[9] F. Fognini b. F. Delbonis 6-4 3-6 6-3 6-3 (da Parigi, il nostro inviato)
Gli straordinari di Verdasco e Hoang fanno slittare l’inizio del match tra Fognini e Delbonis nel pomeriggio inoltrato. Il campo è il numero uno, quello più “caliente” e nel quale i tifosi sono più vicini ai giocatori. È l’ottavo confronto diretto tra i due, settimo su terra battuta, pavimento preferito per entrambi i giocatori. Fognini viene dal successo contro Seppi e soprattutto dall’ottima stagione da Montecarlo in avanti. Delbonis dal successo su Garcia Lopez, dalla semifinale a Ginevra, ma più in generale da un periodo di tennis non proprio felicissimo.
Fognini sceglie di rispondere ed inizialmente di farlo stando distante dalla linea di fondo. L’argentino sembra non voler dare peso al maggior rango del suo avversario ed inizia baldanzoso. Con il dritto Delbonis gioca bene in fase offensiva, ma dimostra anche capacità di non perdere campo nei recuperi cui Fabio lo costringe principalmente con il rovescio incrociato. Questo lo porta ad avere due palle break nel primo turno di servizio del nostro ed altre due nel successivo, tre delle quali annullate da Fognini ed una cancellata da uno smash in rete di Delbonis non impossibile. Il tema sarà costante nel corso del match: Delbonis regala poco. Le poche volte che lo fa (è umano…), Fabio ne approfitta, come nel quarto game quando Fabio va subito avanti di un break .
Partita ancora giovane e Fognini ancora incostante: gli errori sono numerosi di dritto e di rovescio. Si affacciano anche i falli di piede e Delbonis, meritatamente, alla sesta opportunità di strappare il servizio all’avversario, pareggia i conti. La sensazione è quella di un Fabio un po’ sorpreso della qualità dei colpi dell’argentino (“tira botte, tira solo botte”). Se però, malgrado tutti gli errori fatti, siamo ancora in partita è evidente che Fabio possegga il margine per venirne a capo. Quando Delbonis al servizio rientra dallo 0-30 nel nono game, la Babolat di Fabio dimostra di essere attrezzo davvero resistente a contatto col terreno. Un rovescio di Fabio giudicato male da Delbonis atterra sulla linea e siamo a set point. Siparietto da coaching puro con Barazzutti (“che faccio sulla seconda? Vado avanti o sto dietro?”), ma non gli servirà perché sulla prima di Delbonis la risposta è profonda, lo scambio dalla sua ed in 42 minuti set in cascina.
L’inizio del secondo è sonnecchiante. Viene risvegliato da un capitombolo di Fabio che in un recupero di rovescio ci cade davanti improvvisando le sabbiature col sacro mattone tritato di Port’ D’Auteil. La caduta fa male a Fabio, ma solo in termini di ritmo di gioco, perché due rovesci a rete ed una discesa punita da un passante di Delbonis offrono all’argentino palla break. Fognini persiste nel momento no, stecca in tribuna, Delbonis avanti. L’assenza di Fognini dal campo prosegue ancora qualche minuto, il tempo di portare Delbonis sul 5 a 1. Fabio riduce il gap lasciando andare un po’ il braccio ma Delbonis, al fin della fiera, si prende il set per 6-3.
“Cerca di fargli giocare sempre un colpo in più!” grida Barazzutti dagli spalti, mentre i moccoli di Fabio aumentano di frequenza prendendo di mira l’ispirato avversario “tira ai piccioni e fa i winners!”. I mantra in soliloquio di Fabio non riescono a riordinarne i pensieri. Gli errori sono ancora troppi (a titolo esemplificativo sono 18 i dritti sbagliati in due set) ma sono anche merito di un Delbonis tignosamente attaccato alla partita e per l’occasione anche cinico: palle break a casa Argentina non se ne falliscono più, e siamo sotto nel terzo set. Con le spalle che iniziano schiacciarsi contro il muro, Fabio inizia tirare fuori il meglio di sé. I gratuiti si rarefanno, Delbonis smette di sembrare il Soderling del 2009-2010 (affinità nella pala di dritto evidenti) mentre i piedi di Fabio cominciano a muoversi benissimo non solo nei recuperi laterali, ma anche nella ricerca della palla.
È uno spettacolo per sottili intenditori quello che si svolge a pochi metri dagli occhi del vostro umile cronista: Fabio inizia a muoversi alla ricerca dei colpi di Delbonis, aggredendoli e non subendoli, e quando riesce in quel passo in avanzamento, dalla parte superiore del suo corpo partono folgori tipo quelle che ha conosciuto Nadal a Montecarlo. L’inerzia di questo sporto bellissimo e crudele cambia. Ancora break per Fabio che usa la voce anche per gridare “alé!” ed esaltare un pubblico diviso a metà tra italiani e argentini, ma nel quale la componente francese è tutta per il nostro giocatore. Fabio non concede più nulla e chiude il set 6-3.
Al cambio campo si inizia a scrutare il cielo. Plumbeo, con nuvole basse che limitano la luminosità. Il lodevole Delbonis non intende recitare la parte di chi si arrende e punta a mandarci a casa col match sospeso, continuando a colpire come un martello. Nuovo mantra del nostro (“andiamo a caso!”) per evidenziare come a suo parere i colpi dell’argentino stiano dentro per casualità: ma in realtà il Federico avversario (non quello che abbraccerà stasera) merita ogni applauso per come riesce a tenere sulla corda Fognini. Sbaglia però le scelte tattiche nel quinto game Delbonis, avventurandosi a rete tre volte e ricavando un solo punto con una splendida stop volley in tuffo di dritto. La scelta appare più frutto dell’incapacità di sfondare dalla linea di fondo, ma finisce per esporre l’argentino ad un rischio eccessivo. C’e aria di pioggia e di break sul campo numero uno ed entrambi arrivano insieme, solo che le gocce sono poche mentre l’entusiasmo del pubblico a sostegno del taggiasco è di quelli buoni.
Fabio chiude poco dopo, quando il suo avversario appare per la prima volta nelle due ore e 24 di gioco in balìa di Fognini. Il dritto fuori dell’argentino lancia Fabio al terzo turno del Roland Garros ed alla caccia di una top ten raggiungibile con una serie ancora infinita di combinazioni possibili. Con Bautista-Agut si parte dai precedenti che dicono 6-3 per Fognini (3 a 1 sul terra battuta), e con la fiducia di poter andare ancora avanti. In conferenza stampa appare per primo Delbonis che riconosce i meriti dell’avversario: “La chiave è stata all’inizio del terzo set, quando Fognini ha cambiato gioco, è rimasto più dietro alla linea di fondo e mi ha costretto a muovermi e a correre di più. Poi nel quarto, dal game del break del 3-2 è stato più aggressivo e più rapido di me”.