Le ottime prestazioni di Cecchinato e Berrettini a Monaco di Baviera – c’è ancora la possibilità di una finale tutta italiana – sono la conferma di un periodo particolarmente florido per il tennis azzurro. Nella classifica ATP del 29 aprile 2019 nelle prime duecento posizioni compaiono 19 italiani dei quali 6 nelle prime 100. Apre la fila Fabio Fognini al numero 12 e la chiude Andrea Arnaboldi al 194.
L’elenco è formato da un’equilibrata miscela di giocatori maturi (Fognini, Seppi, Fabbiano e Lorenzi), esperti (Cecchinato) ed emergenti (Berrettini, Sonego). Alle loro spalle stanno sbocciando due teen ager molto promettenti: Jannik Sinner e Lorenzo Musetti.
Indipendentemente dal fatto che Fognini o qualunque altro italiano riesca o meno a entrare nella top ten in tempi brevi è evidente che il nostro movimento maschile sta attraversando un periodo florido che, viste le premesse, si preannuncia anche duraturo.
Ai successi sportivi si stanno poi aggiungendo quelli organizzativi/politici. La nostra federazione è stata infatti capace di aggiudicarsi dal 2017 l’organizzazione del torneo NextGen e, dal 2021, quello delle Finals dopo essersi per anni dovuta accontentare di ospitare un solo torneo di alto livello: gli Internazionali di Roma.
Ma non sono sempre state rose e fiori, come è normale che sia. Dall’inizio dell’era Open (22 aprile 1968) abbiamo visto alternarsi momenti felici ad altri bui. In questo articolo abbiamo provato a fare un bilancio di cinque decenni di tennis italiano a partire dagli anni ’70 basato su classifiche ATP e risultati.
ANNI SETTANTA – Nell’estate del ’73 vantavamo ufficialmente cinque giocatori in top 100. Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti e Antonio Zugarelli (il quinto, Martin Mulligan, nel 1973 era già over 30) ottennero nell’arco di dieci anni risultati eccezionali sia individualmente sia collegialmente.
I principali furono:
- venti titoli in singolare.
- Roland Garros nel ’76 (Panatta).
- Grand Prix Stoccolma nel ’75 e Internazionali d’Italia ‘76 equiparabili a odierni Master 1000 (Panatta).
- Torneo di Amburgo nel ’77 assimilabile a un odierno 500 (Bertolucci).
- Quattro semifinali dello Slam (due volte Panatta nel ’73 e nel ’75 e una Barazzutti nel ‘78 a Parigi; una Barazzutti a New York nel ’77).
- La vittoria in coppa Davis nel ’76 oltre a due finali raggiunte nel ’77 e nel ’79.
- Due partecipazioni alle finals (Panatta nel ’75 e Barazzutti nel ’78)
- Due giocatori in top 10 (Panatta e Barazzutti)
ANNI OTTANTA – Nel 1980 Panatta e Barazzutti vinsero ancora un torneo a testa e, insieme a Paolo Bertolucci e Gianni Ocleppo, riportarono la squadra Italiana di coppa Davis in finale a Praga. Questi risultati crearono l’illusione che i fasti degli anni ’70 potessero proseguire ancora, ma l’ultima classifica del 1980 destava serie preoccupazioni (soprattutto con il senno di poi). C’erano ancora quattro italiani in top 100, ma tre di questi erano i non più giovani Barazzutti, Panatta e Bertolucci; il quarto – Gianni Ocleppo – navigava poco sotto la centesima posizione e alle loro spalle c’era poco o nulla. Nel giro di pochi anni gli alfieri della precedente decade uscirono di scena e alla fine del 1984 soltanto un italiano compariva in top 100: Francesco Cancellotti al numero 26.
Nella seconda metà del decennio iniziò un parziale riscatto. Cancellotti fu raggiunto nei primi 100 del mondo da Paolo Canè, Claudio Pistolesi e, a metà del 1989, da Omar Camporese.
Il bilancio del tennis maschile italiano nei ruggenti anni ‘80 fu comunque modesto, soprattutto se confrontato con quello precedente:
- 11 tornei vinti in singolare (di cui due grazie ancora a Panatta e Barazzutti)
- Nessuna performance di rilievo nei tornei dello Slam
- Un solo giocatore in top 20 – Corrado Barazzutti – per tre settimane nel 1980
- Finale coppa Davis nel 1980 persa contro la Cecoslovacchia
ANNI NOVANTA – La classifica del 18 dicembre 1989 lasciava però intravedere qualche spiraglio di luce in vista del nuovo decennio. Primo degli italiani al numero 33 c’era il ventiquattrenne Paolo Canè seguito alla 49esima posizione dal ventunenne Omar Camporese e alla 95esima da Claudio Pistolesi, classe ‘67. Dietro di loro cresceva un gruppo di giocatori under 20 di talento che si sarebbero in seguito costruiti una carriera di buon livello: Diego Nargiso (soprattutto in doppio), Renzo Furlan, Stefano Pescosolido e Cristiano Caratti.
L’assenza di giocatori italiani tra i primi 20 del mondo fu interrotta da Omar Camporese nel febbraio del 1992 imitato da Andrea Gaudenzi nel 1995 e infine da Renzo Furlan nel 1996.
Al nostro movimento negli anni ’90 mancò l’exploit, la vittoria da prima pagina ma il bilancio di questo periodo è comunque sensibilmente migliore rispetto al precedente:
- nove tornei vinti (Camporese, Furlan, Pescosolido, Gaudenzi, Canè e Pozzi)
- Quarti di finale agli Australian Open (Caratti ’91), a Parigi (Furlan ’95) e Wimbledon (Sanguinetti ’98).
- Semifinali di Coppa Davis nel ’96 e nel ’97 e finale nel ’98
- Tre giocatori in top 20 (Camporese, Gaudenzi, Furlan)
2000-2009 – La prima classifica dell’anno 2000 mostrava però preoccupanti analogie con l’ultima del 1980 con tre giocatori non più giovani tra i primi 100 (Pozzi al n. 81, Tieleman 85 e Gaudenzi 89) e un solo diciottenne di sicuro talento: Filippo Volandri.
I risultati di quel decennio, sia a livello individuale sia di squadra, furono i peggiori in assoluto della storia Open:
- 7 tornei vinti (Gaudenzi, Sanguinetti, Volandri e Bracciali)
- Nessun giocatore in top 20
- Nessun giocatore oltre gli ottavi di finale in una prova dello Slam
- Retrocessione in serie B della squadra di Coppa Davis per la prima volta nella storia italiana nel 2000 e retrocessione in serie C nel 2003 in seguito alla sconfitta contro lo Zimbabwe, la nostra Corea tennistica
DAL 2010 – Ai nastri di partenza del 2010 ci presentiamo però con cinque giocatori giovani compresi tra la posizione numero 49 e la 93 (Seppi, Fognini, Starace, Lorenzi e Bolelli) e partiamo subito con il piede giusto. Nel 2011 la squadra di coppa Davis ha riconquistato la serie A andando a battere 4-1 il Cile a casa sua (tanto per cambiare) e nel 2014 Fognini, Seppi e Bolelli si sono arresi solo in semifinale alla Svizzera guidata da Roger Federer.
Fabio Fognini in singolare ha raggiunto i quarti di finale al Roland Garros nel 2011 e nel 2013 ha vinto il torneo ATP 500 di Amburgo. Tra il 2011 e il 2014 Seppi e Fognini si sono aggiudicati complessivamente tre tornei a testa e sono entrati top 20.
Ancora il ligure nel 2015 in coppia con Simone Bolelli ha vinto gli Australian Open mettendo fine a un digiuno di vittorie in doppio in una prova dello Slam che durava dal 1959. E il meglio doveva arrivare a partire dal 2016. Grazie ai risultati degli ultimi tre anni se questo decennio finisse oggi potremmo già vantare:
- sedici tornei 250 (sette Fognini, tre Cecchinato, tre Seppi, due Berrettini e uno Lorenzi)
- Il torneo di Amburgo categoria 500
- Il Master 1000 di Montecarlo
- La semifinale raggiunta da Marco Cecchinato al Roland Garros nel 2018
- La vittoria in doppio agli Australian Open del 2015
- La partecipazione di Fognini e Bolelli alle finals londinesi di doppio nel 2015
- Tre giocatori in top 20 (Fognini, Cecchinato e Seppi)
- La semifinale del 2014 in Coppa Davis
Di seguito la sintesi grafica dei cinque periodi presi in esame:
Decennio | 70-79 | 80-89 | 90-99 | 00-09 | 10-19 |
Successi | 21 | 11 | 9 | 7 | 19 |
di cui | |||||
250 | 16 | – | 9 | 7 | 16 |
500 | 1* | – | – | – | 1 |
1000 | 2** | – | – | – | 1 |
Slam | 1 | – | – | – | 1*** |
Coppa Davis | 1 | – | – | – | – |
Best ranking**** | 4 | 20 | 18 | 25 | 12 |
*Amburgo
**Roma-Stoccolma
***AO doppio
****Panatta / Barazzutti / Camporese-Gaudenzi / Volandri / Fognini
Partendo dal basso troviamo all’ultimo posto il periodo 2000-2009; al penultimo il 1990-1999 e sul gradino più basso del podio il 1980-1989. Vincono gli anni ’70, ma il decennio in corso deve ancora concludersi. Passare al comando sarà impresa ardua, ma solo chi si aspetta l’inaspettato potrà ottenerlo.