Dopo che il Roland Garros al femminile aveva visto l’approdo di ben tre nuove semifinaliste a livello Slam (Anisimova, Vondrousova e la vincitrice del torneo Barty), Wimbledon ha confermato la tendenza al rimescolamento delle carte in campo femminile: delle quattro tenniste ancora in gioco, soltanto Simona Halep e Serena Williams hanno esperienza di semifinali a questo livello. Le loro sfidanti saranno invece all’esordio tra le prime quattro di un Major: l’avversaria di Halep sarà Elina Svitolina, quella di Serena avrà le sembianze di Barbora Strycova che ha osato interrompere il sogno della beniamina di casa Johanna Konta.
[8] E. Svitolina b. K. Muchova 7-5 6-4 (da Londra, il nostro inviato AGF)
Per la prima volta in carriera Elina Svitolina approda alla semifinale di Wimbledon, migliorando di due turni il suo record di carriera a Londra (ottavi di finale). Anzi: per la prima volta in carriera Svitolina approda a una semifinale Slam, oltrepassando un limite che per lei sembrava diventato invalicabile. Elina ha vinto un match dall’andamento altalenante ma simile nei due set: Muchova che parte meglio ma non riesce a gestire la pressione del vantaggio, finendo per perdersi quando i punti pesano di più.
Si gioca sul Court 1 in una giornata coperta, che inizialmente sembra minacciare pioggia. Dopo la maratona contro Pliskova (tre ore e 17 minuti) Muchova dovrà dimostrare di avere ancora benzina nel serbatoio, e non è affatto scontato che sia così.
ELINA IN RIMONTA – Muchova è all’esordio a Wimbledon e non ha mai giocato su un campo così importante, ma anche per Svitolina è la prima volta nei quarti di finale dei Champioships. Entrambe sembrano avere bisogno di assestarsi e infatti (con Muchova che apre al servizio) si inizia con break e controbreak. Karolina è la prima a entrare nel ritmo partita e comincia a proporre il suo gioco a tutto campo, ricco di verticalizzazioni e cambi di ritmo. Elina sembra in difficoltà a trovare le contromisure, e perde di nuovo la battuta nel quarto game. Muchova consolida e sale 4-1 in 14 minuti.
Si prosegue con la logica dei servizi, e con la sensazione che la maggior parte degli scambi siano in mano a Muchova: può fare il punto con un vincente o perderlo con un errore. In questa fase Elina riesce ad aggrapparsi alla battuta per non perdere ulteriore terreno; potrà così verificare la tenuta nervosa di Karolina al momento di servire per il set sul 5-3. Muchova è nuova a questi palcoscenici e mostra qualche titubanza di troppo. In più Svitolina ha il merito di rispondere a tuti i servizi avversari con grande profondità. Sono risposte che mandano in crisi Muchova nella fase di costruzione dello scambio: e così arriva il controbreak che rimette in equilibrio il set.
Sul 5 pari Muchova conquista una palla per il 6-5, ma si complica la vita con un doppio fallo. E comincia a dover salvare palle break in serie. La sesta è quella decisiva, che porta Elina in vantaggio 6-5. Elina chiude a proprio favore il set malgrado un game in cui non le entra mai la prima. 7-5 Svitolina in 48 minuti, che dal 2-5, ha conquistato cinque game consecutivi.
Nel confronto tra il “genio e sregolatezza” di Muchova con la concretezza di Svitolina, ha prevalso la seconda. Ma a Elina va riconosciuto il merito di avere risposto benissimo, senza mai regalare punti facili all’avversaria, cha ha dovuto sudarsi ogni quindici. Molto ha contato l’esperienza, e la capaità di raccolgliere i quindici importanti. Elina ha infatti vinto il set pur avendo vinto un punto in meno (36 a 37).
SECONDO SET – Senza la pressione del punteggio, Muchova gioca più libera, sbaglia di meno e torna a portarsi avanti grazie al break ottenuto nel secondo game. Ma consolidare il vantaggio non è facile: troppo spesso perde la misura dei colpi e subisce il controbreak addirittura a zero.
Come nel primo set Svitolina ha il merito di non concedere troppi gratuiti e in questo modo approfitta dell’incostanza dell’avversaria, che dà la sensazione di avere quasi finito le energie, soprattutto quelle nervose. Per Karolina gli errori si moltiplicano e probabilmente comincia a pensare che recuperare la partita da un set e un break sotto è una impresa eccessiva per le sue condizioni odierne.
Elina continua la sua serie di game consecutivi rovesciando da 0-2 a 5-2 il parziale. E va a servire per il match sul 7-5, 5-2. Ma qui Muchova ha una reazione di orgoglio. Torna a sbagliare meno e visto che un po’ in tutto il match è stata lei a fare e disfare, in questo modo ottiene il break del 3-5 e poi tiene la propria battuta. Da 2-5 a 4-5.
E’ l’ultimo sussulto: Svitolina ha una seconda occasione di chiudere il match e, seppure con qualche tremore, riesce a farcela: 6-4 in 44 minuti, 92 totali.
Svitolina ha rischiato nel primo set, ma poi nel secondo si è garantita un margine di vantaggio tale da permetterle anche un piccolo passaggio a vuoto nel finale. A Muchova rimane la soddisfazione di aver mostrato il suo tennis molto tecnico e vario a una grande platea di appassionati, oltre che aver probabilmente raccolto i punti più spettacolari. Comunque da appassionato delle varietà di gioco fa sempre piacere vedere una giocatrice di 22 anni in grado di proporre con una certa regolarità classici del tennis da erba come il serve&volley o l’attacco slice a rete+volèe.
Saldo vincenti/errori non forzati: Svitolina +8 (24/16), Muchova +3 (34/31). Da notare che Muchova dopo i 14 ace del match contro Pliskova non ne ha messo a segno alcuno contro Svitolina.
Nella parte bassa del tabellone le due teste di serie, Svitolina e Halep hanno fatto valere la logica del ranking e si incontreranno fra loro per un posto in finale.
B. Strycova b. [19] J. Konta 7-6(5) 6-1 (da Londra, il nostro inviato Antonio Garofalo)
Barbora Strycova interrompe il sogno di Johanna Konta (già semifinalista qui due anni fa) e del pubblico britannico di rivedere una giocatrice di casa in finale nel singolare femminile quarantadue anni dopo la vittoria di Virginia Wade e centra la sua prima semifinale in carriera in un torneo dello Slam.
La trentatreenne di Plzen, numero 54 WTA, affronterà giovedì Serena Williams contro la quale ha sempre perso nei tre precedenti (compreso uno a Wimbledon nel 2012) senza mai vincere nemmeno un set. In un match gradevole per oltre un’ora, caratterizzato dal contrasto di stili, le variazioni, i tagli con il rovescio bimane e le sortite a rete della ceca hanno avuto la meglio sulla potenza di Johanna Konta.
Nel primo set la padrona di casa era partita alla grande portandosi sul 4-1: il suo gioco potente e solido sembrava inattaccabile per il tennis offensivo ma leggero di Barbora Strycova. La ceca però era brava a mischiare le carte con le precise “affettate” del suo rovescio bimane e qualche ottima discesa a rete e riusciva a rimettersi in partita agganciando la sua avversaria sul 4-4, procurandosi anche una palla break per andare a servire per il set.
Qui era bravissima la britannica a salvarsi con un dropshot ed evitare di cedere due volte di fila la battuta, lei che fino ad oggi era la migliore nel tabellone femminile come percentuale di game di servizio tenuti (44 su 47, 96%). Il set si decideva al tie-break, giocato davvero alla grande da entrambe (da ricordare una stop volley della ceca un passante di rovescio in cross dell’inglese) sino al 6-5 Strycova quando sul set point Konta – vittima della tensione – affondava a mezza rete un comodo diritto per la disperazione del pubblico di casa.
La ventottenne britannica (nata a Sydney ma naturalizzata nel 2012) accusava nettamente il colpo e perdeva gran parte di quella solidità che l’aveva caratterizzata per tutto il torneo: scivolava subito dietro di un break (0-3) trai mormorii di disappunto del Centre Court.
Non c’era più partita, la ceca teneva il campo con disinvoltura mentre Johanna completava il disastro con uno schiaffo a volo fuori di un metro che concedeva alla sua avversaria un vantaggio incolmabile (1-5). Finiva così in un’ora e trentasette con la ceca che lasciava andare la racchetta al suolo e si lasciava andare a lacrime di gioia. Non ce ne vogliano gli inglesi, ma il tennis classico di Barbora meritava un premio così. Per Strycova c’è già un piccolo primato, ottenuto a discapito di una tennista italiana. Tra due giorni diventerà infatti la tennista più anziana in tutta l’Era Open (33 anni e 105 giorni) a giocare la prima semifinale Slam, sopravanzando la nostra Roberta Vinci che ci era riuscita nel 2015 a 32 anni e mezzo. E per curiosa coincidenza, l’avversaria di Strycova sarà la stessa.