Dieci successi sull’erba in altrettante partite. Da quando si gioca sui prati, in questo 2019, Alison Riske non ha mai perso e ha alzato due trofei in altrettante settimane: l’ITF di Surbiton, superando in finale Magdalena Rybarikova, ma soprattutto il Libema Open di ‘s-Hertogenbosh dove ha rimontato un bagel alla padrona di casa (e grande favorita) Kiki Bertens. Il successo in Olanda, primo in carriera su erba, ha restituito la top 50 alla statunitense che è stata 36 del mondo nel 2017. Enorme il divario di rendimento rispetto alla primavera su terra: zero successi e quattro ko al primo turno tra Madrid, Roma, Norimberga e il Roland Garros. Poi la rinascita.
La ventottenne di Pittsburgh è arrivata così a Mallorca a vele spiegate, proponendosi per il ruolo – sempre più inconsueto – di specialista dell’erba. Un fattore da considerare, in una stagione dalle gerarchie più che mai fluide (ben 25 vincitrici su un totale di 29 tornei). Nella parte alta del tabellone, può andare a incrociare la campionessa in carica di Wimbledon (e testa di serie numero uno) Angelique Kerber.
Un anno fa, Riske si fermo ai quarti proprio a ‘s-Hertogenbosh per poi replicare lo stesso risultato, sette giorni più tardi, a Mallorca. A Wimbledon arrivò però lo stop al secondo turno, sprecando un set di vantaggio contro Belinda Bencic. Il suo miglior risultato ai Championships rimane il terzo turno, raggiunto per tre volte (nel 2013, 2014 e 2017). Sempre sul verde, nel 2016 a Nottingham si fermò soltanto in finale contro Karolina Pliskova. Una latente simpatia, quella tra la statunitense e i campi verdi, diventata proficua frequentazione nelle ultime settimane.
In una stagione su erba in cui è grande l’attesa per Ashleigh Barty e per la sua varietà di colpi, Riske (a fari spenti) lancia la sua candidatura da outsider. Quella che, nella prima settimana di Wimbledon, tutte le big vorrebbero evitare.