tecnicamente superiori.
Sia Potapova che Pavlyuchenkova non hanno avuto vita facile nei singolari disputati, segno che comunque la mano di Garbin, la nostra capitana, si vede. La grinta e la determinazione di Tathiana sono state trasmesse in toto alle sue giocatrici, che hanno giocato al limite delle loro possibilità ma che soprattutto non hanno mai mollato. Ecco, questa è la base dalla quale ripartire. Purtroppo il periodo d’oro delle nostre ragazze è finito, lo sapevamo e le conseguenze vanno accettate. Non avremo più Schiavone, Pennetta e Vinci, ma se mandiamo in campo due ragazze quasi esordienti che danno l’anima in campo possiamo ritenerci in parte soddisfatti. Certo, ora siamo in C e l’anno prossimo saremo costretti ai raggruppamenti zonali, ma non dimentichiamoci che anche la nostra nazionale di Davis finì ingloriosamente retrocessa alcuni anni fa, ma come spesso accade, toccato il fondo iniziò poi la risalita. Solo il lavoro, il sacrifico e la voglia di riemergere potranno riportare in auge il nostro movimento femminile. E avere in questo frangente una capitana come Garbin è già una buona base di partenza, con calma ora ci dovremo concentrare sul futuro.
AUSTRALIA E FRANCIA IN FINALE, FORSE ROMANIA E BIELORUSSIA HANNO SBAGLIATO LA FORMAZIONE DEI DOPPI
Avevamo pronosticato due semifinali equilibrate ed emozionanti e così è stato. I verdetti finali hanno premiato le due formazioni di casa, l’Australia che torna in finale dopo ben 26 anni, e la Francia che ha superato la Romania di Simona Halep, arrivata ad un set dalla prima finale della sua storia in Fed Cup.
A Brisbane è stato soprattutto il week-end di Ashleigh Barty, unica tra uomini e donne ad essere nella Top10 sia di singolare che di doppio, ed il perché è facilmente intuibile se guardiamo quello che la nr.9 WTA ha fatto nella sfida contro la Bielorussia. Ha vinto un non facile singolare contro Azarenka, ha schiantato Sabalenka la domenica e poi in coppia con Stosur ha vinto un doppio di altissimo livello giocato in maniera esemplare. Finale meritata per l’Australia e anche per Alicia Molik e le sue ragazze. Stavolta i panni della seconda singolarista li ha vestiti l’esperta Stosur che ha combattuto allo stremo contro Sabalenka, è stata inesistente contro Azarenka, ma poi ha giocato un signor doppio. Considerando che nel team australiano c’è anche Gavrilova e che alle loro spalle stanno arrivando tenniste come Hon e Sharma che sembrano promettere bene, l’Australia avrà sicuramente le sue carte da giocarsi a novembre per la finale, partendo forse anche con il vantaggio nei pronostici, certo bisognerà vedere che stato di forma avranno le giocatrici tra sette mesi.
La Bielorussia è una squadra temibilissima, l’arrivo di Tatiana Poutchek in panchina l’ha resa ancor più forte. Ci voleva una Barty “deluxe” per fermare Sabalenka e Azarenka (senza dimenticare Sasnovich). Forse però la capitana ha sbagliato la formazione del doppio. Vero che Sabalenka nell’anno ha raccolto soddisfazioni anche nella disciplina (in coppia con la belga Mertens) ma Azarenka non sappiamo quanto possa ritenersi affidabile. Non era meglio allora mettere in campo Lapko e Marozava che sono doppiste ‘DOC’? Oppure mettere una delle due al fianco di Sabalenka? Chissà, sta di fatto che comunque anche per l’anno prossimo questa Bielorussia farà paura e potrà fare strada nella competizione.
Tante emozioni anche sulla terra rossa di Rouen, dove la Francia, anche qui con il doppio decisivo, ha superato la Romania. Onestamente è stata la vittoria della squadra francese e del suo capitano Benneteau (ottimo esordio per lui sulla panchina transalpina in questa stagione) contro Simona Halep. È mancata infatti alla squadra rumena una seconda singolarista valida che raccogliesse il terzo punto. Ancora troppo lontana dalla forma migliore Buzarnescu, scelta non felice quella di farla sostituire nella seconda giornata da Begu, che strutturalmente è più giocatrice da veloce che da terra. Tanto che è bastata una volenterosa Parmentier per sconfiggerla. E anche sulla formazione del doppio Segarceanu ha lasciato un po’ a desiderare. Begu e Niculescu erano sulla carta molto più affidabili di qualsiasi altra coppia, ma probabilmente lo sforzo profuso da Begu nel secondo singolare ha consigliato al capitano rumeno di scegliere la nr.1 Halep. Il risultato è stato che Simona (non proprio una doppista) non è stata continua e alla fine la sua incostanza ha pesato sul risultato finale.
La Francia come detto è stata più squadra e il ritorno di Garcia dà una serie di opzioni a Benneteau che potrà tornare utile nell’atto conclusivo. Il gruppo sembra molto unito e questo è un punto di forza non da poco per il team transalpino. In Australia si prospetta a novembre una finale altrettanto equilibrata ed emozionante, ci darà da divertirsi.
PLAY-OFF: REPUBBLICA CECA E GERMANIA FACILI, USA CON QUALCHE PATEMA, SPAGNA AL FOTOFINISH
Oltre alle quattro semifinaliste, nel prossimo tabellone del World Group ci saranno anche la Repubblica Ceca, la Germania, gli Stati Uniti e la Spagna.
Non hanno avuto alcun problema le seconde linee della Repubblica Ceca a superare un Canada senza Andreescu e Bouchard (tra poco la cercheranno a “Chi l’ha visto”), vittoria sicura anche delle tedesche in Lettonia dove l’assenza tra le locali di Sevastova si è fatta sentire. Qualche piccolo patema per gli USA che hanno superato la Svizzera 3-2. Fuori forma Keys battuta da Golubic nella prima giornata, ci ha pensato Kathy Rinaldi nella seconda a mettere le cose a posto sostituendola con la grintosa Kenin, che infatti dopo i successi di Stephens ha raccolto il punto decisivo del 3-1.
Da thrilling la vittoria della Spagna in Belgio. La capitana Medina Garrigues deve ringraziare la veterana Suarez Navarro che ha fatto le veci anche di una impresentabile Muguruza, battuta prima da Flipkens e poi da Bonaventure. I due punti di Suarez e poi il doppio composto dalla stessa Suarez e da Muguruza hanno permesso alle iberiche di essere l’anno prossimo nel World Group.