da Parigi, il nostro inviato
[Q] S. Caruso b. J. Munar 7-5 4-6 6-3 6-3
Crolla a terra dopo il match point trasformato, Salvatore Caruso da Avola, terra di vino, mandorle e tennisti al secondo turno del Roland Garros. Quattro set per superare contro pronostico, da qualificato e 147 del mondo, Jaume Munar, n. 53. Stellina next gen spagnola, forgiata dalla tana delle tigri della Rafa Nadal Academy, ma progetto ancora da divenire.
In un campo quattro assolato, tra spagnoli reduci dalla facile vittoria di Nadal e italiani con negli occhi ancora la sconfitta di Cecchinato, Caruso è sceso in campo senza volerne cedere al suo avversario, cercando di aprirsi gli angoli col servizio e rispondendo dentro al campo contro la prima di Munar, l’unico colpo in cui lo spagnolo è sembrato averne decisamente di più dell’italiano. E il Munar dei primi giochi, quello che ancora guardava alla classifica, sembra apprezzare anche lui perché già al primo gioco dell’incontro gli parte un “bravo” a complimentarsi contro il dritto di Caruso: e non sarà l’ultimo.
Mentre i giudici di linea iniziano a prendere le misure dello spagnolo, che gli sbraccia affianco, talmente dietro nel campo da rischiare di colpirli, la partita appare gradevole. Caruso ha sempre più iniziativa, in specie col dritto anomalo ad uscire. Munar, però, non fa una grinza e resta attaccato all’avversario, costringendolo spesso a giocare la famosa palla in più che costa il punto. Il siciliano ha anche il tempo di discutere con il il giudice di sedia per un time violation chiamato mentre la palla del suo servizio era già in volo, e si arriva sul 5 pari servizio Munar, senza che nessuno abbia concesso palle break.
Lo spagnolo, in difficoltà nello scambio, stavolta neppure viene salvato dal proprio servizio. La battuta non lo tira via dalle secche di un gioco troppo poco propositivo ed alla prima palla break per Caruso, siamo avanti di un break e di lì a poco di un set.
Munar capisce che deve cambiare qualcosa e come quelli bravi, lo fa con il toilet break all’inizio del secondo set. Malgrado questo Caruso arriva due volte, nel primo e nel terzo game, a palla break senza però concretizzare. Si fa vedere persino Barazzutti a bordo campo, la Coppa Davis o quel che ne resta non è così lontana. In ogni caso il siciliano alterna qualche errore a punti giocati in maniera magistrale, spesso chiusi con delicate palle corte che colgono Munar ancora tra le braccia dei giudici di linea e lontano anni luce dai morbidi rimbalzi del siciliano.
Il match si addormenta un po’ mentre Munar però sale di livello e nel quarto game, di tigna e con l’aiuto di Caruso, ottiene le prime palle break del match. Caruso le annulla mentre Munar inizia a darsi forza e coraggio, gridando sonori “vamos” alla Nadal, ma tutti cantati ad un’ottava inferiore. Caruso resta un po’ apatico in questa fase del match, mentre qualche sbaglio di troppo condito dalla sensazione di stare tirando un po’ il fiato, lo portano a concedere ancora palle break che sono anche set point. Non alla prima, ma alla seconda Munar non regala più.
Mentre Caruso inizia ad essere stanco e Munar ringalluzzito dalla vittoria del set, come volevasi dimostrare, è subito Caruso a strappare per due volte il servizio a Munar. Il nostro va a condurre tutto il set in testa e a chiudere 6-3, tra il pubblico spagnolo che fatica a credere a quel che vede ed il beniamino iberico a ciondolare per il campo a salmodiare tutte le linee prese dall’italiano e quelle che lui ha mancato.
Munar nel quarto set è solo nervi. Addirittura si ferma durante un punto convinto che la sua risposta sia terminata fuori. Se lo spagnolo avesse avuto un piano tattico nel corso del match, si potrebbe dire che è saltato, ma lo spagnolo sembra non averne mai avuto uno se non quello di correre e tirare. Caruso ricomincia invece da dove era partito, aprendosi gli angoli, variando col drop shot e chiudendo spesso e volentieri a rete. Il siciliano continua a rischiare grosso nel giocare molto avanti nel campo ma Munar non è in grado di proporre un’alternativa al suo modo di giocare passivo. Qualche incrociato di rabbia dello spagnolo, ma nulla più. E arriva allora il break sul 4-3 per l’italiano, che da lì non si volterà più indietro. Sdraiato sul terreno, alla quarta vittoria parigina dopo le tre di qualificazione.
Ora affronterà Simon: forse si volterà indietro e si riterrà soddisfatto, anche degli 87.000 euro di premio per il secondo turno. Forse giocherà bene come oggi, contro un avversario che come Munar non ti aggredisce tanto. Di certo andrà contro pronostico. Come oggi, che porti bene.
“Non ho mai pensato alla partita con Jaziri dello scorso anno (Australian Open 2018, Caruso perse da un vantaggio di due set a zero, ndr), anzi è stato molto positivo giocare quella partita perché mi ha dato tanti segnali importanti che oggi mi sono serviti. Mi sono reso conto che quando entravo nello scambio non avevo problemi, soprattutto quando riuscivo a rispondere”. Si è espresso così in conferenza stampa Salvatore Caruso, prevedibilmente raggiante. “Io sono siciliano, quindi parto da molto lontano!” ha raccontato sorridendo, tra il criptico e l’ironico. Parla delle sue origini, degli amici d’infanzia, uno dei quali era presente oggi in tribuna assieme al suo allenatore Paolo Cannova, che lo segue da ormai dieci anni e al quale ammette di volere ‘un bene dell’anima’.
“Ho sempre detto di essere un giocatore molto versatile, non mi dispiace neanche l’erba. Sono cresciuto sulla terra, ma le mie caratteristiche, le mie impugnature sono più da veloce: è un mix che mi sta aiutando tanto“. Parla tanto ‘Sabbo’, del resto le occasioni di raccontarsi davanti a tanti giornalisti interessati non sono state così tante. Diverse in meno anche rispetto a Marco Cecchinato, che gli ha ‘scippato’ il primato di tennista siciliano più forte di tutti i tempi. Ma è un obiettivo che si può ancora raggiungere: “Certo, chiaramente adesso è più difficile. Tanto di cappello a Marco per quello che ha fatto, abbiamo anche un buonissimo rapporto. Veniamo da una regione molto particolare, alla quale mi sento molto legato“. Si diceva appunto di vini e mandorle, ma rispetto a questo Salvatore fa una confessione: “Il Nero d’Avola non lo bevo tantissimo, è molto forte. Ma il latte di mandorla… come lo fa mia madre non lo fa nessuno al mondo!“.
Una vittoria Slam significa tante cose, anche e soprattutto un bel po’ di soldi in più: nello specifico, da questa esperienza parigina Salvatore guadagnerà (almeno) 87000 euro. “I soldi fanno comodo, è chiaro, ma nella vita ci sono cose più importanti. Prima che me lo diceste non sapevo neanche quanti ne avevo guadagnati. Pensandoci però, ho giocato tre su cinque… beh me li merito, me li merito assolutamente!“.