Wimbledon 2019 ha portato alla ribalta nuove giocatrici, che sui prati di Londra si sono fatte conoscere al mondo per la prima volta. Se ragioniamo in termini di spazio sui media e di affermazione popolare, il primo nome da fare è quello Cori Gauff. Giovanissima e attesa dagli addetti ai lavori, ha però compiuto il salto di qualità verso il grande pubblico proprio nell’ultimo Slam.
Se però consideriamo i puri risultati, chi si è spinta più avanti ai Championships è stata Karolina Muchova. Esordiente assoluta a Londra, è stata capace di arrivare sino ai quarti di finale e con questo risultato ha eguagliato il primato di Li Na come migliore debuttante a Wimbledon degli ultimi anni.
Nella edizione del 2006, infatti, al primo impegno a Londra Li Na era stata eliminata nei quarti da Kim Clijsters. Va detto però che la futura stella della Cina partiva da una situazione differente: Li Na aveva già sfondato ad alto livello nel 2005 e si era presentata a Wimbledon nel 2006 da testa di serie numero 27. Muchova invece al via del torneo 2019 non era testa di serie ma la semplice numero 68 del ranking, fra l’altro dopo essere appena entrata in Top 100.
Ceca nata a Olomuc, città della Moravia a metà strada fra Brno e Ostrava, Muchova è l’ennesima scoperta di una scuola tennistica che nell’ultimo decennio continua a proporre tenniste di talento. E se per il momento solo Petra Kvitova è riuscita a conquistare Slam, Karolina Pliskova è stata però capace di arrivare sino al numero 1 del mondo, mentre la squadra di Fed Cup ha instaurato una egemonia, con sei vittorie nelle ultime otto edizioni della manifestazione.
In questo periodo di continui successi, sembra che la squadra ceca riesca a trovare ricambi e alternative senza soluzione di continuità. E così se agli Australian Open 2019 era stata Petra Kvitova ad arrivare in finale, nello Slam successivo l’impresa è riuscita a Marketa Vondrousova. Terzo Slam in Inghilterra e ancora differenti nomi cechi: Karolina Muchova ai quarti e Barbora Strycova in semifinale.
In un quadro nazionale così ricco di risorse, Muchova si è affacciata negli ultimi mesi come una outsider, che ha seguito percorsi di crescita meno usuali rispetto alle giocatrici di primissima fascia. Karolina infatti compirà 23 anni fra pochi giorni (è nata il 21 agosto 1996), ma non ha avuto una attività da junior significativa: appena sei tornei in totale disputati, di cui cinque in patria e uno in Slovacchia, tutti senza particolari risultati. L’esperienza più importante la vive nel 2012 quando si iscrive ai Campionati indoor della Repubblica Ceca. Risultato: viene eliminata al primo turno delle qualificazioni. Il torneo di quell’anno, che ha come testa di serie numero 1 Elise Mertens, lo conquista invece una predestinata come Belinda Bencic (in finale su Kudermetova).
Senza un particolare curriculum junior alle spalle, Muchova inizia la trafila negli ITF. Segno che ha comunque una certa fiducia nei propri mezzi; forse perché in famiglia sono abituati a considerare lo sport come elemento fondamentale della vita, visto che il padre di Karolina è l’ex calciatore del Sigma Olomouc Josef Mucha, che dopo aver chiuso nel 2004 la carriera di calciatore ha intrapreso quella di allenatore, arrivando anche a guidare squadre della serie A ceca. È lui che fa provare alla figlia diversi sport. Prima di privilegiare il tennis, Muchova frequenta anche la ginnastica, la pallamano e il nuoto sincronizzato.
I primi passi di Karolina nei tornei professionistici la portano a salire con regolarità in classifica. Questo il ranking di fine anno, dal 2014 in poi: numero 733, numero 419, numero 206 al termine del 2016, quando ha compiuto vent’anni. Poi però un infortunio alla mano la obbliga a saltare i primi mesi di attività del 2017, e quando rientra attraversa un periodo di stasi (numero 272 alla fine della stagione).
In pratica per avere una classifica sufficiente a prendere parte con regolarità almeno alle qualificazioni Slam le occorrono circa quattro stagioni. Nel 2018 non riesce a superare le qualificazioni al Roland Garros e a Wimbledon, ma finalmente scavalca la barriera a New York: agli Us Open sconfigge Diatchenko, Paolini e Abanda e in questo modo, a 22 anni compiuti, entra per la prima volta nel tabellone principale di un Major.
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