Lui ci ha preso gusto. E il circuito del doppio gongola, in prospettiva di un’estate diversa dalle altre: riflettori puntati addosso, altro che la solita marginalità. C’è la firma di Andy Murray su una delle vicende più appassionanti di questi giorni. Il ritorno sulla scena già di per sé prodigioso per la tempistica – poi addirittura vincente, nella foto da copertina con Feliciano – gli ha suggerito di cavalcare l’onda. L’ipotesi di rientrare in singolare allo US Open, per quanto complicata, non sembra più utopia. “Potenzialmente mi sembra il posto giusto (ci ha vinto il primo Slam, nel 2012, ndr), però non voglio mettermi pressione o creare aspettative“.
Ma è la prospettiva più immediata ad attirare l’attenzione: il giardino di casa, Wimbledon, lo vedrà certamente protagonista insieme a uno specialista del calibro di Pierre-Hugues Herbert, per l’occasione (la seconda, dopo il Roland Garros) separato dallo storico compagno Nicolas Mahut. Il fattore Murray, evidentemente, ha spostato gli equilibri. Se l’erba di Church Road si pensava potesse essere la pista per l’ultimo giro di valzer, l’aria che tira è invece quella di un improvviso rilancio di carriera. Con la vista sul medio termine, quantomeno a livello di motivazioni.
Giova ricordare che nessun tennista di primo livello, con una protesi impiantata nell’anca, ha ripreso a giocare in singolare. Il precedente in doppio – dove le sollecitazioni richieste al fisico sono minori – invece c’è ed è stato fonte di ispirazione per Murray: Bob Bryan a gennaio gli suggerì dove operarsi, provando a fargli passare subito dalle mente le ventilate possibilità di ritiro. Lo statunitense, ex numero uno della specialità, ci era già passato con successo e gli ha indicato la strada. Non che Andy stia scoprendo adesso il doppio: ci ha giocato, quando ha voluto, in maniera abbastanza proficua insieme al fratello Jamie (che però a Wimbledon, da top player qual è, non si è voluto prestare a esperimenti).
La coppia con Herbert risulta in ogni caso intrigante anche dal punto di vista tecnico. E poi, come dicevamo, Murray ci ha preso gusto. Al punto da dare il via anche alla ricerca di una partner per il doppio misto: “Ashleigh Barty mi ha detto no, ho ricevuto un bel po’ di rifiuti a dire il vero“, ha raccontato in conferenza stampa con un accenno di sorriso. Due di picche anche da Kiki Mladenovic, due volte campionessa Slam di specialità e titolare di legittime ambizioni nel doppio femminile, lei che nel 2014 perse (insieme a Babos) la finale contro Errani/Vinci. “Si tratta della decisione più difficile della mia carriera – ha twittato la compagna di Dominic Thiem -, ma il mio team ha pensato che competere in tutti e tre i tornei qui a Wimbledon sarebbe troppo“.
La questione ha preso una piega social parallela, al punto che anche Maria Sharapova su Twitter ha avanzato la sua candidatura. Un approccio accolto con freddezza: “Ho visto il suo messaggio, però no, non ci ho fatto molto caso“. La distanza tra i due risale ai tempi della squalifica per doping della russa, quando Murray si schierò esplicitamente tra i colpevolisti sul caso Meldonium. In attesa di proposte più serie, la questione sta diventando trend topic anche grazie a mamma Judy che sembra sguazzarci. È lei stessa ad aver reso un tormentone il video in cui simpaticamente è nonna Shirley, 85 anni, a proporsi come partner per il nipote. La selezione prosegue, con il limite (non troppo lontano) dell’ufficializzazione dell’entry-list.