Come da oltre dieci anni a questa parte, alla vigilia del Roland Garros a partire con un piede davanti a tutti gli altri è sempre lui, Rafa Nadal. Lo sanno soprattutto gli altri tennisti, che possono al massimo contendersi il ruolo di sfidante più accreditato. Sempre che vera competizione possa esserci. Non ditelo però a Nadal che con usuali umiltà e pretattica ci tiene a scrollarsi di dosso quest’etichetta e non appiccicarne nemmeno ai suoi colleghi.
“Non so chi sia il secondo favorito e non mi importa molto. Non mi importa nemmeno se sono io il favorito”, ha detto in conferenza stampa, ripetendo un concetto probabilmente già espresso innumerevoli volte in carriera. “Mi importa di stare bene, giocare bene. Non mi considero il favorito. Sono un candidato alla vittoria. Come Thiem, Djokovic, Federer, Del Potro, Nishikori. Tutti i giocatori forti che stanno giocando bene possono vincere il titolo. Ma quello che mi interessa è stare bene. So che se sto bene posso essere competitivo e disputare un ottimo torneo. Il resto sono cose che interessano ai giornalisti per riempire le pagine e lo capisco”.
Tuttavia, il suo ruolo da favorito d’obbligo sembrava quasi in discussione fino a solo qualche settimana fa. La sua campagna di avvicinamento allo Slam parigino non è stata la solita marcia trionfale. Complice un infortunio al ginocchio rimediato ad Indian Wells, Nadal si è presentato a Montecarlo non al meglio della condizione, cedendo il passo al nostro Fognini in semifinale. La strada verso il recupero della forma migliore non è stata però tutta in discesa. Tra le mura amiche di Barcellona e Madrid sono arrivate altrettante sconfitte in semifinale, contro Thiem e Tsitsipas rispettivamente. Solo a Roma il 32enne di Manacor ha ritrovato se stesso: ha lasciato solo un set in finale a Djokovic per conquistare il primo trofeo del 2019.
È bastato il successo al Foro Italico per fargli ritrovare la fiducia giusta. “Sento che sto giocando bene e il mio obiettivo è mantenere questo livello“, ha proseguito il n.2 al mondo. “Ci sono alcune cose che posso migliorare. Ma sono piccole cose. In generale devo cercare di rimanere in salute ed essere fisicamente e mentalmente pronto per scendere in campo”.
Nadal stesso ha ricostruito il processo di una primavera complicata, in cui ha dovuto dare fondo alla sua pazienza e perseveranza per ritornare ai suoi livelli migliori. “Ho fatto una brutta preparazione prima di Montecarlo per colpa di un infortunio. Montecarlo è stato un torneo complicato per me”, ha detto. “Il recupero della forma non è immediato. Va avanti passo dopo passo. Ci sono degli stop come la partita contro Tsitsipas a Madrid. Bisogna avere pazienza e l’umiltà di continuare a lavorare. Prima di cominciare Roma sembrava che la mia stagione su terra rossa fosse stata un disastro. In realtà avevo comunque raggiunto tre semifinali. Niente di incredibile ma nemmeno così male. E la capacità di accettare comunque in maniera positiva questi piccoli miglioramenti ti permette di fare un salto in avanti e ora mi sento bene”.
Il primo ostacolo verso la conquista del suo 12esimo titolo a Parigi è il 27enne qualificato tedesco Yannick Hanfmann. Il match si svolgerà sul campo centrale Philippe Chatrier, che è stato completamente rinnovato in attesa della costruzione di una copertura retrattile, prevista per la prossima edizione. Nadal ha già potuto allenarsi nel nuovo impianto e sembra che nulla sia cambiato per lui. “Le mie sensazioni con il campo e la palla sono le stesse. Non vedo differenze in termini di esperienza di gioco. Il vento va dalla stessa parte”, ha commentato. “Quando hanno messo il tetto, il campo centrale degli US Open è cambiato completamente. Prima era un campo aperto, ampio, molto ventoso, molto difficile nel quale giocare. Per me è sempre stato quello in cui avevo peggiori sensazioni negli Slam. Ma da quando ci hanno messo il tetto, il vento non si sente più. Vedremo cosa succederà quando lo metteranno qua. Ma non penso che avrà un grande impatto”.
Insomma, cambia il campo centrale ma la sensazione rimane la stessa per Rafa al Roland Garros. Quella di essere il più forte di tutti in questo torneo.