A caldo, dopo la bruciante sconfitta agli ottavi di finale degli Australian Open contro il giovane Stefanos Tstisipas, Roger Federer ha colto di sorpresa il mondo del tennis, annunciando la sua intenzione di giocare sulla terra rossa in questo 2019, dopo due stagioni di assenza per scelte di calendario. Sulle prime sembrava che il fenomeno svizzero sarebbe tornato a calcare la superficie sulla quale è stato meno vincente solo al Roland Garros. Poi è diventato chiaro che almeno un torneo di preparazione ci sarebbe stato. E la scelta è ricaduta sul Masters 1000 di Madrid, che nella sua versione terraiola ha conquistato due volte, nel 2009 e nel 2012. “Sono contento della decisione di giocare sulla terra che ho preso a dicembre” ha detto nella conferenza stampa pre-torneo il campione elvetico, rivelando che la scelta di giocare sulla terra fosse stata presa prima di Melbourne. “Era la decisione giusta. Sono felice di giocare qui su questa superficie”.
E così il prestigioso torneo iberico ha assunto un ulteriore motivo di interesse, ovvero quello di capire se e quanto sarà competitivo Federer, anche sulla terra rossa. Da una parte, il maestro di Basilea è attualmente n.3 del mondo e ha già vinto due tornei dall’inizio dell’anno. E uno di questi era il Masters 1000 di Miami. D’altra parte, storicamente il mattone tritato è la superficie che gli ha regalato meno soddisfazioni in carriera e sulla quale il suo gioco super offensivo risulta meno efficace, costringendolo in scambi più prolungati. “Non ho grandi aspettative ma so che tutto è possibile. A causa dell’altitudine, qua a Madrid la palla viaggia abbastanza. Quindi sono curioso di vedere come andrò”, Federer ha affermato con cautela.
“Ci vuole tempo ad abituarsi al fatto che bisogna costruire il punto di più. Perché c’è più gioco da fondocampo. Ma c’è anche la possibilità di giocare più con gli angoli altezze. Puoi girare attorno anche a palle molto veloci, dargli effetto e giocare profondo mentre sul cemento praticamente ti appoggi sulla palla dell’avversario ed è difficile togliere velocità allo scambio”. E chissà che, sfruttando il suo immenso talento, Roger non abbia proprio intenzione di aggiungere ulteriore varietà al suo gioco per mettere in difficoltà gli avversari.
Federer si è preparato al grande rientro a casa sua, sulle montagne della svizzera, vicino alla famiglia e al riparto da possibili curiosi. “È stato divertente. Sono stato fortunato che c’era bel tempo quando ho cominciato ad allenarmi”, ha proseguito. “Mi ricordo che alcuni anni fa nevicava mentre mi allenavo. E l’idea di giocare su terra dentro un campo indoor non era molto allettante. Quest’anno è stato tutto facile. Mi sono divertito un sacco”. A fargli da sparring partner per quattro o cinque giorni è stato il 28enne britannico Daniel Evans, n.81 del ranking ATP. Una scelta particolare questa considerata la scarsa attitudine di Evans per la terra rossa, dove ha giocato solo 11 match in carriera sul circuito maggiore perdendone ben 7. “Non c’era necessariamente bisogno di un tennista che avesse determinate caratteristiche. Abbiamo guardato anche ai giocatori che erano disponibili. Stavamo cercando giocatori che non erano impegnati in un torneo o che avevano appena perso. Lo abbiamo contattato ed era disponibile a venire”, ha spiegato lo svizzero. “È anche interessante a volte giocare contro giocatori con un rovescio ad una mano e che usano lo slice. Inoltre, conosco Dan ed è un bravo ragazzo”.
Probabilmente Federer si diverte ben di meno quando c’è da discutere di tutte le questioni politiche che riguardano il tennis. Ma in questi mesi sembra ormai inevitabile. I rappresentanti dei giocatori, capeggiati da Novak Djokovic, vogliono ottenere una fetta maggiore degli introiti derivanti dai tornei e anche maggiore voce in capitolo nell’organizzazione del calendario. Secondo loro, il capo della ATP Chris Kermode non sarebbe sufficientemente interessato alle loro istanze e perciò remano contro la sua rielezione a fine anno, quando scadrà il suo mandato. Ma non è chiaro chi vorrebbero al suo posto. Inoltre, bisogna sottolineare come, sotto la gestione Kermode, i montepremi dei tornei sono costantemente e sensibilmente aumentati, a tutti i livelli.
Federer non si è mai esposto troppo sulla vicenda ma non sembra essere meno critico nei confronti dell’attuale chairman. “Non ci ho pensato molto alla questione perché mi sono isolato. Non conosco il processo, quando si vota, quando il nuovo CEO entra in carica eccetera”, ha premesso. “Secondo me Chris dovrebbe comunque rientrare nel lotto delle opzioni. Ma magari dopo quello che è successo lui non ne ha molta voglia. Non ci parlo da un po’ con lui. L’ho incrociato solo brevemente ad Indian Wells”.
Uno dei possibili candidati del player council per sostituire Kermode era l’ex tennista statunitense Justin Gimelstob, già rappresentante dei giocatori nel board ATP. Peccato che alcuni mesi fa Gimelstob sia stato accusato da diverse persone, inclusa l’ex moglie, di condotta violenta e aggressiva nei loro confronti. Chiamato in tribunale, l’americano non ha contestato le accuse, implicitamente ammettendo la propria colpevolezza, e venendo punito con tre anni di condizionale. In seguito, ha deciso di dimettersi dal suo impegno come commentatore per Tennis Channel e anche board della ATP, dicendo di essere diventato ormai “un problema” per il mondo del tennis. “Penso che Justin abbia preso la decisione giusta”, ha commentato Federer. “Doveva fare un passo indietro per sistemare le sue faccende. Non c’è alcun dubbio a riguardo. E il circuito deve guardare avanti in un periodo così importante e pieno di sfide”.
Tornando alle sfide giocate, il 20 volte campione Slam esordirà a Madrid contro il vincente della sfida tra Richard Gasquet e la wild card Alejandro Davidovich Fokina, nuovo talento del tennis spagnolo, messosi in mostra al torneo dell’Estoril. Nonostante il gap di esperienza e ranking, Federer potrebbe perfino preferire Gasquet, un avversario che conosce bene e che ha battuto 16 volte in 18 scontri diretti. Tuttavia, sembra scontato dirlo, ma l’esito del match dipende da Federer più che dall’avversario. Come su ogni superficie.