Come ricorda lui stesso in una recente intervista, tanto lunga quando interessante, Janko Tipsarevic è stato numero 1 al mondo under 14, under 16 e under 18, e in tutti i casi con un anno di anticipo. Se non fosse stato per la sua grande tenacia e il suo amore verso il tennis, forse già da tempo lavorerebbe per qualche televisione serba, magari sarebbe occupato a commentare proprio qualche partita junior (categoria nella quale vanta un Australian Open). E invece a cinque anni dall’inizio del suo calvario, sono proprio i sogni svaniti e la serie incessante di fallimenti a dargli la forza per proseguire nel circuito.
CRONOLOGIA CHIRURGICA – Il serbo era sparito dai radar da un po’ e forse solo chi fa un utilizzo assiduo dei social era riuscito a restare “in contatto” con lui, sempre puntuale nell’aggiornare i fan sulle sue condizioni. “Nella mia vita recente ci sono stati un sacco di ospedali, dottori e operazioni”, esordisce Janko. “Negli ultimi cinque anni mi sono sottoposto a sette interventi tutti alle gambe. Le prime due alla pianta del piede sinistro dove avevo un tumore benigno, che era stato asportato una prima volta, ma è ritornato dopo un anno e mi è stata rimossa circa l’80-85% della mia pianta del piede. Dopo questo episodio sono riuscito a tornare fino alla posizione n. 70, ma un anno e mezzo dopo ho iniziato ad avere forti dolori al ginocchio destro a causa della compensazione, e nel giro di un’altro anno e mezzo sono tornato sotto i ferri due volte. A questo punto tutto sembrava andare bene e in sei mesi da zero sono tornato in top 50, salvo poi avere dei problemi ad entrambi i tendini. Per farla breve, alla fine l’ultima operazione è avvenuta due anni e mezzo fa, sia al tendine destro che sinistro. A dicembre sono tornato ad allenarmi e forse ho cominciato la stagione un po’ troppo presto con gli Australian Open (sconfitta al primo turno da Dimitrov), ma volevo iniziare così il 2019; sentivo qualche dolorino anche se superabile”.
IL SEGRETO? DIVERTIRSI… COME ROGER – Al momento il tennista di Belgrado è numero 318 del mondo e con $8,289,581 di montepremi guadagnati in carriera sorge spontaneo chiedersi perché abbia continuato a farlo. “Se non amassi il tennis non l’avrei fatto ovviamente, questo è il punto di partenza. Poi i miei giocatori e i miei coach mi hanno insegnato che ‘è normale lavorare’. Forse suona male e stupido, ma mi è sempre stato detto che ‘è normale dare tutto quello che hai’, ‘è normale provarci’, ‘è normale fare il massimo’”. E adesso ogni volta che scende in campo può godersi il momento come mai aveva fatto prima.
“Ora mi diverto molto di più rispetto a quando ero numero 8, perché in quel caso ero favorito contro quasi tutti e se sei un gran giocatore impari a gestire quella sensazione e ti imponi sull’avversario. Ma in quel periodo ero giovane e fresco quindi avevo un piano B: potevo mettermi a faticare da fondo campo, remando e correndo, facendo qualcosa fuori dalle mie corde ma che comunque mi permetteva di portare a casa la partita. Ora, a causa della mia età e della mia salute, non ho un piano B e quindi sapendo che il mio piano A è quello di stare vicino alla linea di fondo e giocare aggressivo, mi diverto di più. Ho imparato molto da Roger: una delle ragioni per le quali sta avendo un successo tremendo è che non ha un piano B, è diventato più saggio tatticamente. In passato quando giocava aggressivo con Nadal e iniziava a sbagliare, decideva di indietreggiare qualche metro e Nadal lo sopraffaceva. Ora invece, sapendo di non avere un piano B gioca sempre costantemente un tennis aggressivo e io credo che anche lui si diverta maggiormente, come me“.
LO SPETTRO DELLA DEPRESSIONE – Le difficoltà, tra un tentativo di risalita e l’altro, si sono fatte sentire parecchio e recentemente oltre al fisico anche la mente ha iniziato a dare qualche grattacapo, soprattutto in rapporto a quella che sembra essere una problematica sempre più attuale. “Nel 2018 è stata la prima volta nella mia carriera in cui, non dico che stessi pensando al ritiro, ma ho iniziato a sentire la stanchezza dal punto di vista mentale. Era il quinto anno che tentavo di risalire e mi rendevo conto che c’era sempre qualcosa che non fosse in mio controllo e che mi tratteneva; non potevo fare nulla per sentire meno dolore e la cosa ha avuto un effetto su di me e sulla mia famiglia. Non voglio chiamarla depressione, forse era solo una forma leggera. Io mi ostinavo a non voler parlare con nessuno: il mio corpo aveva messo il pilota automatico. Non direi neanche che mi sentivo di cattivo umore, ero semplicemente piatto, il che è l’opposto della mia personalità“.
Questa sorta di apatia nei confronti del proprio “lavoro” non sembra così dissimile da quanto vissuto da Djokovic due anni fa, e grazie al suo punto di vista privilegiato Janko ha potuto imparare non poco dal suo amico connazionale.
LA LEZIONE DI NOLE – “Molte persone riconoscono che Novak, dopo aver vinto il Roland Garros nel 2017, abbia avuto un crollo mentale, come capitato a Murray dopo essere diventato numero 1. Alcuni ritengono sia stata colpa del guru, della sua dieta, e qualche altra cazzata… ma la ragione per la quale gli è successo – secondo la mia opinione, non so se Novak la condivida o meno – è il fattore infortunio. Quando provi dolore e cerchi di fare qualcosa di straordinario, come nel suo caso, ti senti demotivato e alla fine è come se impazzissi. Non riesci a prendere le decisioni giuste per la tua vita e la tua carriera a causa questo mix letale di infortuni-stanchezza mentale che Novak ha vissuto per un breve periodo, otto mesi. Forse mi sembra breve perché io sono stato infortunato per cinque anni, e inoltre sembra durato ancora meno perché nel giro di altri otto mesi è tornato numero 1. Ho comunque imparato da lui una cosa di fondamentale importanza: applicare lo stile di vita del tennista. Come vivere il tennis ogni giorno. Quando incontrai Novak dopo l’operazione al gomito, vedendo il modo in cui si comportava, gli dissi: ‘L’anno prossimo tu sarai n. 1’, e lui rise perché in quel momento era numero 20″.
L’OSSESSIONE COME DONO – Janko ormai sembra diventata la persona giusta per parlare di casi clinici nel mondo del tennis e un commento su Murray non poteva mancare: “Andy tornerà più forte di prima, vincerà un altro Slam. Non so se tornerà n. 1 ma sarà più forte che mai. Ne sono certo al 100%, così come ne ero sicuro quando stavo parlando con Novak dopo la sua operazione. Forse in quel caso è stato un po’ più facile perché ci frequentavamo e sapevo come si stesse comportando. Io non sono molto religioso, ma credo che in qualche modo l’universo sia in grado di riconoscere quando tu vuoi veramente qualcosa. Secondo la mia opinione, Andy Murray è ossessionato dal tennis, il che è un grande dono, e quando si vuole tremendamente una cosa non ci sono motivi per la quale non possa accadere”.
IL PIANO DI DJOKOVIC – Tornado poi a parlare di Djokovic, Tipsarevic si lascia andare anche ad un’altra profezia, forse di ancor più difficile attuazione. “Con Novak non ho mai parlato del futuro ma anche se credo che riuscirà a battere il record di Slam e sarà il tennista ad aver vinto il maggior numero di Master 1000, non penso che a questa età lui abbia questi obiettivi. Piuttosto sta cercando di gestire la sua vita passo passo per cercare di essere il miglior Novak possibile durante questi eventi“.
IL PROBLEMA DEL RUOLO POLITICO – Chiudendo il capitolo sul numero 1 del mondo, il tennista di Belgrado aggiunge: “Una delle cose che al momento sta avendo un impatto negativo sul suo rendimento, è il fatto di essere il presidente del Player Council. Novak detesta essere dipinto come il cattivo di turno e dopo l’addio di Chris Kermode è questa l’immagine di lui che è passata attraverso i media. Lui, contro il mio consiglio, sta prendendo questo ruolo troppo sul serio. In passato, senza fare nomi, c’erano tennisti che ricoprivano questa carica solo per essere presidenti e non si interessavano neanche a un 10% di quanto fa Novak. Durante gli Australian Open stava parlando con i giocatori sul motivo per cui il campo 17 fosse più veloce del campo centrale, mentre io pensavo ‘ma che cazzo stai facendo? Dovresti occuparti di altre cose, soprattutto in questa fase della tua carriera’. Secondo me è rimasto un po’ deluso perché sta cercando davvero di fare del bene per il tennis“.
VIETATO ARRENDERSI – Infine Tipsarevic, con una valigia carica di successi e fallimenti “dai quali ho sempre imparato qualcosa”, guarda al futuro per la prima volta “senza avere un obiettivo”. “Non posso darmi un traguardo realistico perché non so come si comporterà il mio corpo in futuro, anche se penso di poter tornare in top 50. La cosa comunque non cambierebbe la mia vita, ma significherebbe molto per me perché avrei dimostrato che con la forza di volontà e una mentalità mai arrendevole si possono fare queste cose“.