Sabato la classe 2001 va in campo, il Court 1, a vivacizzare il torneo femminile già orfano di Karolina Pliskova e Kiki Bertens e, con loro, della lotta per il numero uno del ranking che resterà ancora in mano a Naomi Osaka a prescindere dal suo risultato al Roland Garros. Ecco, allora, un doppio come aperitivo, Stan e Grigor a riscaldare l’ambiente (e a incendiare palline, se continuano da dove l’oscurità li ha interrotti), poi si comincia a fare sul serio con la polacca Iga Swiatek opposta a Monica Puig e, dopo aver lasciato spazio a Khachanov e Klizan per accarezzare a modo loro il feltro giallo, si finisce con Amanda Anisimova che trova Irina-Camelia Begu.
Swiatek non può dirsi favorita in termini di classifica (il terzo turno le vale un virtuale n. 80 WTA), ma è sicuramente più lanciata e si presenta alla sfida il giorno dopo il suo diciottesimo compleanno forte di due 6-3 6-0, il secondo rifilato a Qiang Wang, 16esima del seeding. Dal canto suo, la venticinquenne campionessa olimpica, dopo una fugace apparizione in top 30 tre anni fa, è ora al n. 59, una zona di classifica su cui pare essersi fin troppo comodamente adagiata.
Ormai prima giocatrice di Polonia e perciò, suo malgrado, erede designata di Aga Radwanska, Iga è dotata di una buona mano, capace di lavorare efficacemente la palla con dritto e a suo agio sui campi in terra battuta, mentre il servizio è ancora da migliorare – caratteristica che, necessariamente vista l’età, la accomuna ad Amanda. Questo è il suo secondo torneo dello Slam dopo l’Australian Open, dove ha raggiunto il secondo turno da qualificata (sconfitta peraltro nettamente da una Camila Giorgi on fire) e le premesse – nonché le pressioni – per raggiungere agli ottavi una fra Halep e Tsurenko ci sono tutte.
Nata esattamente tre mesi dopo Iga, anche Amanda Anisimova affronta la propria sfida da favorita. Se tale responsabilità è stata ben gestita lo scorso aprile a Bogotà dove ha vinto il torneo senza incontrare top 100, vedremo come saprà gestire la situazione contro Begu, n. 116 WTA, in un evento incomparabilmente più importante. Come se non bastasse, il ritiro di Petra Kvitova ha aperto un varco nel tabellone tale che all’eventuale prossimo turno si giocherebbe un posto nei quarti contro la vincente fra Alexandrova (n. 58) e Bolsova (n. 137): un altro match alla sua portata. È stata proprio Petra, battuta nel 2018 a Indian Wells, a fermare Anisimova agli ottavi di Melbourne dopo che la diciassettenne si era sbarazzata di Aryna Sabalenka; la stessa Sabalenka che ha appena regolato in due set a Parigi.
Aggressiva da fondocampo con entrambi i colpi a rimbalzo che riesce a giocare in anticipo grazie a un ottimo timing, per trovare una prestazione definita dall’abituale e indispensabile scioltezza dovrà dimenticarsi della circostanza favorevole, ciò che sembra il vero ostacolo: certo più dell’avversaria e anche più della superficie che, per quanto Amanda abbia dichiarato di esserci cresciuta, prima di questa stagione non vedeva le suole a spina di pesce della statunitense da due anni (nel 2018 saltò i tornei in Europa per l’infortunio patito a Miami) e tutt’ora fatica a vederne le scivolate.