da Parigi, il nostro inviato
Ogni match giocato sul campo numero uno vale sempre qualcosa in più rispetto all’incontro in sé. Gli “out” ristretti, l’ellisse perfetta che circonda il rettangolo di terra battuta, trasmettono le vibrazioni delle giocatrici in campo fino al pubblico che siede a pochi metri dai loro colpi. Non a caso questo campo sarà presto demolito…
Vibrazioni positive quelle di Amanda Anisimova, 17enne nata in New Jersey da genitori russi trasferitisi negli Stati Uniti per offrire ai propri figli migliori prospettive. Cittadina americana, in quanto legittimamente nata sul suolo di zio Sam: fosse nata in Italia, diciassett’anni che ha, non avrebbe ancora la nostra cittadinanza.
Vibrazioni e tremiti di rabbia di Aryna Sabalenka, grande esplosione del 2018 che non riesce però a confermare la bontà dei risultati della scorsa stagione. Tremiti di rabbia che si ripercuotono sulla battuta della 21enne bielorussa: perché Sabalenka è disastrosa per tutto il match al servizio, totalizzando ben otto doppi falli e riuscendo raramente a mettere in difficoltà l’ottima risposta della Asinimova. Che dal suo canto mette in mostra fondamentali di tutto rispetto, riuscendo in particolare col dritto a disinnescare la maggior potenza della sua avversaria e con il rovescio a infilarla spesso e volentieri in lungolinea. Alla bielorussa riuscirà di vincere un solo game in più della sfida di quattro mesi fa Melbourne, dominata – come oggi – da Anisimova.
Sabalenka, a tratti, pare avere bisogno di un campo da cricket per tenere dentro i suoi colpi, lamentandosi verso il proprio angolo spesso e sovente, colpendo con il palmo della mano le corde della racchetta ad indicare di non riuscire a controllare la palla. Quando poi riesce a trovare il campo dell’avversaria, Anisimova non cede di un passo, appoggiandosi ai suoi colpi e riuscendo anche a spostare la meno mobile bielorussa.
Il match point giunge dopo un’ora e 14 minuti con l’ennesimo doppio fallo della Sabalenka. Il successivo rovescio fuori sancisce un record di precocità, che di questi tempi di venerande età non guasta affatto: dai tempi di Serena, è la giovane a raggiungere il terzo turno qui a Parigi. Record che potrebbe essere superato solo qualora Anisimova raggiungesse i quarti di finale (Serena a 17 anni si fermò in ottavi). Ma guardando al tabellone, in un settore lasciato sgombro dal ritiro della Kvitova e senza teste di serie superstiti, beh, pare legittimo sognare.
In conferenza stampa Anisimova (che è già sicura di entrare nelle prime 50 del mondo, terza a riuscirci tra le giocatrici nate dopo il 2000, prim di lei Yastremska e la Andreescu) è molto meno emozionante che non in campo: “Sono molto orgogliosa di avere raggiunto un terzo turno e di avere ottenuto un primato simile”. “La vittoria di aprile (Bogotà d. Astra Sharma) mi ha dato fiducia. Quanto al tabellone, vivo giorno dopo giorno”. Si sbottona un minimo solo quando le viene chiesto se ci sono giocatrici che le forniscono ispirazione (oltre a Sharapova, cui ha già detto più volte di guardare con ammirazione): “In genere nessuno, ma dopo la sconfitta di Miami, ero molto delusa e negli spogliatoi venne a parlarmi Serena. Lo apprezzai molto”.
Proprio Serena Williams, come la ben più giovane connazionale, ha archiviato in due set la pratica del secondo turno. Nulla ha potuto la piccola Kurumi Nara, ben lontana dal raggiungere il metro e sessanta di altezza e dalla possibilità di intercettare la maggior parte delle sassate dell’ex numero del mondo. Che sonderà la consistenza delle sue stesse ambizioni contro Sofia Kenin, già al terzo turno da ieri in virtù del ritiro di Andreescu.
In conferenza stampa la fuoriclasse americana parla dell’episodio accaduto a Miami e raccontato poche ore prima dalla Asinimova. “Era entrata negli spogliatoi dopo la sconfitta ed era una scena spezza-cuore. Così ho lasciato anche io uscire le mie emozioni, come faccio con i miei amici, e mi sono avvicinata per parlarle. Non molte lo fanno. Forse non sono stata molto professionale e forse c’entra anche il fatto che sono una madre, ma mi sono sentita di farlo“.
Nel tabellone che a breve sarà composto di sole 32 tenniste, se ne contano ben nove che devono ancora compiere 23 anni. Le più ‘anziane’ appartengono alla classe 1997 e rispondono ai nomi di Naomi Osaka, Belinda Bencic e Aliona Bolsova Zadoinov e Veronika Kudermetova. La numero uno del mondo si è resa autrice di una grande rimonta contro Azarenka, la seconda ha domato la brevissima prosecuzione del match sospeso ieri contro Siegemund; la terza, progetto di ottima terraiola, ha approfittato del buco di tabellone per estromettere dal torneo Cirstea in due tie-break, e la quarta ha eliminato ieri Diyas. Nel 1998 sono nate Viktória Kužmová, fortunata ieri a raccogliere dopo appena quattro game i cocci di una Bertens pesantemente debilitata, e la già citata Sofia Kenin. Il 1999 è l’annata di Marketa Vondrousova, più vicina al rango di tennista vera che di speranza, che affronterà al terzo turno Suarez Navarro. Infine, a far compagnia ad Anisimova (2001) nel gironcino delle giocatrici non ancora maggiorenni c’è Iga Swiatek, interessantissima tennista polacca che diciotto anni li compirà proprio domani e nel frattempo si è concessa il lusso di spazzare via dal campo Qiang Wang, 16esima testa di serie apparsa del tutto inerme di fronte alle geometrie da terra battuta di Iga.
Insomma, complici anche le diverse defezioni di questi primi giorni, è un Roland Garros femminile che guarda al futuro con grande convinzione.