dal nostro inviato a Roma
[WC] J. Sinner b. S. Johnson 1-6 6-1 7-5
L’ammonimento era stato il solito: dell’esordio di Jannik Sinner al Foro Italico bisognava contare le esperienze e i passi avanti, non i punti o i game vinti. Il “problema”, tra una montagna di virgolette, è che alla fine i game vinti da Sinner sono stati abbastanza da fargli vincere anche la partita: 1-6 6-1 7-5 in rimonta su uno Steve Johnson del quale per una sera, pur di non rovinare la magia, possiamo persino omettere il momento nerissimo (soltanto quattro vittorie in stagione, una soltanto contro un top 100). Il tutto, per di più, annullando un match point col coraggio di chi ha tutto da mostrare ma niente da perdere.
Del resto Jannik Sinner sulla carta d’identità ha diciassette anni, e nell’immaginario di tanti il suo nome prima di oggi era ancora quello del “piccolo Seppi”. Vuoi per la provenienza tirolese, vuoi per la comunanza di coach – si allena al centro di Riccardo Piatti, che a inizio incontro era nel suo box a bordo campo insieme a coach Andrea Volpini e allo storico allenatore proprio di Seppi, Massimo Sartori -, vuoi per il carattere taciturno, e vuoi in generale per quelle facili associazioni di idee alle quali ci si affida quando non si conosce qualcuno abbastanza. Entrato in tabellone proprio grazie all’accesso diretto di Andreas Seppi al main draw, che aveva liberato una nuova wild card per lui dopo quella sfuggitagli nella finale delle pre-qualificazioni, il pel di carota ha trovato il modo di presentarsi per bene.
Sinner sapeva di avere chances vicine allo zero contro chiunque l’urna lo avrebbe sorteggiato. Una pescata benevola, contro un giocatore in crisi di fiducia e risultati, aveva fatto tirare un sospiro di sollievo più che sperare al miracolo. E in effetti la sfida sul campo Centrale, pieno per un terzo e vuoto per gli altri due, era iniziata in modo molto diverso da come è finita. Johnson, pur non eccellendo, aveva banchettato sulla palla troppo leggera, troppo pulita, troppo “stilizzata” di Sinner: si era girato sempre comodo sul dritto, e al giovanissimo azzurro aveva lasciato appena otto punti nell’intero primo set. Da parte di quest’ultimo sembrava esserci neppure l’abbozzo di una reazione emotiva, e il pubblico dopo una ventina di minuti aveva anche smesso quasi del tutto di incitarlo, limitandosi al silenzio.
In un clima opposto a quello del Pietrangeli stracolmo su cui Andreas Seppi – ancora lui! – annullò sei match point a Wawrinka nel 2012, Sinner ha reagito da solo, d’improvviso, e in maniera del tutto inaspettata: ha iniziato a sporcare di più la palla, a giocare con maggiore aggressività, e soprattutto ha trovato nel cambio lungolinea una soluzione vincente. Più che abbastanza per mandare Johnson nel pallone, restituirgli il sei-uno, e portare l’incontro alla distanza risvegliando i paganti che avevano atteso per ore che la pioggia lasciasse libero il Foro. Lo statunitense è partito meglio nel set decisivo, ma stavolta la partita c’era comunque e Jannik ha dimostrato che l’inizio di gara era semplicemente stato il frutto acerbo dell’emozione dell’esordio in casa, del grande stadio, di tutto ciò che stava non nella racchetta ma nella testa.
Non ha mollato la prima volta, Sinner, e nemmeno la seconda. E quando sul 2-5 e servizio Johnson ha avuto una palla break che avrebbe chiuso l’incontro lui gliela ha tolta salendo verso la rete dopo un attacco con il rovescio anomalo, forzando l’avversario a giocare un passante difficile che difatti non è riuscito. Spinto sempre di più da un pubblico riacceso, l’altoatesino è volato fino all’ultimo servizio, sulla cui risposta lunga di Johnson lui già stava esultando, togliendosi la pallina di tasca per lanciarla in aria. Poi i primi autografi, la prima conferenza stampa… e un secondo turno contro Stefanos Tsitsipas, a cui pensare soltanto da domani però. Perché stasera è la sera del tramonto romano sotto il quale Sinner ha regalato agli Internazionali la prima, grande gioia del 2019, e potremmo ricordarcela a lungo.
A fine partita Jannik è incredulo: “Sono sorpreso anche io, non è una cosa normale, ma il nostro obiettivo non è vincere soltanto qualche match, è di andare più avanti tra qualche anno. All’inizio non volevo neppure venire a Roma, qualche volte le cose vengono anche per caso. Oggi non era facile, è forte ma sapevo che potevo batterlo. Mi sono piaciuto perché ho avuto difficoltà e ho trovato un modo per vincere”.
Se lui si è piaciuto, figuriamoci al pubblico del Foro Italico…