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Ho potuto vedere pochissimo delle quattro semifinali di ieri, e non con il miglior stato d’animo per quanto incredibilmente successomi con il ritiro dell’accredito da parte della FIT per motivi che non possono essere chiaramente quelli dichiarati.
Prima di addentrarmi nei risultati che hanno portato alla finale maschile fra il n.1 del mondo Djokovic e il n.2 Nadal che disputeranno la novantanovesima (!) finale di un Masters 1000 avendone vinte ben 66 (33 Rafa e 33 Nole, spettacolo!), nonché a quella femminile fra la n.7 Pliskova e la n.42 Konta, con la ceca che ha un bilancio di 4 vittorie e una sconfitta negli head to head, voglio davvero ringraziare con tutto il cuore tutti quei lettori – davvero un numero impressionate – che hanno subito sentito di volermi manifestare la loro solidarietà avendo capito l’assoluta pretestuosità del provvedimento federale.
Esso – mi corre l’obbligo di spiegare proprio per il rispetto che nutro per voi lettori – si fonda sull’assunto che avendo il direttore de La Nazione fatto richiesta di accredito stampa per me per quella testata – sulla form on line non si poteva inserirne che una – io non avrei potuto collaborare per altre testate in ossequio a una strana ed incomprensibile regola che fra una trentina di regolette scritte come quelle delle assicurazioni è stata fatta firmare a tutti i giornalisti al momento del ritiro dell’accredito, al loro arrivo cioè, da qualunque parte del mondo arrivassero. O la firmavi o non ti davano l’accredito. L’hanno firmata tutti, ovviamente e inevitabilmente, anche se sono tanti i colleghi italiani e stranieri che lavorano per più testate, radio, giornali, podcast, siti e ai quali non è stato detto assolutamente nulla.
Io avevo meno motivo di tutti questi colleghi di preoccuparmi, dopo 40 anni di accrediti sempre per La Nazione e da 10 anche per Ubitennis.
Infatti alla testata de La Nazione sono collegate da sempre altre testate dello stesso gruppo editoriale e network, e cioè Il Resto del Carlino, Il Giorno e Ubitennis. Gli articoli che un qualunque “accreditato” da La Nazione scrive su La Nazione escono anche su Il Resto del Carlino, su Il Giorno e su Ubitennis (sebbene i rispettivi direttori restino liberi di pubblicarne uno, tutti, alcuni). Così anche gli articoli di Ubitennis, testata che dirigo da 10 anni, escono regolarmente sui siti del QN, Quotidiano Nazionale, de La Nazione, de Il Resto del Carlino, de Il Giorno. Sostenere che se scrivo per una di quelle testate io non possa o non debba scrivere per le altre è una tale assurdità – assurda quanto la regola improvvisamente impugnata ad oggi solo per il sottoscritto… sarà mica discriminazione personale? – che non sarà difficile argomentare nelle sedi più opportune.
Chiudo questa noiosa pappardella scusandomene con tutti voi e ringraziando ancora tutti. E in particolar modo chi – volendo darmi anche nei prossimi giorni il suo apprezzato appoggio qui su Ubitennis (meglio evitare Facebook…) – lo farà nella maniera più civile ed educata, evitando parole ed apprezzamenti che mi possano procurare conseguenze legali se rivolte al presidente federale Binaghi, al dirigente FIT Baccini incaricato quest’anno del discorso accrediti e apparentemente – a quanto si è potuto constatare con vari colleghi amici presenti ieri al Foro e per telefono anche con l’incredulo Presidente del Coni Malagò – il regista dell’operazione ritiro accredito…, al direttore della comunicazione Valesio (non Vanesio, era un refuso) che sembrerebbe avere soltanto firmato il ritiro del mio accredito per poi rendersi irreperibile, per me come per quei colleghi che lo hanno invano cercato.
Un mio legale, l’avvocato Massimo Rossi, ha provveduto a inviare una diffida alla FIT invocando la pronta restituzione dell’accredito. Terrò informati coloro che fossero interessati sui prossimi sviluppi e… mi dispiace moltissimo aver tediato tutti gli altri su questa vicenda che mi amareggia moltissimo, che non avrei mai immaginato potesse capitarmi, che dipinge in maniera palese il modus vivendi et agendi di alcuni personaggi.
Inutile dire che sono orgoglioso di essere un uomo libero. Ho sempre scritto quel che sapevo, che pensavo e che avevo sentito con le mie orecchie da Federer, da Djokovic, Thiem, Goffin, Fognini (anche se poi ha fatto retromarcia), Cecchinato e tanti altri giocatori, tanti colleghi, tanti spettatori. Se il mio articolo, l’ultimo uscito ieri mattina, oppure i precedenti, non sono piaciuti ai federales… me ne farò una ragione. Ma non cambio certo idea né modo di informarvi. Nessuno è obbligato a consultare un sito che non gli piaccia.
Tornando a ciò che giustamente interessa di più, confesso di non avere – sarà la stanchezza di una giornata di 14 ore certamente pesanti – spunti originalissimi da sottolineare. Come al solito proverò ad esprimere le mie opinioni… liberi tutti di… non condividerle.
Nadal ha mostrato di essere in crescendo di forma e condizione. Forse anche di fiducia. L’aver raggiunto la prima finale sul “rosso” quest’anno l’avrà rafforzata. Anche per il modo in cui l’ha fatto. Sei game persi nei primi tre match, Chardy, Basilashvili, Verdasco (reduce da un successo su un top-ten e su un top-twenty), sette con Tsitsipas che non si può dire che abbia giocato male. Solo che il campo di Madrid era più veloce, un po’ per l’altitudine là, un po’ per l’umidita tiberina qua. E la pioggia di questi giorni, anche di ieri mattina, non ha certo contribuito a velocizzare la superficie al Foro. Non è un caso che a Madrid Nadal abbia in genere avuto qualche problemino in più rispetto a Parigi, Montecarlo e pure Roma, torneo vinto otto volte in 11 finali, non una… e nemmeno SOLO (!) quattro come Djokovic.
In questi giorni Rafa non ha fatto che ripetere che torneo dopo torneo, match dopo match, si sentiva sempre meglio. Pretattica? Non credo. A me è parso sincero, credibile, persuaso di quanto ci ha detto via via. Mi ha colpito l’altro giorno quando ha dichiarato, forse proprio rispondendo a me che gli dicevo se non aveva subito contraccolpi psicologici per non essersi qualificato per neppure una finale nei precedenti tornei sulla terra battuta: “Nel 2015 quando un torneo l’avevo vinto sono arrivato a Parigi che giocavo sicuramente peggio di ora”.
È favorito allora Rafa con Djokovic nel duello n.54 della loro straordinaria rivalità? Con Nole che ha vinto 28 sfide e Rafa 25, con Rafa che ne ha vinte 4 a Roma e Djoker 3? Come si fa a dirlo? Lo so che è banale ma ogni partita fra loro due può fare storia a sé. Non dico che dipenda da quale parte del letto scendono, però mentre di certo si può ritenere che Rafa sia piuttosto fresco e fiducioso, solo Nole può sapere se è molto stanco o no per i sei durissimi set combattuti con i due argentini, quello lungo e quello corto, Delpo e il Peque.
Nadal ha avuto qualche ora in più per il recupero, Djokovic è reduce da due maratone giocate quasi in piena notte, fino alle una e dieci contro del Potro – il match migliore del torneo – fino alle 23 con Schwartzman. Partite in cui ha dovuto rincorrere tantissimo, pedalando soprattutto con Juan Martin del Potro che sparava i soliti missili di dritto negli angoli facendogli fare il tergicristallo. Nessuno è più atleta del formidabile Djoker, ma certi sforzi si possono anche pagare. Contro Schwartzman a un certo punto mi è parso stanco, però Nole ha una solidità mentale oggi ben diversa da quel periodo di crisi attraversato nel 2017. E ha una capacità guerriera non inferiore a quella di Nadal.
Come è riuscito a rimettere in piedi la partita quasi persa con Delpo, che lo stava prendendo a pallate, è stato pazzesco. Certo Delpo ha sbagliato sul primo matchpoint un dritto che grida vendetta, o meglio… urla “BRACCINOOO!” proprio nel momento decisivo. Però Novak, anche per recuperare 3 palle break per il 3-1 nel terzo era stato fenomenale.
Se uno ha vinto 28 volte e l’altro 25, è chiaro che – fatti salvi i periodi di chiara maggior vena dell’uno o dell’altro – a decidere chi vinca sono fattori imponderabili dall’esterno. Uno pensa che Rafa Nadal è il più forte tennista dell’epoca sulla terra rossa perché lo dice il suo record pazzesco. Ma un altro può osservare a pieno diritto che sebbene Rafa sia molto migliorato di rovescio, nel confronto fra i fondamentali… Djokovic ha due colpi, dritto e rovescio, quasi ugualmente efficaci, mentre in Rafa il divario fra il dritto e il rovescio è sempre notevole.
A parità di freschezza per me il miglior Djokovic è più completo se si giocasse su cemento, erba e indoor. Ma il miglior Nadal sulla terra conserva forse qualche atout in più. Forse Djokovic è più cattivo, più determinato. Lo vedrei capace di vincere anche in rimonta. Rafa meno. Quest’anno certe volte mi ha dato l’impressione di essere più incline di un tempo alla rassegnazione se le cose non si mettevano bene per lui fin dall’inizio. Ma ciò detto a filo di sensazione la palla di vetro per immaginare se oggi si vedrà il miglior Djokovic e il miglior Nadal proprio non ce l’ho. Magari Nole accusa la stanchezza dopo un po’ e Rafa gli monta sopra. Di sicuro vincerà chi riuscirà a tenere maggiormente l’iniziativa. Perché a nessuno dei due piace subirla, guerrieri orgogliosi e di razza. E il pubblico? In buona parte delle città neutrali ci sarebbe più tifo per Nadal. Ma a Roma per Nole stravedono. Vedremo, o vedrete voi, chi vincerà all’applausometro.