M. Berrettini b. [3] K. Khachanov 6-2 7-6(4) (da Halle, il nostro inviato)
Non si ferma più Matteo Berrettini. Karen Khachanov (numero 9 del ranking ATP) si arrende nuovamente al cospetto dell’azzurro (sono tre le sconfitte del russo su tre incontri giocati, compreso quello della settimana scorsa a Stoccarda). 6-2 7-6 per Matteo che conquista così l‘ottava vittoria consecutiva e adesso in semifinale sfiderà David Goffin (non ci sono precedenti).
IL MATCH – Braccio di pietra, mano di velluto, testa fine e attributi in titanio. Dovete concederci anche l’ultima qualità per descrivere Matteo Berrettini, perché è la più significativa nelle vittorie di ieri contro Seppi e di oggi con Khachanov. Ieri ha incontrato un avversario orgoglioso, esperto e molto efficace nell’attuare il suo piano, ha saputo soffrire sull’orlo del baratro per poi girare il match senza più girarsi indietro. Oggi è stata tutta un’altra partita. La tds n.2 è stata dominata per quasi un’ora su tutti i fondamentali, quasi su tutti i punti. Il 4-0 dopo una ventina di minuti è eloquente.
Poi ha contenuto il cambio di registro alla battuta di Khachanov, che per trovare la prima ha ridotto la potenza e aumentato la precisione, ma è servito solo per non prendere il bagel. Il n.9 del mondo nel secondo set saliva di livello ma i suoi errori restavano sopra il limite. A quel punto il ventitreenne romano di padre toscano e nonna brasiliana avrebbe avuto tutto il diritto di chiedersi perché non fosse già davanti ai giornalisti a commentare la semifinale di domani, invece di essere ancora lì a soffrire, dato che sullo 0-1 e servizio aveva appena dovuto annullare ben tre break-point.
“Hai ragione – ci dice Matteo in una mixed zone finora mai così frequentata (l’azzurro aveva già fatto l’intervista TV e poi risposto a cinque o sei domande in inglese della stampa estera, in gran parte tedesca visto che il campione di Stoccarda potrebbe sfidare Zverev in semi) – ma anche questa qualità mentale va allenata. Sono stato in grado di farmi scivolare addosso le chances che ho avuto. Non ti puoi permettere di pensare ai punti già giocati. Viene naturale pensare ‘dovrei aver già vinto e ora ho una palla break da annullare e rischio di perdere’, ma questo è il tennis. Il set poteva tranquillamente girare dalla sua parte. Bisogna abituarsi perché non sempre quando si gioca meglio si hanno più chanche. È una cosa che si allena, la sto allenando tuttora e i miglioramenti li vedo già da un po’”.
Nel secondo set infatti il russo è più insidioso e non si limita a tirare a tutta, in particolare il suo servizio ora è molto più vario, piazzato ed efficace. Sul 2 pari Berrettini va sul 15-40 in seguito a una brutta stecca di Khachanov, ma il russo annulla le due palle break mostrando anche coraggio con un serve&volley. Dalle tribune, piene anche se non del tutto (ma lo saranno al match successivo con Zverev), sentiamo qualche “forza Matteo, daje!”, i supporter italici sono pochi ma buoni. L’azzurro entusiasma il pubblico con due perle sul servizio dell’avversario: una demivolée a rete (più simile a un cucchiaio alla Totti, che avendo dato l’ultimo addio ha bisogno di un sostituto in Roma…) e una volée di dritto al bacio.
Matteo deve però, a dimostrazione che un top ten non muore mai, annullare un altro break-point sul 4-3 30-40: lo fa con un ace a 200 all’ora all’incrocio delle righe. Non sempre dobbiamo trattenerci, el nino tienes los huevos. Sul 5-4 Khachanov il pubblico applaude e incoraggia ripetutamente il russo, sperando logicamente di vedere anche il terzo set, ma non è coordinato col deejay, che spara in stereo diffusione “tu vo’ fa l’americano, ma sei nato in Italì”… Il tie-break si decide sul 2-1 Berrettini, che piazza il minibreak con un gran vincente di dritto lungo linea che termina sulla riga, poi porta in porto la vittoria con la sicurezza di un campione esperto.