Chi ha approfittato del forfait di Naomi è stata Anett Kontaveit, che negli ultimi due mesi ha goduto di ben quattro ritiri delle avversarie: a Indian Wells di Sevastova, a Miami di Andreescu, a Stoccarda di Azarenka e Osaka. Ora chi sarà sorteggiata contro di lei nei prossimi tornei si munirà di qualche amuleto. Una situazione che ha ricordato la sequenza di cinque ritiri di cui aveva goduto Suarez Navarro lo scorso anno fra Montreal e New Haven (vedi QUI).
Ricordo il cammino di Kontaveit a Stoccarda nelle sue tre partecipazioni: nel 2017 era numero 73 del ranking e passando dalle qualificazioni aveva raggiunto i quarti di finale. Nel 2018 da numero 31 aveva raggiunto la semifinale. Nel 2019, da numero 15 la finale. Una progressione costante e molto positiva, che ora però per essere continuata richiede il passaggio più difficile: arrivare alla vittoria del torneo. E su questo non me la sento di scommettere perché quando vedo Kontaveit ho l’impressione quasi opposta di Osaka: malgrado il suo sia un tennis di impronta offensiva, mi sembra che per Anett ottenere vincenti richieda il massimo sforzo attraverso un tipo di esecuzione con pochissimo margine di sicurezza, perchè nell’imprimere potenza alla palla non ha la stessa facilità di Osaka o di Kvitova.
Petra Kvitova alla fine ha vinto per la prima volta un torneo nel quale ha saputo adattarsi alle condizioni di gioco piuttosto in fretta. Partita titubante contro Greetje Minnen (qualificata, numero 192 del ranking), nel secondo match contro Anastasija Sevastova è stata surclassata nel primo set; ma poi ha dato una impressionante dimostrazione di talento: senza nemmeno i consigli del coach Vanek (tutto il suo team tecnico era rimato nella Repubblica Ceca, e in Germania era accompagnata solo da due amiche) ha ritrovato la rotta sfoderando due set fantastici, per il 2-6, 6-2, 6-3. Penso che i due ultimi set contro Sevastova siano stati forse il punto più alto di gioco offerto da Petra nel 2019, e lo dico non dimenticando che alle spalle ha una finale Slam e un successo in un Premier. Sulla carta Anastasija era il tipo di giocatrice con le doti giuste per far soffrire Kvitova: molto forte in difesa ma anche molto tecnica, e quindi capace di offrire palle ogni volta differenti; il peggio da fronteggiare quando si fatica a entrare in ritmo.
Anche i numeri finali danno la misura della qualità di questo match; bilancio vincenti/errori non forzati: Sevastova +3 (12/9), Kvitova addirittura +16 (37/21), e di questi 21 errori 12 sono arrivati nel primo set: come dire che negli altri due set con appena 9 errori Petra ha quasi sfiorato la perfezione. Probabilmente questi due set fenomenali sono stati una forte iniezione di fiducia, ulteriore spinta per superare due avversarie che sulla terra danno il meglio come Bertens e Kontaveit. Ma, almeno nelle condizioni indoor, Petra si è dimostrata più forte.
Con Stoccarda si interrompe la serie di tornei del 2019 tutti vinti da una tennista differente: 19 successi con 19 vincitrici diverse. Kvitova ha fatto il bis, visto che già aveva vinto in gennaio a Sydney. Lo scorso anno era stata la giocatrice che a fine stagione aveva vinto più titoli: cinque. Nel 2019 ha raggiunto due vittorie e altre due finali: una costanza ad alto livello che al momento le vale il primo posto nella Race.
Discorso diverso invece per il primo posto nella classifica generale. Perché malgrado i pochi punti di differenza da Osaka (6151 a 6015), Petra nelle prossime due settimane ha 1280 punti in uscita, determinati dalla vittorie dello scorso anno a Praga e Madrid. Va però segnalato che rispetto al 2018 Kvitova ha cambiato la programmazione: nel 2018 aveva risposto alla convocazione di Fed Cup contro la Germania, era uscita all’esordio a Stoccarda e poi aveva giocato consecutivamente a Praga e Madrid. Aveva sì vinto i due impegni, ma poi era stata obbligata a dare forfait a Roma per la inevitabile necessità di tirare il fiato.
Quest’anno non ha giocato in Fed Cup, è arrivata in fondo a Stoccarda ma ha deciso di non difendere il titolo nel torneo di casa, a Praga. Una programmazione meno “patriottica”, ma orientata a distribuire meglio le forze. Personalmente rimango convinto che il numero 1 del ranking, anche per una sola settimana, sia uno dei suoi maggiori obiettivi di carriera; nel 2018 malgrado i cinque tornei vinti aveva fallito fondamentalmente per due motivi: la cattiva distribuzione degli impegni e i pochi match vinti negli Slam. Quest’anno per il momento è riuscita a ovviare a entrambi i problemi, ma occorrerà continuare su questo registro anche per i prossimi mesi. Non sarà facile.
a pagina 3: Petra Martic vincitrice a Istanbul