dai nostri inviati ad Umago, Michelangelo Sottili e Ilvio Vidovich
FABIO OUT, STETO IN – Dura 37 minuti il torneo di Umago per Fabio Fognini: perso rapidamente il primo set, si ritira dopo tre giochi del secondo nel derby contro Stefano Travaglia a causa di un guaio fisico. Dopo l’incontro, dispiaciuto per il torneo e per il pubblico anche perché prima testa di serie, dirà che il problema parte dalla caviglia per estendersi al tendine: quale? “Entrambi i tendini”. Spiega poi che “ho fatto un’infiltrazione domenica pomeriggio. Sono venuto qui, ma la reazione è stata davvero brutta. Non chiedetemi come e perché, perché non lo so. Sono stato male lunedì, mi sono allenato male, avevo dolore. Ieri mattina mi sono sentito meglio, poi in doppio male. Questa mattina il fisioterapista mi ha consigliato di non venire, di non scaldarmi, ma di fare tutto vicino alla partita. Ho finito il riscaldamento che erano 6-4 al tie-break (Krajinovic e Balazs, ndr). Io ho provato a fare del mio meglio; purtroppo, il mio corpo ha reagito in maniera che neanch’io mi aspettavo”.
Per quanto riguarda Travaglia, si tratta del primo quarto di finale ATP in carriera e di un avanzamento, per ora solo virtuale, di due posizioni rispetto al suo best ranking (n. 100). Dell’incontro, c’è poco da dire. Un solo precedente fra i due, quello famigerato dello US Open 2017 vinto da “Steto”. Flavia, deliziosa in un vestitino elegante, scompare in un momento imprecisato, segnale ben peggiore del brutto inizio di Fabio (che, poi, non è né una novità né un indicatore di come sarà il suo match). Preoccupa invece che Fognini si ritrovi sotto 0-4 senza dare il minimo cenno di nervosismo nonostante i troppi errori, soprattutto con il dritto, lato sul quale in più di un’occasione è parso arrivare in ritardo negli spostamenti. Travaglia fa quello che deve, vale a dire rimettere in campo più palle possibili; peraltro, serve anche bene. Fabio muove il punteggio al quinto gioco, l’unico che metterà a referto nel primo parziale. Un consulto con il fisioterapista durante la pausa e, sul 2-1 per il ventisettenne di Ascoli, Fognini dice che può bastare così.
Se per Travaglia è il primo quarto di finale nel Tour, il suo avversario (altra sorpresa) si giocherà per la terza volta l’accesso in semifinale. Infatti, il derby azzurro è iniziato in ritardo perché Filip Krajinovic ci ha messo quasi due ore e mezza per guadagnarsi la possibilità di servire per il match; a quel punto, però, il n. 207 ATP Attila Balazs ha impiegato dieci minuti per vincere. Un solo precedente fra i due, a livello Futures, vinto in tre set dall’ungherese.
LORENZI, CUORE E TESTA NON BASTANO – Sul Grandstand di Umago fa il suo esordio nel torneo croato la tds n. 3 Laslo Djere, opposto all’azzurro Paolo Lorenzi. Ottava sfida tra i due tra circuito maggiore e Challenger (4-3 Djere), che si sono incontrati l’ultima volta lo scorso anno a Wimbledon, dove si impose Paolo in quattro set. L’ultima sul rosso risale ad un paio di mesi prima, a Istanbul, dove invece ebbe la meglio Djere per 7-6 al terzo. Curiosamente, quello è stato l’ultimo torneo del circuito maggiore in cui Lorenzi si è spinto sino al terzo turno.
L’inizio del match è tutto di marca serba con Djere che in un attimo vola 3-0 pressando con efficacia da fondo. Lorenzi, reduce dalla maratona di oltre tre ore vinta 7-6 al terzo sul tedesco Torebko (con l’aggiunta del doppio con Fabbiano, perso 10-8 al supertiebreak contro l’altra coppia tutta italiana Bolelli/Fognini), capisce subito che a fare a braccio di ferro da fondo ci rimette lui. Ed allora ecco che il 37enne senese inizia a mettere i consueti granellini di sabbia negli ingranaggi del gioco avversario: si mette a tre metri dalla riga di fondo e comincia a variare velocità ed altezza dei colpi, inserendo qualche variazione tattica fatta di palle corte e attacchi a rete. Djere ha un attimo di sbandamento che gli costa il break al quinto gioco, che però si riprende subito dopo e poi senza ulteriori scossoni il serbo incamera il primo set per 6-3.
In realtà però il match è cambiato, perché la pressione da fondo del n. 32 del mondo non è più così efficace come nella prima mezz’ora di gioco. Insomma, i granellini di sabbia azzurri a partire dal secondo parziale iniziano a fare il loro effetto. Lorenzi ora tiene agevolmente i suoi turni di battuta, grazie ad una ritrovata efficacia del servizio, mentre invece il 24enne residente a Novi Sad fa una fatica enorme, invischiato dalle variazioni di Paolo ed anche visibilmente insoddisfatto dell’incordatura delle sue racchette. Ne cambia addirittura due nei primi game del secondo set, per poi comunque continuare a scrollare la testa sconsolato nel sentire la tensione dell’ennesima racchetta che prende dal borsone (“Sono cambiate le condizioni di gioco, è scesa la sera, è aumentata l’umidità” ci spiegherà nel dopo partita). Djere lotta, sbuffa, salva tre balle break nel quarto gioco e poi addirittura sei (di cui tre consecutive) nel sesto, prima di capitolare due game dopo e consegnare di fatto il set a Lorenzi, che chiude meritamente 6-3 nel gioco successivo.
L’inizio del terzo set è ancora a tinte azzurre con il break in apertura a favore del n. 114 del ranking. Tra il pubblico in tribuna notiamo Jannik Sinner da un parte e Simone Bolelli dall’altra, quest’ultimo subito sotto di noi. Rimarranno fino alla fine del match, mentre invece Dusan Lajovic e Thomas Fabbiano si fermeranno qualche minuto, in piedi sulle scale che portano agli spogliatoi sotto il Centrale, a metà del parziale decisivo. Paolo va sul 2-0 e sembra avere il controllo del match. Ma qui è bravo Djere a cambiare registro (“Lui aveva rallentato il gioco ed era evidente che essere aggressivo come avevo fatto fino a quel momento non pagava, allora ho cambiato un po’ anch’io”): ora anche lui ha iniziato a variare altezza, profondità e velocità dei colpi.
Insomma, il match diventa “ugly”, come direbbe Brad Gilbert. E ad avere la meglio in questa nuova situazione tattica è il tennista serbo, che si riprende il break al quarto gioco, annulla due palle break nel game successivo, strappa nuovamente il servizio a Lorenzi alla quinta occasione e sale poi 5-2. Ora, pur lottando sempre in maniera commovente su ogni palla, Paolo paga un leggero calo fisico e soprattutto un calo alla battuta, colpo che l’aveva supportato alla grande nel set precedente: in entrambi i giochi in cui ha perso il servizio ha avuto la palla del game, ma non ha avuto l’aiuto sperato dalla prima di servizio. Tutto sembra finito quando Djere si appresta a servire il match point sul 5-3, poco dopo le due ore e mezza di gioco.
Invece c’è un ultimo colpo di scena: due doppi falli consecutivi con conseguente imprecazione in serbo e sguardo d’odio verso le tribune del Centrale affacciate dietro il Grandstand (“Qualcuno mi ha disturbato, vabbè niente di grave” glisserà a fine match), fanno da anticamera all’ennesimo break della partita. Ma a Lorenzi non riesce l’aggancio, nonostante abbia ancora la forza di annullare due match point consecutivi prima di capitolare per 6-4 dopo 2h43′.
Per Djere ora la sfida contro la tds n. 8 Leonardo Mayer, che ha superato in rimonta in tre set Jiri Vesely, in una parte alta del tabellone che ha perso le altre due teste di serie, la n. 1 Fognini e la n. 6 Krajinovic. Insomma, una buona occasione per il serbo di puntare alla finale, che vorrebbe dire rientrare nella top 30, che dista solo poche posizioni e qualche decina di punti. Certo dovrà alzare il livello rispetto al match di oggi.
Risultati:
[Q] A. Balazs b. [6] F. Krajinovic 6-3 6-7(1) 7-6(5)
S. Travaglia b. [1] F. Fognini 6-1 2-1 rit.
[8] L. Mayer b. J. Vesely 3-6 6-4 6-4
[3] L. Djere b. P. Lorenzi 6-3 3-6 6-4