Conferenza stampa movimentata per Novak Djokovic dopo il successo su Denis Kudla nel secondo turno. Il numero uno del mondo ha dovuto confrontarsi con il giornalista Bill Simons che gli ha rimproverato di non aver preso – da presidente del Player Council ATP – una posizione forte nei confronti di Justin Gimelstob, lasciando tra le righe la porta aperta per un rientro del canadese nel Board.
Gimelstob, poco più di un mese fa, è arrivato a dimettersi dal ruolo in ATP e anche da commentatore di Tennis Channel in conseguenza dei guai giudiziari derivanti dall’aggressione nei confronti di Randall Kaplan, amico della sua ex moglie. L’episodio è accaduto nella notte di Halloween 2018 e ha visto l’ex tennista patteggiare una pena di tre anni di libertà condizionale con annessi lavori socialmente utili. Gimelstob ha evitato il carcere con una sostanziale ammissione di responsabilità, che lo ha reso però inadeguato al mantenimento di un ruolo operativo (o anche solo di rappresentanza) nel mondo del tennis.
Sul fronte opposto rispetto a chi ha osteggiato Gimelstob sin dal primo momento (come Wawrinka e Murray), nel corso della vicenda si sono registrate all’interno dello stesso Board – in quota giocatori – posizioni maggiormente garantiste. Nella conferenza stampa londinese è stato rimproverato a Djokovic di non essersi schierato nettamente contro lo statunitense, soprattutto dopo la diffusione dei verbali delle vittime (l’aggressione è avvenuta sotto gli occhi della moglie di Kaplan, che avrebbe abortito a seguito del trauma). “È stato dichiarato colpevole?” – ha risposto Djokovic alla prima sollecitazione – sentendosi però replicare che a seguito del patteggiamento (“no contest” nel gergo della giustizia USA) Gimelstob avrebbe dichiarato di poter dimostrare successivamente la sua innocenza, senza però averlo mai fatto.
Incalzato, il campione in carica di Wimbledon ha precisato la sua posizione: “Non ho letto i verbali, ho parlato solo con Justin (Gimelstob, ndr) e mi ha spiegato che il processo è ancora in corso, la storia non è ancora conclusa dal punto di vista legale. Conosco la sua versione dei fatti, chiaramente. In questo momento è fuori dal tennis perché ha bisogno di tempo per occuparsi di una vicenda più seria. Ho avuto un ottimo rapporto con lui, ma se alla fine dell’iter processuale venisse dichiarato colpevole a tutti gli effetti, non avrebbe di certo la mia sponda per far parte del mondo dello sport“.
I toni sono diventati però più spigolosi quando Simons ha fatto presente a Djokovic come il “no contest” possa rappresentare un’ammissione di colpevolezza. “Ne riparleremo in una prossima conferenza stampa quando avrò letto tutte le carte – ha risposto il serbo -, non c’è motivo per te di attaccarmi“. I toni sono comunque rimasti nella massima cordialità. “Se dovesse emergere la certezza che abbia commesso un crimine cambierebbe del tutto il suo status – ha proseguito Nole -, mentre sarebbe diverso se ciò non dovesse essere accertato. Ha sempre rappresentato i giocatori in ATP nel migliore dei modi, questo non mi sembra sia in discussione“.
Ad alleggerire quel filo di tensione che ci percepiva, il sorriso che – come sempre – Djokovic riserva a Ubaldo. Quando il direttore gli chiede dei Fab 3 e e della difficoltà nel trovare alternative al loro dominio Slam, la risposta è spiazzante: “Fabbiano! È il quarto Fab!”. Semplice, no?