da Parigi, il nostro inviato
Finchè ATP e WTA insisteranno a proteggere i tennisti meglio classificati e pretenderanno dagli Slam il sistema delle 32 teste di serie, nei primi giorni dei Majors ci sarà quasi sempre – in genere e salvo rare eccezioni – abbastanza poco da divertirsi.
Il Roland Garros è l’unico Slam che apre i suoi cancelli per tre domeniche, Wimbledon è il solo che lo fa per una sola domenica perché nella Middle Sunday i Doherty Gates restano chiusi (tranne quando c’è da recuperare intere giornate rovinate dalla pioggia…ma io che giro in Vespa o MP3 vi assicuro che mi bagno sempre di più a Parigi piuttosto che a Wimbledon), Australian Open e US Open di domeniche con match del main draw ne hanno due, ma in compenso hanno le night session con le quali si rifanno abbondantemente per gli incassi.
I due Slam che per ora non hanno “night session”, Roland Garros e Wimbledon, sono quelli meno… equi, nel senso che favoriscono maggiormente i veri specialisti, della terra rossa come dell’erba. Il cemento, in questo senso, è la superficie più equa. Ciò comporta che in genere sul cemento ci siano complessivamente incontri più equilibrati, dove tutti i tennisti riescono a difendersi meglio di quanto non riesca a fare un “erbivoro puro” sulla terra rossa e un “terraiolo puro” sull’erba.
I primi turni sulla terra rossa e sull’erba, se si impedisce a una testa di serie di alto calibro – una top-seed – di affrontare avversari compresi fra i primi 32, sono nella maggior parte dei casi abbastanza prevedibili e a senso unico.
Se non fosse che noi giornalisti italiani nei primi giorni e almeno nei primi turni possiamo dedicare gran parte delle nostre attenzioni ai nostri giocatori – e qui all’avvio ne avevamo ben 9 nel tabellone maschile e 2 in quello femminile – avremmo altrimenti da arrampicarsi sugli specchi per trovare qualcosa davvero interessante da scrivere.
Domenica si sono giocati 36 incontri soltanto, ma c’era Roger Federer al ritorno dopo 4 anni a Parigi e già quello era un motivo di interesse non da poco. Poi c’erano 4 incontri con italiani in campo. E quindi ci siamo potuti sbizzarrire. Le sole teste di serie sconfitte domenica – su 15 scese in campo, 8 uomini e 7 donne – sono state la n.5 Kerber, uscita per mano di Potapova (ragazzina che seguo dacché l’ho vista quattordicenne al torneo junior pasquale di Firenze) e purtroppo il nostro Cecchinato n.16 che mi ha procurato una delusione fortissima, quasi come quella che deve aver provato lui. Chi avrebbe mai pensato che Marco potesse perdere dall’anziano Mahut, più doppista che singolarista?
Ma questo lunedì il programma, con solo due azzurri in campo, Salvatore Caruso e Giulia Gatto Monticone che praticamente non conoscevo – ora la conosco e come ragazza la trovo persona gentile, educata e deliziosa – era poverissimo nonostante fossero in lizza il n.1 e il n.2 del mondo. Ma quale incertezza poteva esserci per un Nadal-Hanfmann e per un Djokovic-Hurkacz (già meglio) che infatti si sono conclusi con la prevedibile mattanza, cinque game per il tedesco uscito dalle “quali” contro il maiorchino, 8 games per il polacco contro il serbo?
Poteva Hanfmann diventare il terzo giustiziere di sempre di Nadal? Certo che no! E Hurkacz far fuori un Djokovic in fiducia (certo non incrinata dal risultato di Roma: a massacrarlo, più di Nadal, erano stati i due match notturni con del Potro e con Schwartzman)? Certo che no.
Non tutti i favoriti hanno passeggiato come i primi due, ci mancherebbe. Medvedev n.12 ha perso in 5 set dal doppista Herbert (già, l’ex compagno di Mahut… che doppietta! La doppietta dei due doppisti. Tutti e due hanno rimontato due set di handicap. Trattandosi di francese come non esclamare: “Chapeau!”). Basilashvili n.15 si è arreso a Londero che troverà il redivivo Gasquet. Shapovalov (n.20) è di nuovo incappato nella bestia nera Struff, un altro ex Next-Gen, Tiafoe, n.32 ha lasciato le penne con Krajnovic. Mentre Edmund n.28 è 5 pari al quinto con Chardy (Nota: ha poi vinto). Fra le donne, con Kvitova n.6 stoppata da un dolore al polso, ci sono uscite di scena soltanto in 3 e non di primissima schiera: Wozniacki n.13 (Kudermetova ma più ancora l’artrite reumatoide che non le dà tregua e mi chiedo fino a quando insisterà a giocare…), Georges n.18 con Kanepi (non una grandissima sorpresa, la Kanepi in giornata può battere quasi chiunque), Buzarnescu n.30 con la Alexandrova, Sasnovich n.32 con Hercog (trovate qui il resoconto della giornata femminile)
Insomma mancano all’appello 4 uomini e 5 donne. Assenze non di primissimo piano. Serena Williams ha giocato per 33 minuti in modo disastroso, poi si è ripresa alla grande dopo aver cacciato un ruggito che ha spaventato tutti, in particolare Diatchenko che pure aveva dimostrato discreto coraggio e personalità quando lo scorso anno aveva eliminato Sharapova a Wimbledon. Dopo il ruggito le ha lasciato un solo game in 56 minuti a senso unico.
E se guardo il programma di questo martedì, beh, al di là dei cinque italiani in lizza, per il derby Fognini-Seppi, Travaglia con Mannarino, Bolelli con Pouille, e l’esordio in uno Slam della lucchese Jasmine Paolini con la Kasatkina, il programma mi pare assai poco eccitante: tant’è che sul centrale giocano Millman-Zverev (può essere complicato solo se Zverev continua a giocare maluccio) Osaka-Schmiedlova, Halep-Tomljianovic (per Halep si può ripetere in parte il discorso fatto per Zverev) e Daniel-Monfils.
Per me il match più interessante potrebbe essere il derby sudamericano del Potro-Jarry e in campo femminile il derby dell’ex blocco sovietico fra le lettone Ostapenko e la bielorussa Azarenka. Ma insomma, se ci fosse stato un bell’incontro fra un top 16 e un giocatore o giocatrice compresi fra il n.16 e il n.20 ci saremmo divertiti di sicuro di più… fin dalle aspettative.
Pazienza, dubito che ATP e WTA cambieranno mai idea. Anche perché, a loro scusante, è forse meglio sacrificare le prime giornate con un programma scarso, che veder uscire di scena qualche top player nei primi giorni (che sono solitamente quelli più a rischio, a detta dei grandi) per non averli poi protagonisti delle fasi finali quando tutti vorrebbero vedere i grandi a lottare per il titolo e ben pochi amano invece l’outsider che si infila nei buchi lasciati dai big…salvo che si chiami Cecchinato eh!
PACE ALL’ORIZZONTE? – Chiudo con una notizia che per me è sorprendente e per voi non so, e certo non è una gran notizia che meriterebbe un titolo… ma camminando nel boulevard d’Auteuil a un certo punto mi sono sentito dare un vigoroso “buongiorno!”.
Mi sono girato verso chi me lo aveva augurato e, sapete chi era? Non ci credereste, come lì per lì non ci ho creduto io. Fabio Fognini! Per un attimo ho pensato: “Si sarà sbagliato?” Però poi l’ho visto sorridente. E mi ha fatto piacere. Chissà che non sia un nuovo corso da lui già inaugurato: ho saputo solo ieri, raccontando l’episodio a Laura Guidobaldi, che dopo il trionfo di Montecarlo nel corso della conferenza stampa è stato proprio lui a rivolgersi alla nostra Laura per dirle: “Fammi pure una domanda anche te, anzi due…”.
Già, Laura, donna gentil ed educata come poche, non aveva più osato da tempo. Non c’erano eccezioni, per Ubiboys come per Ubigirls. Fognini a noi non rispondeva o se rispondeva… era meglio che non rispondesse. Tranquilli, io non mi azzarderò a far domande dopo il Fognini-Seppi odierno. Salvo che se interpellato, come è accaduto a Laura.
P.S. Ho finito di lavorare come al solito tardissimo, la mega sala-stampa è quasi deserta (ci sono un po’ di americani per via del fuso…) e chi della redazione doveva impaginare il mio pezzo sarà stato furibondo. Mi dispiace quindi qui non avere il tempo per scrivere altro che tanti, tantissimi complimenti all’indirizzo di Giulia Gatto-Monticone e Salvatore Caruso. Spero che avrò presto occasione di farmi perdonare. E che la loro carriera, che ieri ha vissuto una giornata indimenticabile e bellissima (anche se Giulia ha perso, ma a 31 anni avere la soddisfazione di giocare nel tabellone principale di uno Slam la può capire solo chi l’ha sognata senza arrivarci), ne viva presto altre, Salvatore potrebbe già cominciare con Gilles Simon. Forte, esperto, tennista completo, ma sulla terra rossa forse più battibile che altrove.