La scelta di Novak Djokovic di collaborare con Goran Ivanisevic durante il torneo di Wimbledon non è stata ben accolta nella patria del quindici volte campione Slam. Il fatto che un campione serbo si affidi ai consigli e alle cure di un coach croato ha infastidito non poco i compatrioti di Nole e ha fatto spuntare sui media nazionali commenti e opinioni densi di sospetti mai sopiti e un ancora radicato nazionalismo. Lo stesso Djokovic era già incappato in questo genere di critiche per aver dichiarato di voler sostenere la Croazia ai Mondiali di calcio dopo l’eliminazione della Serbia. Gli orrori e le tensioni della Guerra d’indipendenza croata, terminata nel 1995 con la divisione tra i due paesi, sono evidentemente ancora forti e fanno sentire il loro peso anche in questioni apparentemente innocue.
Sui canali controllati dallo Stato l’aggettivo più usato per descrivere questa collaborazione è “scandalosa“, mentre anche personaggi di spicco hanno voluto dire la propria, spesso senza troppa comprensione né mezzi termini. Sul tabloid filogovernativo Informer sono comparse frasi indignate di Darko Milicic, ex centro NBA, che definisce l’assunzione di Ivanisevic da parte di Djokovic come “un insulto ai suoi fan“.
“Ogni volta che Djokovic mostra questi scatti d’amore verso la Croazia, dovrebbe pensare ai suoi supporters serbi che hanno affrontato espulsioni e la perdita dei propri cari durante la guerra“, ha insistito l’ex cestista. Il giornale ha poi riportato un’intervista di Ivanisevic, fatta dal New York Times negli anni del conflitto, nella quale il campione croato affermava di voler avere dei serbi davanti durante le pratiche di tiro con la pistola.
Più contenuto l’intervento del presidente serbo Aleksandar Vucic: “Per il nostro paese è un bene che Djokovic abbia buoni rapporti con Ivanisevic così che le frizioni passate possano essere accantonate“.