La sfida infinita è basata anche su un rispetto reciproco consolidato negli anni. Quello maturato insieme alla carta d’identità. Federer-Nadal è anche un continuo scambio di visioni sul tennis e sulla vita che ha accompagnato i 38 incroci tra i due fenomeni contemporanei. Il sito ATP ha ripescato alcune dichiarazioni celebri di entrambi, a partire dal 2004.
Proprio in quell’anno a Miami i due si trovarono di fronte per la prima volta. Doppio 6-3 per Nadal, che commentò così: “Se avesse giocato il suo miglior tennis, non avrei avuto alcuna possibilità. Invece io ero al top e lui non ha dato il suo meglio, quindi ho potuto vincere“. Solo dodici mesi più tardi, sugli stessi campi, Federer si prese la rivincita in finale.
Nel 2007, dopo essersi divisi le coppe di Roland Garros e Wimbledon, Federer non lasciò scampo al maiorchino nella semifinale del Masters londinese. “Se gioca al 100 per cento fa un altro sport, è impossibile fermarlo“, l’ammissione di uno sconsolato Nadal dopo aver raccolto appena cinque game.
Sempre ritrovandosi all’evento londinese di fine stagione, tre anni più tardi, Rafa descrisse così quello che a suo dire non si poteva definire un vero e proprio antagonismo. “Il nostro rapporto è migliorato passando sempre più tempo insieme, non solo in campo ma anche fuori nell’ATP Player Council. I momenti passati insieme nel circuito non mi fanno pensare a lui come un rivale“.
La finale dell’Australian Open 2017 premiò Federer dopo un’entusiasmante battaglia di cinque set, al termine della quale Nadal scelse si soffermarsi sulla differenza di stili. “È ciò che rende le nostre partite speciali ed entrambi, con il nostro tennis differente, riusciamo comunque ad avere successo. È una rivalità (termine stavolta sdoganato, ndr) di cui si parla anche al di fuori del mondo del tennis e che porta benefici a questo sport“. Siamo già nella fase contemporanea dell’epopea, quella della striscia di cinque successi consecutivi di Federer tutti sul veloce. In quella stessa occasione, lo svizzero definì Nadal “uno che abbina la grinta a colpi unici, che nessun altro ha“. L’elogio arrivò a toccare anche l’aspetto mentale e fisico: “Ha l’abilità di reggere un livello di gioco alto per settimane, mesi, anni. Dopo ogni infortunio è sempre tornato, facendo sembrare facili cose che non lo sono. Non esiste il pareggio nel tennis, ma sarei stato felice di pareggiare con Rafa questa partita“.
Dopo la finale vinta a Shanghai, nell’ottobre 2017, al campione di Basilea venne chiesto se avesse l’obiettivo di raggiungere e superare Nadal nel conteggio delle vittorie negli scontri diretti (a oggi, 23-15 per il maiorchino). “Non succederà – le parole del venti volte trionfatore Slam -, non abbiamo abbastanza anni nel circuito a disposizione e non posso pensare di vincerle tutte, quando ci sfidiamo“. Gli stimoli che si sono dati l’un l’altro hanno anche fatto la differenza: “Sono felice anche per quando ho perso contro di lui, perché è l’avversario che mi ha fatto più migliorare, facendomi rielaborare il mio gioco e gli allenamenti. Non dico che sono qui a ringraziarlo, ma mi è stato molto utile“.
Solo tre mesi fa, a Indian Wells, Nadal si ritirò prima dell’attesa semifinale: “Siamo diversi nella personalità e nel modo di giocare – si congedò Roger – eppure entrambi abbiamo trovato un modo per eccellere. In campo e per tutto quello che abbiamo fatto per il circuito, il percorso insieme a Rafa è stato davvero bello in questi anni“.
E non se ne vede ancora la fine, per fortuna.