dal nostro inviato a Londra
L’erba ha gerarchie tutte sue, assortite senza doverne rendere conto a nessuno. Come conferma anche il particolare calcolo del seeding di Wimbledon, che avrà luogo lunedì, nei trenta giorni sui prati i valori di cui tenere conto vanno rivisti: chi sarebbe favorito altrove finisce per dover calibrare il suo tennis da capo, col rischio di qualche scivolone (figurato o letterale).
A piazzare il secondo bel colpo della giornata dei Fever-Tree Championships, iniziata invece l’inatteso successo di Schwartzman, è stato proprio uno degli erbivori esemplari, Nicolas Mahut. Il francese è tra gli ultimi predatori da tennis su prato, quelli che escono dalla tana giusto un mese l’anno, per annusare la loro primavera e magari creare un po’ di scompiglio. Come oggi, quando una volée dopo l’altra, partendo dalle qualificazioni grazie a una wild card (è numero 191 ATP, prima del Roland Garros era addirittura fuori dai primi 250), è arrivato a battere Stan Wawrinka sul campo centrale del Queen’s Club.
È stato necessario il tie-break finale per stabilire un vincitore, ma l’incontro è stato deciso dai dettagli, non dal caso. Il tennis elegante con cui Mahut ha sfilato secondo e terzo set ha ricordato i colpi di cesoia di un giardinere, con la differenza cruciale che nessuna delle giocate del trentasettenne di Angers è stata mai fine a se stessa: giocando di chip and charge nei momenti cruciali ha confezionato gli unici due break del suo incontro, fiondandosi verso la rete in risposta sul 6-5 nel secondo parziale e soprattutto sul 4-5 in quello decisivo, con lo svizzero a servire per il successo. E nel gioco decisivo non si è tirato indietro.
“Non mi sono dato per vinto e ho continuato a giocare sempre meglio. Sono così felice di poter giocare su questo campo, è uno dei più belli sui quali abbia mai giocato” ha detto un emozionato Mahut, che ai quarti di finale affronterà il connazionale Gilles Simon. Il suo amore per il Queen’s rimane inalterato, nonostante il titolo sfuggitogli per un solo punto contro Andy Roddick nel 2007, dopo aver battuto Nadal. Era la sua prima finale nel circuito: qualche settimana dopo ne sarebbe arrivata una seconda e poi quattro titoli, sempre sull’erba, l’unica superficie davvero sua nonostante una strepitosa carriera in doppio.
Tutt’altra storia invece per Wawrinka, che l’erba continua a non digerirla nonostante la recente aggiunta di Dani Vallverdu al proprio team. “Ci sono molte cose che potrei fare meglio” aveva spiegato in proposito, “abbiamo deciso di iniziare qui perché in questo periodo rimango a Londra un mese intero, ma è un investimento per il futuro”. Il successo di mercoledì contro Daniel Evans era parso un segnale incoraggiante, considerato che quest’ultimo veniva da due settimane di vittorie; poche ore dopo invece si è riconfermato il trend negativo: lo svizzero non vince due incontri consecutivi sull’erba addirittura da Wimbledon 2015.
Allargando la lente il dato non migliora: il bilancio della carriera finora dice ventinove vittorie e altrettante sconfitte, che ricordano come quello londinese rimanga lo Slam mancante dalla bacheca di Stan the Man. Bacheca del tutto priva di titoli su prato: l’unico trofeo è il piatto di consolazione ricevuto per il secondo posto a ‘s-Hertogenbosch, nel 2013. Quel giorno, come oggi, a superarlo era stato Mahut.
Risultati:
Secondo turno
[1] S. Tsitsipas b. J. Chardy 4-6 7-6(0) 7-6(4)
[8] F. Auger-Aliassime b. N. Kyrgios 6-7(4) 7-6(3) 7-5
[WC] F. Lopez b. [3] J. M del Potro W/O
[6] M. Raonic b. [Q] A. Bedene 6-3 7-6(3)
D. Schwartzman b. [5] M. Cilic 6-4 6-4
[4] D. Medvedev b. L. Pouille 7-6(9) 6-7(5) 6-4
[Q] N. Mahut b. [7] S. Wawrinka 3-6 7-5 7-6(2)
G. Simon b. [2] K. Anderson 6-1 4-6 6-4
Primo turno
[1] S. Tsitsipas b. K. Edmund 6-3 7-5
N. Kyrgios b. [LL] R. Carballes Baena 7-6(4) 6-3
[8] F. Auger-Aliassime b. G. Dimitrov 6-4 6-4