Sloane Stephens e Madison Keys
Tre giocatrici sono riuscite a raggiungere almeno i quarti di finale del Roland Garros sia nel 2019 che nel 2018. Sono Simona Halep, Sloane Stephens e Madison Keys. Le statunitensi dopo la finale e la semifinale dello scorso anno hanno ormai dimostrato di essere a loro agio sulla terra parigina. Per ragioni tecniche differenti, ma che comunque permettono di valorizzare le loro caratteristiche.
Sloane fa leva sulla eccezionale mobilità e capacità di coprire il campo (sia in orizzontale che in verticale) per proporre il suo gioco articolato che alterna scambi in contenimento ad improvvise accelerazioni. E in più sulla terra pesa meno la relativa efficacia del servizio, che nelle ultime stagioni ha forse perso di incisività, tanto che oggi un po’ troppo spesso si trasforma in una discreta rimessa in gioco. Madison invece approfitta dei tempi di gioco un po’ più lenti della terra per valorizzare al massimo l’ampia apertura del dritto. E se riesce ad aggiustare il mirino, il suo dritto è sicuramente una delle armi più devastanti di tutto il circuito.
A Parigi la miglior partita di Stephens è stata quella contro l’ex campionessa 2016 Muguruza: Sloane ha gestito senza particolari problemi la pesantezza di palla di Garbiñe e così ha finito per evidenziarne i problemi determinati dalla attuale poca affidabilità del dritto.
Superato questo scoglio, sembrava la netta favorita per tornare in finale, visto che nella sua parte di tabellone erano ancora in corsa la testa di serie 26 Konta, la 31 Martic e la sorpresa Vondrousova. E invece a “sopravvivere” è stata proprio Marketa, mentre Stephens si è fermata nei quarti contro una Konta in giornata strepitosa (vedi prima).
Anche Keys si è fermata ai quarti, battuta dalla futura campionessa Ashleigh Barty (6-3 7-5). Madison negli Slam sta trovando una continuità davvero degna di nota. Dagli US Open 2017 ha infilato questa sequenza di risultati: Finale, Quarti di finale, Semifinale, Terzo turno, Semifinale, Quarto turno, Quarti di finale. In pratica se si esclude la sconfitta contro Rodina a Wimbledon 2018 ha sempre come minimo raggiunto la seconda settimana degli Slam. Ricordo che Keys ha compiuto 24 anni il 17 febbraio scorso, quindi ha potenzialmente davanti a sé ancora tanti anni di carriera.
Sicuramente soffre nel controllare la pressione psicologica nei match importanti, ma continuo a pensare, forse testardamente, che anche per lei possa arrivare lo Slam in cui gli astri si allineano nel modo giusto, fino all’ultima partita. E se trovasse la giornata giusta in una finale, allora in pochissime potrebbero fermarla.
Simona Halep
Simona Halep, campionessa della edizione 2018 era considerata la prima favorita dai bookmaker, anche se si presentava a Parigi con risultati al di sotto dei suoi standard: per la prima volta dal 2011 senza alcun torneo vinto in stagione, e con la perdita della leadership nella classifica WTA. Il tutto sintetizzato dal settimo posto nella Race.
Al Roland Garros aveva l’occasione di tornare la prima protagonista, e invece anche a Parigi è stata lontana dal miglior rendimento. Ha lasciato per strada un set contro Tomljanovic e Linette, mentre sembrava essersi messa in carreggiata con i due netti successi contro Tsurenko e Swiatek. Invece, come detto, è stata sovrastata da una ispiratissima Anisimova nei quarti di finale (6-1 6-4), concludendo l’impegno francese anzitempo.
Dodici mesi fa Halep conquistava il suo primo Slam e con quel titolo dava un senso differente alla carriera, e anche al suo numero 1 del mondo. Oggi rimane in Top 10 (numero 8 nel ranking e nella Race) e il rendimento complessivo 2019 (27 vinte, 9 perse) non è nemmeno così deficitario. Però manca l’acuto nelle occasioni importanti.
Il finale di 2018 per lei non è stato semplice a causa dei problemi alla schiena che l’hanno obbligata al forfait al Masters. In più c’è stato il divorzio dallo storico coach Darren Cahill, per scelta di Cahill stesso. È difficile quantificare quanto abbiano inciso sul rendimento del 2019 questi problemi, sta di fatto che Simona si avvia a compiere 28 anni (è nata il 27 settembre 1991) e da dietro le più giovani spingono per prendere il suo posto.
Prima del torneo aveva dichiarato che, dopo aver vinto uno Slam e essere stata numero 1 del mondo, tutto quanto sarebbe venuto sarebbe stato un bonus, un di più. (“Doesn’t matter anymore what is going to happen. Everything comes now, comes as a bonus”).
Potrebbero essere affermazioni diplomatiche ma, se questa è la sua autentica idea, il rischio è quello di andare incontro a problemi di appagamento. Definirla in crisi sarebbe eccessivo, direi piuttosto che al momento va considerata “sotto osservazione” sul piano sportivo. Ma la stagione non è ancora finita, e non è detto che, con meno pressione rispetto ai match su terra, Simona non possa fare bene tra Wimbledon e gli US Open.
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