dal nostro inviato a Madrid
Rafael Nadal è l’idolo incontrastato degli spagnoli, ma questa edizione del Mutua Madrid Open ha per i fan locali due ulteriori grandi motivi d’interesse: il ritiro di un grandissimo tennista connazionale, David Ferrer, e il ritorno dopo quattro anni di Federer in questo torneo, a distanza di tre dall’ultima partita giocata sulla terra (contro Thiem a Roma). Occhi puntati dunque sul Manolo Santana, dove non prima delle 20 di martedì, il Re farà il suo ritorno sul mattone tritato. Dall’altra parte della rete troverà Richard Gasquet, sconfitto 17 volte nei 19 precedenti confronti diretti (3-2 per Roger il bilancio su terra rossa). Sfogliando i giornali locali, abbiamo trovato su Marca, il maggior quotidiano sportivo spagnolo, una bella e interessante intervista in esclusiva fatta a Roger Federer, di cui riportiamo alcuni stralci.
LA SCELTA MADRID – “Per me era logico iniziare da qui: ho tempo sufficiente per recuperare prima del Roland Garros. Madrid è un gran torneo, mi piace l’organizzazione e qui ho avuto successo in passato. Volevo tornare a giocare sulla terra e questo è uno dei tornei più importanti che si giocano su questa superficie“.
ROMA, NESSUNA SPERANZA? – “Sono iscritto a Roma perché è automatico esserlo nei Masters 1000. Non so come trascorrerò questa settimana e la possibilità di andare a giocare in Italia la devo quindi mantenere come un’opzione. Ma, onestamente, sono concentrato su Madrid e Parigi. Roma è un piano B se le cose qui dovessero andare male“.
IL ROLAND GARROS CAMBIA – “È divertente perché non sapevo nulla di questi mutamenti. Non ho seguito molto il torneo parigino negli ultimi anni, specialmente nel 2018: ricordo solo di aver visto qualche game di Cecchinato. Ero ignaro della decisione di costruire il tetto sul centrale, della demolizione del vecchio campo numero uno, della risistemazione dei giardini con la costruzione di altri campi. Sono tutte notizie che ho appreso nelle scorse settimane: per me sarà interessante andare lì e vederle dal vivo, coi miei occhi“.
LA VITA DA TENNISTA A 38 ANNI – “Mi accorgo della differenza di età soprattutto quando ho un problema fisico. Per uno stesso dolore che prima recuperavo in un giorno, ora impiego tre giorni o una settimana. D’altra parte ho il vantaggio di una maggiore esperienza, che mi insegna come fare a prevenire infortuni. Ora so benissimo quando posso giocare o meno: ho imparato a ascoltare i segnali che mi dà il mio corpo e rispettarli“.
SULLA TERRA LA PAROLA D’ORDINE È RELAX – “Mi fa particolarmente piacere esserci di nuovo. Mi ricorda un po’ cosa mi successe quando tornai a giocare all’Open di Australia nel 2017. Né io, né voi giornalisti, né il mio team sa cosa aspettarsi. Potrà tranquillamente essere che non otterrò buoni risultati, ma è anche vero che spero di vincere un paio di partite qui e a Parigi. Non posso volere di più perché ultimamente ho giocato troppo poco su questa superficie. Però mi sono sentito molto bene durante gli allenamenti, anche se non mi basta per essere particolarmente ambizioso: sulla terra i miracoli succedono molto raramente. Posso dire che mi sento pronto per giocare, ma non è questo il punto”.
TEMPO DI PRONOSTICI – “Per me sulla distanza dei tre set su cinque Rafa e Nole restano i grandi favoriti. Voi parlate di un Nadal in crisi, ma ha pur sempre ottenuto due semifinali, risultati che per qualunque altro giocatore sarebbero buonissimi. Non sempre si possono vincere lo stesso anno i quattro grandi tornei sulla terra. Non credo che per loro quel che succederà questa settimana cambi la prospettiva di grandi favoriti al Roland Garros. Ormai sappiamo che anche Thiem è pronto per vincerlo. Questa settimana credo serva più a grandi giocatori che per diversi motivi sono in difficoltà, come Wawrinka, Del Potro, Zverev e Nishikori”.
UNA CONFESSIONE FINALE – “Non mi aspettavo di essere dove sono alla mia età, lo ammetto. Se dieci anni fa, dopo aver vinto il Roland Garros, mi avessero detto che sarei stato a Madrid come tre del ranking, non ci avrei creduto. Potevo sperare di essere top 10, top 20. Sicuramente alla mia età non continuo a giocare per superare un paio di turni. Gioco perché credo di poter ancora vincere: se sento di non poter più competere con i migliori per me è meglio ritirarsi”.
TOKYO 2020 – “Non so se giocherò le Olimpiadi di Tokyo: attualmente per me è un appuntamento troppo lontano e non mi toglie il sonno. Con i cambiamenti della Coppa Davis non so nemmeno se ho i requisiti per potervi partecipare. In ogni caso, i Giochi Olimpici non sono per me un obiettivo: se vi partecipo, bene, altrimenti va bene lo stesso”.