Sgombriamo subito il campo da possibili equivoci. È solo ‘colpa’ di Nicola Kuhn se Mischa Zverev non sta entrando in zona record, ma il suo bilancio nel Tour sta comunque diventando fonte di interesse: una vittoria negli ultimi 18 incontri.
Il record in questione riguarda le sconfitte consecutive a livello di circuito maggiore e il poco invidiabile primato appartiene a Vincent Spadea con 21 incontri di fila persi tra il 1999 e il 2000, interrotti dalla vittoria a Wimbledon contro Greg Rusedski per 9-7 al quinto set. Seguono il kazako Andrey Golubev con una striscia di 18 nel 2011 e Donald Young con 17 l’anno successivo. Oltre a questi specialisti, chiunque può incappare in un periodo buio, spesso inaspettato, in cui sembra improvvisamente diventato impossibile vincere un match: ricordiamo per esempio Pablo Cuevas nell’anno successivo al suo best ranking (n.19).
Per quanto riguarda i tabelloni principali, l’ultima volta che Mischa ha trasformato un match point resta quella del 14 agosto 2018 al Masters di Cincinnati contro Damir Dzumhur. Solo sconfitte nel prosieguo della scorsa stagione, lasciando democraticamente strada anche ad avversari non irresistibili – considerando tali coloro che non rientrano nella top 100 – come Yannick Maden e Ruben Bemelmans.
Dopo la nascita del figlio, per sua stessa ammissione la voglia di giocare non era tanta (”avrei preferito starmene a casa”), ma la classifica gli permetteva di entrare nei tabelloni principali del Tour. Così, nessun cambio di rotta all’orizzonte nel 2019 e l’approdo al secondo turno restava un miraggio. Fino a Miami. Nel secondo appuntamento del Sunshine Double, tutto stava filando liscio contro il numero 255 ATP Nicola Kuhn: sotto di un set e 2-5 con doppio break nel secondo, il fratello meno famoso di casa Zverev (tipo Kevin Dillon, però forse il migliore del Tour quando si tratta di volleare da zone di campo molto complicate) era pronto a incassare l’undicesima sconfitta consecutiva.
Nel giorno del suo compleanno, però, lo spagnolo nato a Innsbruck confonde i ruoli e diventa lui il portatore di regali, non sfruttando otto match point in due turni di servizio e cedendo cinque giochi consecutivi. Nulla sarebbe ancora perduto – e, infatti, è Mischa a perdere per primo la battuta – se non fosse che il freschissimo diciannovenne collassa poco dopo sul campo in preda ai crampi e viene portato fuori a braccia sul punteggio di 2 pari.
Momentaneamente azzerato il conteggio, Zverev senior ritorna alla sconfitta già al turno successivo e si presenta alle qualificazioni di Halle con il pallottoliere a quota 7 e un bilancio stagionale complessivo dei set di uno (quasi due?) vinto e 27 persi. Anche se scherzosamente si può dire che valga doppio, non può essere preso in considerazione l’incontro al primo turno del tabellone cadetto di Montecarlo contro Julian Ocleppo, che è sì figlio d’arte di un top 30 (Gianni), ma a referto resta quel n. 620 ATP (senza classifica la settimana precedente) che batte Mischa con un doppio tie-break. Mentre Julian si avvia ad entrare nei primi 400 del mondo, l’inevitabile discesa in classifica che gli impedirà l’accesso ai main draw restringe il margine del tedesco nato a Mosca per dare l’assalto a un record che dura ormai da troppo tempo.
Gli attenti organizzatori del torneo di Stoccarda gli avevano concesso una wild card e, anche sulla superficie dove vince metà delle volte, il fratellone di Sascha non era stato capace di invertire la tendenza raccogliendo tre giochi all’esordio contro Tsonga. Ad Halle, finalmente, torna a vincere un incontro (chissà come si è sentito l’avversario, il sudafricano Lloyd Harris), ma è solo il primo turno di “quali” e, il giorno dopo, Andreas Seppi gli nega la possibilità di giocarsi un match valido per le statistiche.
Allora, se riuscirà a mettere in campo qualcosa di più rispetto a quanto fatto nei 52 minuti tedeschi contro Andreas, potrà sempre (ogni tanto…) superare le qualificazioni e, magari con qualche altra wild card, lottare per la conquista di un primato da cui solo la sfortuna lo ha momentaneamente allontanato, ma che merita non fosse altro che per il titolo di apertura che lo aspetta: la striscia di Mischa.