Di motivazioni per cui un tennista ha dovuto rinunciare alla difesa di un titolo ne abbiamo lette, e quasi tutte avevano a che fare con una scelta diversa di programmazione o con una condizione fisica imperfetta. Ultimo il nostro Matteo Berrettini, che a causa di una distorsione alla caviglia destra ha dovuto marcare visita a Gstaad. Il motivo per cui Svetlana Kuznetsova, vincitrice dell’edizione 2018 del Citi Open di Washington, non potrà calcare i campi del William H.G. FitzGerald Tennis Center è però piuttosto inusuale.
Alla 34enne russa non è stato infatti concesso il visto per l’ingresso negli Stati Uniti, prassi obbligatoria per i tennisti stranieri che devono disputare uno o più tornei sul suolo statunitense. Per dovere di cronaca, Kuznetsova avrebbe avuto bisogno di un ulteriore forfait per entrare nel tabellone principale, ma certamente gli organizzatori non avrebbero negato una wild card alla campionessa in carica in caso di necessità.
UNO SCHERZETTO DA 280 PUNTI – Nell’annunciare l’infelice contrattempo che le costerà 280 punti e quasi un centinaio di posizioni in classifica, Kuznetsova ha lasciato trapelare rammarico e stupore.
“Sfortunatamente dovrò rinunciare al torneo di Washington a causa di alcuni problemi con il visto statunitense. Volevo scusarmi con tutti i tifosi che sono lì ad attendermi. Non avevo mai avuto un problema simile nella mia vita, spero di riuscire a ottenere il visto per disputare almeno alcuni eventi dello swing statunitense!“
Kuznetsova è attualmente la 108esima tennista delle classifiche mondiali con 586 punti, ma gliene rimarranno appena 306 con l’aggiornamento successivo al torneo di Washington che inevitabilmente la proietterà nelle retrovie della top 200. Uno scherzetto mica da niente per Svetlana, che dopo l’operazione al polso sinistro di fine 2017 è entrata in una fase parecchio travagliata della sua carriera. Tra una sofferenza e l’altra, il titolo di Washington sembrava poter rappresentare una nuova rinascita; in realtà, dalla finale strappata a Vekic con le unghie, la russa ha vinto soltanto sette partite. Ha saltato l’Australian Open, è stata battuta al primo turno sia al Roland Garros che a Wimbledon e dall’eliminazione di Madrid ha inanellato quattro sconfitte consecutive.
PROBLEMA ANNUNCIATO – Che la procedura di ottenimento del visto stesse incontrando qualche ostacolo di troppo, Svetlana lo aveva già capito e reso pubblico un paio di settimane fa. Tramite un post piuttosto eloquente su Instagram:
“Sto aspettando il visto per gli USA da febbraio: dovrei chiedere aiuto a Donald Trump? Voglio poter giocare i tornei statunitensi“. Adesso, invece, è da ritenersi in dubbio anche la sua partecipazione a Cincinnati (dove le servirebbe una wild card per evitare le qualificazioni) e allo US Open, nella cui entry list ha ottime chance di rientrare (al momento si trova fuori di un solo posto).
A cosa siano dovuti i ritardi che hanno impedito a Kuznetsova di ottenere il visto per tempo, è difficile da dire in assenza di ulteriori dettagli sulla vicenda e soprattutto sulla natura del visto da lei richiesto. Come si può leggere su sportvisaamerica.com, per gli sportivi professionisti stranieri che devono partecipare a una competizione sportiva negli USA, esistono tre soluzioni. Il semplice B-1, visto provvisorio che non permette però di incamerare guadagni al di fuori della manifestazione a cui si partecipa, oppure i visti P-1 e O-1, riservati agli atleti che si siano particolarmente distinti per meriti sportivi e per l’ottenimento dei quali è però necessaria una documentazione più corposa oltre che una sorta di endorsement da parte di un agente.
Gli atleti di alcune nazionalità (come per esempio gli italiani) possono essere esentati dall’ottenimento del visto grazie al Visa Waiver Program, un sistema che consente ai detentori di certi passaporti di poter entrare negli Stati Uniti a scopo di vacanza o di lavoro solamente attraverso la richiesta di un permesso di viaggio online. Tuttavia questo programma non è esteso ai cittadini russi, e quindi Svetlana deve necessariamente ottenere un visto se vuole entrare negli Stati Uniti.
Kuznetsova è professionista dal 2000 e ha vinto 18 tornei in carriera, 6 dei quali negli Stati Uniti. Il primo sul territorio statunitense, e quarto in totale, è stato addirittura lo US Open, uno dei due Slam da lei vinti in singolare; nel 2004 la russa sfiorò addirittura la doppietta, perdendo anche la finale di doppio in coppia con la connazionale Lichovceva. Alla luce di questa ‘biografia minima a stelle e strisce’, è verosimile credere che Kuznetsova abbia potuto richiedere uno dei due visti più ‘elaborati’. Senza fortuna, a quanto pare.
Stante al sito ufficiale della WTA, Kuznetsova risiede attualmente a Mosca (dopo aver vissuto a Dubai per diversi anni), dove a febbraio – presso l’ambasciata statunitense – ha presentato richiesta per il visto. Sembra che gli uffici non le abbiano ancora restituito il passaporto, rinviando ogni sua richiesta di chiarimento, come ha raccontato a un corrispondente russo di Eurosport. Non è neanche da escludere che l’incidente di Kuznetsova abbia qualcosa a che vedere con le tensioni diplomatiche tra Russia e USA scaturite dalla nebulosa vicenda del Russiagate.
Da poco più di un anno, infatti, il personale di molti uffici consolari statunitensi sul suolo russo ha subito dei tagli, in alcuni casi sfociati addirittura nella chiusura (come nel caso del consolato USA di San Pietroburgo, chiuso da aprile 2018). Ne è conseguita un’impennata dei tempi d’attesa per ottenere un visto, quantificati un anno fa dal Themoscowtimes in 300 giorni per quanto concerne proprio l’ambasciata di Mosca. Il presidente dell’American Chamber of Commerce in Russia ha addirittura consigliato ai cittadini russi che avessero urgente bisogno di recarsi negli Stati Uniti, di avviare la procedura di richiesta del visto in paesi limitrofi. Un consiglio che evidentemente Kuznetsova non ha seguito.
Intanto, il danno è fatto. La tennista russa rischia di uscire dalla top 200 e di non poter partecipare al resto della trasferta nordamericana. Se la WTA esiste ancora, e intendiamo come organo in grado di tutelare gli interessi delle proprie atlete, è forse il caso che batta un colpo. In mezzo a tante battaglie di principio, più o meno condivisibili, quello subito da Svetlana Kuznetsova appare davvero come un torto bello e buono.