Hsieh Su-Wei è una giocatrice assolutamente unica: nel panorama attuale nessuna è paragonabile a lei nella interpretazione del tennis. Unica per ragioni tecniche, fisiche e anche tattiche. Probabilmente se Hsieh non esistesse e non ci fossero i suoi match a testimoniarlo, non si crederebbe possibile competere con le più forti del mondo giocando alla sua maniera.
La si cita sempre perché “quadrumane”, vale a dire perché colpisce sia rovescio che dritto a due mani. Ma al di là di come impugna la racchetta, ancora più eccezionale è il suo controllo dei colpi: Su-Wei propone un tennis di continue invenzioni, sviluppate grazie a una precisione di piazzamento della palla e a una sensibilità di tocco tali da permetterle di tenere testa ad avversarie che altrimenti la sovrasterebbero sul piano della forza fisica e della potenza.
Hsieh ha avuto una carriera abbastanza anomala. È una veterana del circuito, visto che è nata il 4 gennaio 1986, e ha raggiunto il best ranking oltre sei anni fa: numero 23 nel febbraio 2013. Eppure allora non si esprimeva ai livelli delle ultime due stagioni. Quel picco di classifica era frutto dei punti raccolti soprattutto in tornei minori, rimanendo però ai margini dei grandi eventi. Del resto fino a tutto il 2013 aveva sconfitto solo due giocatrici fra le prime trenta: Bammer (n°20) nel 2008 e Lepchenko (n°23) nel 2013.
Dopo il 2013, Su-Wei attraversa un lungo periodo difficile in singolare, dimostra però le sue qualità di doppista: con due Slam e un Masters vinti in coppia con Peng Shuai, e anche la soddisfazione del numero 1 del mondo di specialità.
La svolta inattesa arriva a trentadue anni compiuti: dagli Australian Open 2018, Hsieh vive una sorprendente seconda fioritura. E questa volta dà il meglio soprattutto negli Slam. A Melbourne sconfigge Muguruza, Radwanska e perde al terzo set una partita eccezionale contro Kerber: nel secondo set arriva a tre punti dalla vittoria, portando Angelique “sull’orlo di una crisi di nervi”.
Nelle conferenze stampa di quel torneo conia una espressione che sintetizza il suo modo di stare in campo: parla di “Su-Wei Style”. Intende così descrivere un approccio al tennis ricco di creatività, di libertà, perfino di improvvisazione; qualità espresse attraverso scelte tanto sorprendenti da essere imprevedibili, anche perché ottenute con una meccanica esecutiva tanto particolare da rendere impossibile intuire in anticipo la direzione dei suoi colpi.
Qualche mese dopo, a Wimbledon 2018, sconfigge Simona Halep, che in quel momento è la numero 1 del mondo e la fresca campionessa del Roland Garros. Un’altra partita memorabile, anche per la speciale connessione che costruisce con il pubblico del Centre Court, del quale diventa una beniamina.
Nel 2019 Hsieh torna protagonista in Australia, dove è sconfitta dalla futura campionessa Naomi Osaka in tre set, dopo aver condotto per 7-5, 4-1. E qualche settimana dopo arriva in semifinale nel Premier 5 di Dubai. Infine a Wimbledon 2019 dà vita a un match di grande qualità contro la testa di serie numero 3 Karolina Pliskova, che la sconfigge in tre set.
Se fino al 2016 aveva vinto una sola volta in carriera contro una Top 20, dal 2018 vince 11 match contro Top 20 di cui 6 Top 10. E anche se per il momento non ha migliorato il best ranking del 2013 (è stata numero 24 in diverse settimane del 2019), è ormai diventata un autentico personaggio, una figura riconosciuta e amata da molti appassionati di tutto il mondo.
a pagina 2: L’intervista a Wimbledon