dal nostro inviato a Roma
Se fosse stata l’ultima di Roger Federer a Roma, sarebbe stata un’ultima piuttosto bruttina. Invece c’è stato un finale emozionante, con tanto di due match point annullati a Borna Coric nel tie-break decisivo per portare a casa un match diverso, strano, soddisfacente forse quasi soltanto nel risultato: 2-6 6-4 7-6, con quarantadue errori gratuiti e tante altre piccole macchiette.
Certo la giornata era difficile per tutti, e il rischio di upset più elevato del solito, e l’importante alla fine è stato portare a casa i quarti di finale, dove incontrare uno tra Tsitsipas e Fognini. Giocare due incontri lo stesso giorno non è mai facile, e farlo in condizioni di gioco così diverse ancor meno: l’ambiente del secondo stadio del Foro, decisamente meno “sterilizzato” rispetto a quello del Centrale, non era l’ideale per lo svizzero: un campo pieno di ombre mutevoli, più freddo, più pesante, con il pubblico in perenne movimento a un passo dagli out lo aveva innervosito rapidamente, anche perché nei primi game Coric aveva giocato benissimo, e molto meglio di lui.
Quello sceso su un Grandstand oltre i limiti di capienza è sembrato per lunghi tratti il Mr. Hyde del Doctor Jekyll che in mattinata aveva incantato, sbarazzandosi di Sousa in un lampo (forse uno e mezzo). Per l’intero primo set Federer ha messo poche risposte in campo – merito dell’avversario – e ancor meno vincenti – più demerito proprio – ed è scivolato subito sotto zero a quattro, scuotendosi ma non abbastanza da recuperare il parziale: nonostante Coric si fosse normalizzato, lui continuava a non esprimere quanto ci si aspettava e la situazione pareva farsi via via più mesta. Il medical time out per una vescica alla mano destra preoccupava ulteriormente i circa settemila paganti.
Nel secondo set Federer si riprendeva un pochino, ma non troppo, provando a cercare il colpo giusto per girarla. Non era né una gran difesa, né una splendida palla corta, né un nastro vincente, a regalargli il vantaggio: semplicemente un po’ più di offensiva e una scelta di palle slice scuotevano l’incontro, e generavano una sequenza di tre break. Federer ne usciva più vivo che vincitore, e guadagnava il terzo set con un’aggressività a metà tra l’assalto e la fretta. Dopo la confusione costatagli il pari, Coric si è rifatto quasi intoccabile ed è stato Federer a dover annullare due palle break, una sul due pari e una sul quattro pari, per raggiungere il tie-break decisivo.
Partito male anche nel gioco decisivo, Federer ha salvato il primo match point dei due consecutivi per Coric vincendo uno scambio prolungato e il secondo servendo bene. Il “panic mode” che aveva già citato come spiegazione dell’arrembaggio finale contro Monfils (sette giorni fa esatti, e furono altri due match point annullati) qui non c’è stato, e a rivelarsi cruciali sono stati anzi due scambi prolungati, con cui Federer raggiungeva il primo match point (annullato da una prima vincente) e poi concretizzava il secondo, passando e costringendo Coric a una volée difficile, e difatti non riuscita. Al croato forse è mancata la capacità di gestire una situazione di ripetuto vantaggio, se non nel punteggio almeno spesso nell’inerzia.
Contro Federer è comunque sempre una storia a parte, si sa. E nel bene o nel male spesso la scrive lui. Oggi forse il maggior successo per lo svizzero è quello di essere riuscito a venire a capo delle difficoltà, dopo tantissime partite negli ultimi mesi vinte in scioltezza (tra cui una proprio contro Coric a Dubai). Emergere dal Foro più caotico di sempre gli è costato due ore e mezza di preoccupazioni, ben condivise con i fan. Tra qualche giorno però quella di oggi potrebbe aver cambiato le cose. Per capire quali, c’è da aspettare almeno domani. Ed è un domani conquistato.
Risultati:
[3] R. Federer b. [13] B. Coric 2-6 6-4 7-6(7)
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