La terra di Stoccarda sta sorridendo a Vika Azarenka. La bielorussa è attesa dalla sfida dei quarti di finale contro Anett Kontaveit, battuta nell’unico precedente che risale al 2015. Eliminando agli ottavi Karolina Pliskova, ha centrato il primo successo su clay contro una top 5 dal 2015, il secondo delle ultime settimane dopo aver superato Angelique Kerber sul cemento di Monterrey. Proprio in Messico, ha riassaporato il gusto di una finale (perdendola contro Muguruza) per la prima volta dal rientro dopo la maternità. Dalla Germania, Vika racconta come il momento decisivo per dare una svolta proficua al suo 2019 sia stato l’inizio più duro.
Tornata a lavorare con Wim Fissette, credeva di poter affidare all’amato Australian Open (vinto due volte, nel 2012 e nel 2013) l’operazione rilancio. Arrivò invece il ko al primo turno da Laura Siegemund e una conferenza stampa che la vide scoppiare in lacrime alla domanda di un giornalista sulle difficoltà vissute nella battaglia legale per l’affidamento del figlio: “Ho dovuto affrontare molte brutte cose nella mia vita. Mi chiedo perché, penso che questo mi renda più forte. Almeno vorrei crederci. A volte ho solo bisogno di tempo, di pazienza e un po’ di supporto”. La svolta da allora non è stata immediata, ma i segnali di crescita progressiva sono comunque arrivati già nel ko di Indian Wells contro Serena Williams.
Fino alla rinascita in Messico, dopo qualche risultato altalenante. “Mi sento una giocatrice e una persona differente rispetto a gennaio – ha raccontato in sala stampa a Stoccarda -, ho vissuto in quei giorni in Australia un momento negativo sul piano personale e professionale che mi ha fatto profondamente riflettere. Ho dovuto capire quale direzione prendere nella vita, e nella mia carriera. È stato uno di quei momenti che ti definiscono. Adesso sono più felice, più motivata e ottimista per il futuro. Penso di aver imparato su di me più cose in questi due mesi che in 29 anni. Per la prima volta nella mia vita, ho imparato ad amare il viaggio e goderne. Si sente spesso dire di dover imparare a godersi il percorso, e la reazione è: ‘Ma cosa stai dicendo? È doloroso, e deprimente, come fai a goderne?’. Beh, si può fare. Basta trovare un modo per farsi forza pur accettando le vulnerabilità, rimanere aperti. Funziona, ed è emozionante, ma mi ci è voluto un po’ di tempo per capirlo”.
“Come personaggio pubblico – conclude Vika – vieni sempre giudicato. Anche se non leggi i commenti in giro – diciamo che non lo facciamo, ma in realtà lo facciamo tutti – a un certo punto queste cose iniziano a lasciare il segno, e con il passare degli anni a tormentarti e buttarti giù. È fondamentale riuscire a isolarsi dall’opinione pubblica e rimanere sempre fedeli a se stessi. In questo modo questo percorso virtuoso può iniziare anche prima, e questo è quello che mi sento di augurare ai giocatori più giovani”.