Servizio centrale da sinistra e dritto d’attacco lungolinea. Prima di servire sull’8-7 40-30 del quinto set nella finale di Wimbledon Roger Federer aveva già in mente come giocarsi il secondo match point. Il passante di Novak Djokovic atterrato nei pressi della riga è stato un gancio sul mento del venti volte campione Slam, che ha sprecato l’occasione di chiudere il match e ha ceduto al serbo nell’inedito (in singolare) tie-break sul 12-12. Scelta avventata? Poca lucidità? Forse.
Resta pur sempre una questione di pochissimi centimetri e a dimostrarlo è un punto identico nella sostanza, ma di esito opposto. Era il 2012 e Federer serviva per il suo settimo titolo a Church Road contro Andy Murray sul 5-4 40-30 nel quarto set. Un attacco non troppo deciso, come quello giocato contro Djokovic seppur poco più profondo, e immediata discesa a rete: il passante in cross dello scozzese finiva in corridoio. Due schemi uguali, ma situazioni e avversario molto differenti (13 Slam separano Andy da Nole).
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