Ubitennis non è una tv, non acquista e non ha diritti tv. Ma, esattamente come fa la FIT quando non possiede i diritti tv (non li possiede degli Slam, né dei 1000) può chiedere l’autorizzazione all’ATP, alla WTA e poi alle organizzazioni dei vari tornei, di poter introdurre i propri cameramen, le proprie telecamere. Si chiede l’autorizzazione perché non la si ha. Ovviamente alle federazioni – anche se la FIT è la sola a possedere una propria tv – è difficile che un’organizzazione dica di no all’autorizzazione. Anche se ciò crea una discriminazione abbastanza ingiusta. La FIT intervista in tv i tennisti italiani, Ubitennis non può farlo in video, salvo che fuori dai cancelli dell’impianto del torneo. Ma persuadere un tennista, anche il più gentile e disponibile che ha appena finito di giocare a venire anche fuori dai cancelli è tutt’altro che semplice. Non si ha neppure voglia di rompergli le scatole, salvo che sia il giocatore stesso a tenerci.
Diverso è però il caso degli stand-up, cioè quei video che ad esempio io e i miei collaboratori facciamo da tanti tornei per riassumere i fatti più importanti accaduti in quel giorno.
Per Roma l’ATP aveva concesso al sottoscritto e a Ubitennis non solo il permesso degli stand-up ma anche il permesso di fare dei video all’interno degli stand di nostri sponsor FedEx e Emu purché ovviamente non mostrassimo filmati di tennis giocato e garantissimo che non avremmo strappato giocatori alle sedi precostituite. Avevamo ringraziato, noi e gli sponsor. Ci siamo quindi comportati esattamente come si comporta la Fit in quei tornei in cui non ha i diritti. Così qui a Roma, una volta ricevuto l’assenso dell’ATP proprietaria del circuito, abbiamo chiesto alla FIT la regolare autorizzazione.
Manco a dirlo l’autorizzazione ci è stata negata. E negata anche ai loro e nostri sponsor che avrebbero voluto mostrare i loro stand ai nostri lettori. Gli sponsor hanno ricevuto una lettera in cui si diceva lapalissianalmente: Ubitennis non ha i diritti tv quindi non può usare telecamere all’interno dell’impianto del foro Italico.
Che scoperta! Era appunto perché sapevamo di non avere i diritti che avevamo chiesto l’autorizzazione. Noi e gli sponsor. Li avessimo avuti non avremmo avuto bisogno di chiederla! Come ho scritto più su all’Australian Open e all’US Open abbiamo chiesto l’autorizzazione e ce l’hanno data. A Parigi ci hanno detto che ce la daranno, forse già quest’anno, oppure l’anno prossimo per via dei tanti lavori ancora in corso quest’anno a seguito della demolizione del vecchio Philippe Chatrier. A Wimbledon le cose si stanno sbloccando.
A Roma finché c’è questa gestione personalistica è impossibile essere ottimisti. Sarà mica perché Ubitennis è una voce autonoma, indipendente, critica? Scommettiamo – eh eh, lo so che non si potrebbe – che dell’escamotage machiavellicamente pensato per non compensare gli sfortunati possessori dei biglietti del ground e del Grandstand non ne troverete alcuna traccia altrove? È dura per tutti lottare contro certa gente. Molti rinunciano. Io no.
Penso che sarà difficile, altro esempio, che troviate scritto su siti federali ed allineati che lo strombazzatissimo presunto successo delle finali NextGen ATP di Milano avrebbe però comportato una perdita di oltre 4 milioni e mezzo di euro nel 2017 e più (piuttosto che meno) di altrettanti nel 2018. È quanto si legge nel bilancio di previsione del 2018 sulla base di quanto accaduto nella prima edizione del 2017, sebbene più fortunata di quella del 2018 come spettatori e incassi. Nove-dieci milioni di perdita dunque?
Ma secondo voi si può essere più ottimisti per l’edizione del 2019 se, prevedibilmente, ventenni come Tsitsipas, De Minaur o Shapovalov, a Milano non verranno quasi di sicuro e chi sta loro dietro non li vale? A livello tecnico, ferme restando quelle regole delle Next-Gen che possono piacere ai ragazzini ma non agli altri, non si poteva avere protagonisti più qualificati di quelli che sono venuti. Eppure da una città che con la provincia supera i 3,2 milioni di abitanti, ci si sarebbe potuto aspettare un numero di spettatori più alto. Per il prossimo futuro …ci vorrebbe un Sinner fra i presenti, un Musetti o un Zeppieri, ecco, ma basterebbe?
Alla luce di quanto riscontrato nel bilancio di previsione Next-Gen del 2018 io –che, voglio precisare a scanso di equivoci, sono supercontento perché le finali ATP saranno a Torino dal 2021 al 2025 anche se non mi aspetto che ci sia più Federer e forse neppure Nadal… ma magari Djokovic sì – ero diventato via via più ottimista sulle chances di Torino man mano che si allungavano i tempi per la decisione finale, in attesa di quelle garanzie che l’ATP pretendeva. Chris Kermode, il CEO ATP, e i giocatori sapevano bene che l’Italia nel dare la propria disponibilità all’ATP per le finali Next-Gen di Milano (per le quali non c’era tutta questa concorrenza qualificata) si era esposta a un notevolissimo sacrificio finanziario.
A un discreto bagno di sangue aggravato anche dalla perdurante indisponibilità del Palalido che avrebbe dovuto essere pronto a prezzi inferiori rispetto a quelli della Fiera a Rho e con una situazione logistica molto più favorevole ai flussi di traffico milanesi e soprattutto extramilanesi. Ma pronto ancora non è.
Insomma, per capire tante di quelle cose che accadono e che ci vengono presentate in un modo o in un altro, occorrerebbe sempre conoscere tanti retroscena. Ubitennis cerca di conoscerli e non li nasconde. Anche se a qualcuno dà fastidio. Ma è il nostro lavoro al vostro servizio.