da Parigi, il nostro inviato
[1] N. Djokovic b. [Q] S. Caruso 6-3 6-3 6-2
Onorevole sconfitta di Salvatore Caruso, che oggi sul campo centrale del Roland Garros (non gremitissimo all’inizio, probabilmente anche per il grande caldo, ma che è andato riempiendosi via via) ha tenuto testa più che dignitosamente al n. 1 del mondo per più di due ore (“Qualche pulce nell’orecchio gliela ho messa all’inizio del secondo set” dirà un soddisfatto Caruso nel post match). Nella prima parte dell’incontro, la differenza l’ha fatta nei momenti cruciali la maggior qualità di Djokovic, che deve però anche ringraziare il suo servizio che lo ha tolto d’impaccio da un paio di situazioni pericolose (“Onestamente Caruso mi ha sorpreso, specie di rovescio si è dimostrato molto solido. Il punteggio non rispecchia l’andamento del match, è stata dura. Soprattutto nei primi due set”). Poi col passare dei minuti – come era logico aspettarsi – il fuoriclasse serbo ha man mano preso il sopravvento, senza però poter mai abbassare la guardia, dato che il tennista di Avola ha lottato fino alla fine, cedendo un po’ solo negli ultimi game, probabilmente anche per la stanchezza accumulata qui a Parigi (questo era il suo sesto match, qualificazioni comprese).
Djokovic raggiunge così per la 13esima volta in carriera gli ottavi del Roland Garros, ad un’incollatura dai due recordman, che – tanto per cambiare – sono i suoi eterni rivali, Roger Federer e Rafa Nadal. Anche lui senza brillare particolarmente, anche se rispetto all’altro grande favorito a Nadal continua ad avere uno “zero” nella casella dei set persi. Ma, come spesso si dice, in uno Slam le carte si scoprono nella seconda settimana del torneo: cercheremo perciò di capire già da lunedì se sono migliori quelle di Nole (che ha un avversario di un certo spessore come il top 50 tedesco Jan-Lenard Struff, che ha battuto 11-9 al quinto il n. 13 del seeding Borna Coric– letteralmente furioso per la sconfitta, da quanto ci hanno detto i colleghi croati che lo hanno intervistato, anche se a parole si è trattenuto, dicendo che match così si possono vincere o perdere -) o quelle di Rafa (il cui impegno appare molto più morbido, il n. 78 del mondo Londero).
Finisce invece qui l’avventura parigina di Salvatore Caruso, ma da questa esperienza l’allievo di coach Paolo Cannova porterà sicuramente con sé una notevole dose di autostima e nuove certezze sul suo tennis. Perché un giocatore che da fondo ha dominato Simon come ha fatto lui ed oggi ha tenuto il campo per più di due ore contro Novak Djokovic, merita sicuramente quella top 100 che adesso dista solo una ventina di posizioni.
LA PARTITA – Si iniziava e Caruso era subito in difficoltà, trovandosi a dover annullare una palla break nel secondo gioco. Ci riusciva, ma al turno di battuta successivo ne doveva affrontare altre due e la seconda era quella buona per Nole. Si vedeva che il serbo aveva studiato, come aveva preavvisato in conferenza stampa: Nole impostava lo scambio da fondo per linee centrali in attesa che una palla un po’ più corta e non ben angolata del siciliano gli desse l’opportunità di prendere l’iniziativa. Ma anche Caruso aveva fatto i compiti a casa e non si lasciava intimidire – non così scontato se ci è permesso sottolinearlo: non è proprio cosa di tutti i giorni affrontare sul campo principale di uno Slam il numero 1 del mondo (“Me la sono goduta tutta in realtà“) – dalla partenza del 32enne belgradese, tanto che nel quinto gioco spingendo con grande aggressività sulla diagonale dritto sorprendeva Nole e si procurava due palle dell’immediato contro break.
“Vai Sabba” e “Forza Salvatore” si sentiva urlare dalle tribune, non troppo piene in questo caldissimo (beh, ci voleva…) primo pomeriggio parigino. Ma il serbo, supportato dal servizio, rimetteva subito le cose a posto. “Sabba” non si scomponeva e continuava per la sua strada, facendo assolutamente match pari da fondo campo, tanto che non appena Djokovic aveva un inaspettato passaggio a vuoto con il suo celeberrimo rovescio, doveva di nuovo aggrapparsi alla prima di servizio per annullare altre due palle break all’italiano nel settimo gioco e poi per rimontare un pericoloso 0-30 prima di chiudere il set 6-3 in 47 minuti. Il set in assoluto più lungo giocato da Djokovic nel torneo sino a quel momento a testimonianza di quanto lo stesse impegnando il 26enne tennista siciliano.
Il secondo set iniziava come quello precedente, con l’italiano che rischiava subito di perdere il servizio, ma riusciva ad annullare le due palle break a sfavore. Se nel turno precedente aveva battuto uno dei maestri, Gilles Simon, qui Caruso si trova davanti a un professore di Harvard (parafrasando Mourinho) dei contrattaccanti da fondo. Ma il punto che il tennista di Avola otteneva dopo uno scambio infinito da fondo campo (con un “ooohhh” di ammirazione del pubblico quando i due giocatori si erano incanalati in un palleggio pesantissimo sulla diagonale del dritto) valeva, se non una laurea honoris causa, sicuramente un diploma di merito. “Djoker” però – dopo un “Ajde” di disappunto per un errore da fondo, a dimostrazione dei fastidi che gli stava procurando l’italiano – aveva iniziato a mischiare un po’ di più le carte da fondo, attingendo al suo vasto repertorio in fatto di rotazioni, altezze, velocità. Break a favore del campione serbo nel quinto gioco e l’urlo di frustrazione di Caruso dopo un errore nel game successivo, faceva capire che il n. 147 del mondo ora faticava a reggere il passo del 15 volte campione Slam.
Djokovic adesso comandava il gioco (“Mi sono abituato al suo gioco“) e Caruso era costretto a fare il tergicristallo in diverse occasioni. Altro break per Djokovic nel nono gioco e anche il secondo set è appannaggio del serbo, con il punteggio di 6-3. Ma c’erano voluti comunque altre tre quarti d’ora! “Sabba” era in difficoltà, però aveva deciso di complicare la vita al suo grande avversario sino alla fine, tanto che costringeva Nole ad annullare una nuova palla break all’alba del terzo parziale. E ancora annullava orgogliosamente due palle break nel quarto gioco per rimanere in carreggiata. Erano però le ultime cartucce di Caruso (“Quello che mi ha impressionato di Djokovic? La costanza di rendimento, non è mai sceso di livello“), che cominciava a pagare la stanchezza dei sei match giocati qui a Parigi: Djokovic saliva di livello e con un parziale di sedici punti a due chiudeva 6-2 l’ultimo parziale in poco più di due ore di gioco.
Il finale un po’ scarico non inficia per nulla però il giudizio sulla bella prestazione di Salvatore Caruso, che da questo terzo turno Slam potrà ripartire con rinnovate ambizioni (“Torno a giocare i Challenger per adesso, ma spero presto di salire di livello. Magari già questa estate, con la classifica che avrò dopo Parigi potrei entrare direttamente in qualche main draw 250”). Djokovic invece infila la 27esima vittoria Slam consecutiva ed il sogno di essere il secondo tennista della storia del tennis maschile, dopo Rod Laver, a detenere per la seconda volta tutti e quattro i titoli Majors contemporaneamente continua. Rafa Nadal permettendo, ovviamente.