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È un tris di primi il vero avversario di Federer (Meloccaro – Corriere dello Sport)
Avvolto nella consueta nebulosa di luce fortissima, Roger è sceso in terra a miracol mostrare. Anzi, sulla terra, perché ieri mattina ha messo per la prima volta piede al Foro Italico. Le regali estremità hanno calpestato il suolo del Centrale verso le nove di un umido mattico poco primaverile. Il settore inferiore era esaurito in ogni ordine di posti, non male tenendo presente che i cancelli erano ancora chiusi al pubblico. Poi, il discorso del Re. Ovvero media day, RF a disposizione delle TV. massimo tre domande a testa, ma con Roger bastano e avanzano. Nessuno è colloquiale (quasi ciarliero) come lui in simili frangenti. Avercene. Ciao, come stai? Stretta di mano energica e saluto reciproco in italiano, cominciamo bene. Mentre gli mettono il microfono azzardo un cazzeggio sulla cena del giorno precedente, da lui ampiamente documentato sui social. Con occhio sognante ma un po’ pentito, dichiara un tris di primi e un tiramisù finale. Sostiene di aver mangiato troppo. Ribatto che è un atleta, il carboidrato ci sta. Eh, ma sempre troppo resta. Un incrocio successivo con Ivan Ljubicic confermerà che le info erano corrette. La Taverna di Trilussa – fuori c’erano duecento persone ad attenderlo – induce in tentazione pure le divinità. Poi, l’intervista cera e propria. Imperdibili i 3 Tips sulla terra, consigli per giocare al meglio sul rosso. Il terzo in particolare: tirare tre o quattro colpi molto forti e angolati, poi una bella palla corta e chiudere il punto. Semplice no? Certo, risponde, a patto di essere Roger Federer. Suggerisco la tariffa. Possono andare 50 euro per la lezione, Maestro? Stretta di mano e risposta in italiano: vanno benissimo anche 25, grazie! Inimitabile Roger, è già tempo di lasciarti ai francesi. In questo stellare mercoledì romano, con fenomeni – Djokovic, Kyrgios e Fognini tra gli altri – sparsi su tutti i rettangoli del foro, non sarà difficile localizzarti con precisione. Basterà volgere lo sguardo verso l’orizzionte e individuare il punto da cui proviene la nebulosa di luce più forte, ovvio.
Matteo il giovane saggio: pare predestinato (Valenti – La Gazzatta dello Sport)
Abbiamo trovato un nuovo campione? Forse sì, ma esaltiamoci il giusto. Come fa lui, sempre pacato e sereno. Mai sopra le righe anche quando, come è successo ieri, ha mandato in delirio i tifosi del Centrale del Foro Italico battendo il numero 5 del mondo Alexander Zverev. Se è giusto evitare gli eccessi, bisogna dire però che Matteo Berrettini pare un predestinato. Nel suo futuro si intravede la leadership del nostro movimento. Nonostante abbia 23 anni sta giocando questi Internazionali d’Italia con la saggezza di un professionista consumato che sa controllare le emozioni anche nei momenti più difficili. Lui, romano doc, riesce a gestire al meglio l’inevitabile pressione che arriva dal pubblico di casa, una pressione che spesso in passato ha giocato brutti scherzi ai giocatori azzurri. Tutto questo è merito anche del suo allenatore, Vincenzo Santopadre, che lo sta proteggendo nel modo giusto. Berrettini arriva al foro solo per giocare i match. Poi dopo la doccia e le interviste di rito se ne va. Non lo vedrete mai sui campi di allenamento. Preferisce preparare le sfide in un altro circolo della capitale lontano dalla curiosità e dalla passione dei tifosi. Matteo ha un fisico perfetto per il tennis moderno. L’altezza (196 centimetri) gli consente di disporre di un servizio a volte micidiale anche sulla terra rossa. E il dritto è già un colpo di ottimo livello. Dando uno sguardo al tabellone del torneo ha davanti a lui una grossa opportunità. Per farci sognare e tenere alta la febbre azzurra.
Tsitsipas-Sinner, la sfida tra i talenti che Pontedera vide giocare in anteprima (Silvi – Il Tirreno)
C’è un po di Pontedera nel secondo turno degli Internazionali di Roma di tennis. Sulla terra rossa della Capitale si sfideranno Tsitsipas e Sinner. Da una parte il greco, 20 anni e numero 7 del mondo, considerato l’erede dei grandi della racchetta, da Federer a Nadal, a Djokovic. Dall’altra la favola di Jannik Sinner. Originari del Trentino Alto Adige, 18 anni tra poco, si è presentato a Roma da numero 263 al mondo, ma grazie al successo nel primo turno con Steve Johnson, numero 59 della classifica ATP, è destinato a scalare un bel po’ di posizioni. Ma cosa c’entra Pontedera? Semplice. Tutti e due hanno partecipato all’ITF “Città di Pontedera”, appuntamento cardine del circuito professionistico. Per molti la manifestazione tennistica più importante della Toscana. Tsitsipas partecipò all’edizione 2015 entrando grazie ad una wild card concessa dall’organizzazione in virtù della vittoria nel torneo di Santa Croce. A Pontedera perse ai quarti di finale contro Giustino; nei turni precedenti vinse contro Leite e Marti. Sinner, ha giocato a Pontedera nel 2017: vinse al primo turno, 6-3 6-4 al termine di un match tiratissimo, con Leonardo Braccini – pontederese doc, 24 anni, categoria 2.3 (ovvero B3). In un’intervista esclusiva di Tennis World Italia, Massimo Sartori, storico coach di Andreas Seppi, si è espresso proprio sul potenziale di Sinner: “A 17 anni mostra un tennis di livello molto alto e gioca come giocano i professionisti oggi, è questa la sua mentalità. Ciò che più colpisce di lui è la capacità di non mollare mai e rimanere calmo nei momenti clou, un po’ come Seppi.”
Verdasco spettatore non pagante in panchina (Pellegrini Perrone – Corriere dello Sport)
Era tutto pronto per iniziare sul campo 4, i raccattapalle e i giudici erano già nelle loro postazioni, Sara Errani e Martina TYrevisan si stavano apprestando ad entrare in campo per il match di doppio contro Andreja Klepac e Aleksandra Krunic ma nessuna delle giocatrici si era accorta che la panchina di doppio. che sarebbe poi stata usata dalle due italiane, era ancora occupata da Verdasco e Shapovalov che avevano concluso dieci minuti prima il loro doppio. Il motivo? Il tennista spagnolo era ancora impegnato a vedere l’avvincente match tra Tiafoe e Sousa, nelle fasi finali del tie break del terzo parziale, mentre il canadese stava tranquillamente usando il suo smartphone. Nonostante diversi richiami, lo spagnolo non ne ha voluto sapere di abbandonare la sua posizione e se n’è andato solamente dopo la vittoria di Joao Sousa.