da Umago, il nostro inviato
Tentazione di mollare: prossima allo zero. Altrimenti non si vivono giornate come quella di ieri, cinque ore in campo tra singolare e doppio. Dal caldo pomeridiano all’umidità della sera di Umago. “Nulla di straordinario, ci alleniamo per questo“, sorride. Paolo Lorenzi da queste parti si sente particolarmente a suo agio: presenzia per l’ottava volta e vanta una finale, nel 2017 (anno del suo best ranking, 33), persa contro Andrey Rublev.
Nel pomeriggio sul campo 1 ha dovuto lottare anche contro il caldo per avere la meglio sul tedesco Torebko, 384 ATP, onesto mestierante venuto su dalle qualificazioni. Paolino l’ha risolta al tie break del terzo set (sei punti di fila per risalire da 1-3), quando il fisiologico logorio fisico è sembrato toccarlo meno rispetto al più giovane avversario. Agli ottavi troverà Laslo Djere, numero tre del seeding e 33 ATP, superato dall’azzurro nel primo turno di Wimbledon appena un anno fa (ma avanti complessivamente 4-3 nei precedenti).
“Non credo di aver giocato una grandissima partita, ma sono contento di aver passato il turno – ci racconta con grande disponibilità prima di rientrare in hotel a ridosso della mezzanotte -, mi dispiace invece per il doppio, perché siamo stati comunque bravi“. In coppia con Fabbiano (“ci alleniamo spesso insieme, ci abbiamo provato“, svela) sono riusciti a portare al super tie nel derby tutto italiano i più collaudati Bolelli-Fognini. A 37 anni e con qualche acciacco alle spalle, Lorenzi sembra però ancora divertirsi.
Nella sua programmazione più immediata c’è il 250 di Gstaad in Svizzera, poi i Challenger di Sopot, Manerbio e Cordenons. Nessuna voglia di appendere la racchetta al chiodo, ci confida: “Andrò avanti almeno fino a dicembre 2020, al termine della prossima stagione prenderò una decisione“. Quando gli anni saranno 39. E la voglia di sudare, allenarsi e stressare muscoli e articolazioni ogni giorno andrà ragionevolmente misurata.