dal nostro inviato a Londra
La straordinaria avventura di Coco Gauff a Wimbledon si chiude nel lunedì degli ottavi di finale. Dopo i tre successi nelle qualificazioni e i tre nel main draw, le è fatale la prima top 10 incontrata, la testa di serie numero 7 Simona Halep.
Si gioca sul Court 1, (quello dei primi due turni di Coco), in una giornata di estate tipicamente inglese: 23 gradi di massima. Apre al servizio Gauff, e la partita entra subito nel vivo: Halep manovra come suo solito, e in questo modo verifica quanto è solido il dritto di Coco. Simona è una giocatrice che difficilmente regala punti, non ha problemi a direzionare la palla ovunque, e quindi sollecita i punti deboli delle sue avversarie.
E infatti si comincia subito con un break; Gauff commette un paio di gratuiti di dritto che le costano caro: 0-1. Ma Coco reagisce, in risposta entra regolarmente nello scambio e riesce a fare la differenza con le accelerazioni di rovescio: 1-1, tutto di nuovo in equilibrio. Nel quarto game Halep recupera il guaio che lei stessa aveva combinato, salvandosi da un 15-40 causato da doppi falli in serie.
Simona ha più spesso il controllo dello scambio, e questo sollecita le qualità di Gauff in difesa: alcuni recuperi dimostrano quanto sia veloce a coprire il campo; più di una volta le riescono rincorse impressionanti che obbligano Halep a non abbassare mai la soglia di attenzione anche su palle che a prima vista sembrerebbero vincenti definitivi.
In questo inizio di set solo il terzo game (con Gauff alla battuta) è filato via rapido. In tutti gli altri ci sono state palle break, e nel quinto Simona converte la terza, che la porta nuovo in vantaggio (3-2 e servizio).
Il match si sta sviluppando secondo le attese: è un vero e proprio test sulla solidità nello scambio di Gauff, perchè Halep è un osso duro: efficace, precisa e capace anche di un paio di prodezze in difesa quando serve. Con un chop di dritto in allungo di qualità straordinaria, per esempio, ottiene il punto che le permette di salire 4-2. Un dato che sintetizza il match sino a questo punto. Errori non forzati di dritto: Halep 2, Gauff 8.
Simona in questo set ha la pericolosa tendenza a regalare quindici con i doppi falli, ma a conti fatti riesce sempre a non farli diventare determinanti per l’andamento del punteggio: 5-3 in suo favore. Nono game: Gauff dà l’impressione di soffrire la regolarità del palleggio della sua avversaria e allora prova a mischiare le carte. Ma lo fa forse in modo un po’ troppo programmatico, decidendo di scendere a rete anche su situazioni non sempre ideali e Halep ne approfitta. Ogni volta che Coco rischia troppo, viene punita e perde ancora la battuta a 15. Primo set 6-3 Halep in 42 minuti.
Secondo set. Halep veleggia senza problemi sul suo servizio: lo tiene a zero e in questo modo continua a tenere sotto pressione la giovanissima avversaria. Un doppio fallo e un recupero di rovescio in rete regalano un altro break a Simona: 2-0 per lei. Gauff però è una agonista, e come nel primo set reagisce immediatamente al break subito, 1-2 e servizio. Al cambio campo entrano due sanitari, che danno a Coco una pillola: problemi di stomaco, si saptà poi.
Gauff sta giocando a folate, alternando fasi di bel tennis con alcuni pregevoli punti (diversi anche a rete) a errori evitabili che zavorrano il suo score. Halep procede con regolarità e si avvantaggia nelle fasi di passaggio a vuoto di Coco; é così che sale 4-2 e servizio.
In fondo è la differenza che è logico ci sia fra una professionista esperta (e di altissimo livello) e una quindicenne piena di talento, ma alle prime armi in uno Slam. Halep tiene la battuta senza problemi e si porta a condurre 6-3, 5-2. Gauff consuma le sue ultime energie nervose per salvare due match point sul 15-40 e rimandare la conclusione del match al turno di servizio di Simona, che counque chiude al primo match point: 6-3, 6-3. Secondo set da 33 minuti, 75 complessivi.
Qualche numero di fine match. Saldo vincenti/errori non forzati: Halep +3 (17/14) Gauff -14 (15/29). Errori non forzati (scomposizione): Halep 5 di dritto, 4 di rovescio. Gauff ben 18 di dritto, 9 di rovescio. Ad Halep manca una sola vittoria per eguagliare la semifinale raggiunta nel 2014, e proverà ad ottenerla ai quarti contro la cinese Shuai Zhang che ha battuto in tre set Yastremska.
GLI ALTRI INCONTRI – Nessun problema per Serena Williams, passata come un cingolato sulle scarse resistenze di Carla Suarez Navarro. Un doppio 6-2 6-2 che le frutta la sfida alla connazionale Riske, la sorpresa di giornata che è stata capace di estromettere la numero 1 del mondo Barty. La 23 volte campionessa Slam cresce di tono mentre fa il suo ingresso nella fase di uno Slam che più le si addice: negli ultimi dieci anni ha perso appena tre quarti di finale (su ventidue disputati) e due semifinali. L’ultimo quarto Slam giocato però, quello di Melbourne, le è stato fatale in modo rocambolesco per mano di Karolina Piskova.
Proprio l’ex numero uno ceca non sarà presente tra le prime otto, traguardo che peraltro non ha mai raggiunto a Wimbledon. Al suo posto ci sarà una connazionale con la quale condivide il nome, la 22enne Karolina Muchova, che ha evitato di un soffio il primo tie-break della storia dei set decisivi di Wimbledon. Dopo una partita molto lottata e divertente, nella quale due idee di tennis molto differenti si sono grossomodo equivalse, è stata la più giovane ad avere il guizzo giusto sul 12-11. Muchova ha accolto il settimo doppio fallo della sua avversaria e si è issata a tre match point consecutivi sul 40-0: brava Pliskova ad annullare i primi due, sul terzo nulla ha potuto perché ci si è messo di mezzo un nastro incredibilmente beffardo, che ha promosso a vincente un dritto in manovra di Muchova.
Primo quarto di finale Slam per la Karolina più giovane, e non si può certo dire non sia meritato per la qualità del tennis espresso. Il suo gioco a tutto campo costituirà certamente un pericolo per Elina Svitolina, brava e un pizzico fortunata a venire a capo di Petra Martic, tradita da un problema alla schiena che le ha impedito di affrontare al meglio la parte finale del primo set e tutto il secondo.
A completare il disegno di una giornata perfetta, perfetta per Serena, s’intende, è arrivato il saluto alla compagnia di Petra Kvitova, da queste parti conosciuta per aver sollevato due volte il trofeo, addirittura. Non una brutta notizia per la festante folla presente, visto che Johanna Konta, unica britannica sopravvissuta nei tornei di singolare, potrà tornare nei quarti di finale a due anni di distanza dal famoso trionfo su Simona Halep. Non sembrava per la residente a Eastbourne una giornata propizia, visto l’inizio in modalità “non può non vincere ogni torneo” esibito dalla rivale ceca, eppure Jo ha avuto il merito di continuare a pedalare restando attaccata, senza curarsi troppo dei tre punti raccolti nei primi quattro game trascorsi in risposta.
Nella strana evoluzione, che di lì a poco si sarebbe manifestata, di un match inizialmente dominato dalla campionessa, le prime occasioni sono invece piovute sulla testa dell’inglese, sotto forma di due chance di break nel nono gioco; gioco salvato da quattro servizi più o meno vincenti scagliati da Petra ex Petrona, la quale, nel game successivo, ha convertito l’unica occasione capitatale per fare breccia nella battuta rivale, portando contestualmente a casa il set e, si pensava, un bel pezzo di qualificazione.
Ma spingersi troppo in là con il pensiero non è igienico, specie quando si disserta di tennis femminile, e infatti alla favorita si è spenta la luce quando tutti la attendevano a un’agevole conclusione della pratica, giusto all’inizio di un secondo set inaugurato da un break subito. Tale imprevista sofferenza, esacerbata dall’incapacità di impattare nonostante le due chance avute nel game successivo durato ben venti punti, risulterà essere nefasta per le ambizioni di Kvitova, che non riuscirà a evitare uno sfavorevole parziale di undici giochi a tre: sotto per cinque a uno nel set dirimente e costantemente insidiata nei propri turni di battuta – cinque consecutivi dal quattro pari nel primo offrendo palla break – la due volte regina ha sciolto il braccio tentando un’improvvisa e comunque tardiva reazione, utile però a produrre una rimonta solo parziale.
Foraggiata dalla paura di vincere di Konta, incapace di convertire i primi due match point nell’ottavo gioco chiuso dal break a sfavore, la ceca si è spinta fino al quattro a cinque, ma la padrona di casa ha mostrato nervi saldi alla seconda possibilità di chiudere al servizio, che le ha regalato la qualificazione a un duello di quarti contro Strycova in cui certo non parte sfavorita.