Il derby svizzero che ha aperto il programma maschile dei quarti di finale aveva uno spettatore particolarmente interessato. A Fabio Fognini bastava infatti un successo di Roger Federer contro Stan Wawrinka (22 a 3 i precedenti prima della sfida odierna) per entrare aritmeticamente in top 10. E Roger, sfidando ogni legge del tempo, si è permesso di battere il connazionale, centrare l’ottava semifinale al Roland Garros – dove sfiderà Nadal per la 39esima volta, ma questa è un’altra storia – e contestualmente regalare l’ufficialità della top 10 a Fognini.
Il ligure diventa così il terzo italiano (di sesso maschile) dell’era open a entrare in top ten, 40 anni dopo Corrado Barazzutti (numero 7 nel 1978) che era stato preceduto da Adriano Panatta (numero 4 nel 1976, l’anno in cui vinse Internazionali d’Italia e Roland Garros). Prima dell’avvento dei computer ci erano riusciti De Morpurgo, De Stefani e Mulligan (secondo le classifiche non ufficiali stilate dal giornalista inglese Wallys Myers) e soprattutto Nicola Pietrangeli, numero 3 nel 1959 e nel 1960 secondo l’insindacabile giudizio di Lance Tingay, anche se all’epoca di Pietrangeli non c’erano i giocatori professionisti. Tornando in era open ed estendendo il discorso anche alle donne si aggiungono i nomi di Errani, Schiavone, Vinci e Pennetta; dunque Fognini è il settimo atleta italiano a entrare tra i primi 10 tennisti del mondo.
Una rincorsa iniziata, idealmente, il 31 marzo 2014, quando a seguito del titolo di Vina del Mar, della finale di Buenos Aires e dei buoni risultati di Indian Wells e Miami (doppi ottavi di finale) si era issato sino alla 13esima posizione del ranking, iniziando a covare i primi propositi di top 10. Un obiettivo ripreso in mano con maggiore convinzione a fine 2018, stagione chiusa ancora al 13esimo posto. Quindi le difficoltà di inizio 2019, le precarie condizioni fisiche e poi la settimana di Montecarlo che ha cambiato tutto. A Parigi sono serviti gli ottavi di finale e la complicità del forfait di Isner, dell’uscita prematura di del Potro e infine della vittoria di Federer ai danni di Wawrinka, l’unico che avrebbe potuto sopravanzare Fabio vincendo il torneo.
Eppure, nonostante il traguardo appena raggiunto, la sconfitta agli ottavi contro Alexander Zverev – battuto ad aprile a a Montecarlo – lascia tracce di rammarico pensando al primo set spaziale e alle occasioni (quattro palle break) sprecate nel secondo, quando l’inerzia della partita si è spostata a favore del tedesco. “Ho sbagliato un calcio di rigore“, ha commentato sorridendo con amarezza ai microfoni di Sky.
“Probabilmente in quelle circostanze sono stato troppo prudente – l’analisi riportata dal sito della Federtennis – non ho rischiato, non sono andato a prendermi il punto. Di occasioni ne ho avute, avrei dovuto sfruttarle meglio. Ma vanno fatti i complimenti al mio avversario, oggi quando tirava la prima la sentivo, facevo fatica a rispondere. Dopo quelle quattro palle break nel secondo set ho perso un po’ la misura dei colpi e lui mi è scappato. Ho ritrovato il ritmo giusto nel quarto, che ho perso per dei dettagli. E quando giochi un match così equilibrato contano tanto”.
Adesso è tempo di riposare e di recuperare energie, tirando le somme della positiva stagione su terra, resa tale dal trionfo di Montecarlo nel primo Masters 1000 vinto in carriera. “Nel Principato c’è stata la svolta, non avevo mai conquistato un torneo così importante. In Australia avevo giocato bene, poi per due mesi quasi non ho vinto più una partita anche se in allenamento mi sentivo bene. Dopo Montecarlo ho perso tre partite con giocatori che mi stanno davanti in classifica, Thiem a Madrid, Tsitsipas a Roma e qui a Parigi con Zverev“.
Nel mirino c’è ora la parentesi su erba. “Una superficie che non amo – ha ribadito Fognini senza troppi giri di parole -, in ogni caso andrò a Wimbledon una settimana prima, senza disputare tornei di preparazione“. Per un top 10 la gestione delle energie è fondamentale, ed è questa la nuova strada che Fabio dovrà imparare a percorrere se vuole rimanere così in alto.