Approdare per la prima volta nel main draw di uno Slam sarebbe già di per sé un risultato degno di nota, visto che in quel momento è la numero 202 del ranking. Ma invece Muchova non si ferma: al primo turno sconfigge la giovanissima emergente Dayana Yastremska (6-4, 6-2) e al secondo la numero 12 del mondo Garbiñe Muguruza (3-6, 6-4, 6-4). La partita contro Garbiñe è quella che la rivela a molti appassionati: offre un tennis straordinariamente brillante, ricco di inventiva e di tecnica. E per quanto quella Muguruza non fosse probabilmente la migliore versione possibile della tennista capace di conquistare due Slam, sono tanti i meriti di Karolina.
Quel secondo turno newyorkese è fondamentale nel percorso della sua carriera. La partita si disputa nella sessione serale del Louis Armstrong Stadium: 15 mila posti a sedere. All’improvviso si trova al centro dell’attenzione; e anche se sulla carta è destinata a fare da comprimaria nell’esibizione della ben più famosa avversaria, si dimostra all’altezza del palcoscenico.
Per Muchova l’inizio è davvero complicato: in pochi minuti si trova sotto 0-5. Ma poi comincia a trovare tempi e misura dei colpi: risale 3-5, e da quel momento, anche se perde il primo set, sorprende tutti con il suo gioco quasi anacronistico nella sua classicità, visto che alcuni punti sembrano tratti da schemi tipici del tennis di attacco degli anni ’70-’90 del secolo scorso.
Karolina mostra agli appassionati un repertorio in cui sono determinanti i movimenti sulla verticale: palle corte, slice seguiti da discese a rete, attacchi in controtempo, serve&volley. I movimenti in avanti di quel match saranno 37 in totale, 29 soltanto nei due set conclusivi.
Muchova ha davvero tanto tennis “nelle mani”, e una sorprendente sicurezza nei gioco di volo: volèè alte, ganci di dritto, veroniche dalla parte del rovescio, ma anche le volèe basse, cioè i colpi più difficili per un attaccante. Chi ha giocato a tennis sa che le volèe con la palla al di sotto del nastro sono i colpi forse meno spettacolari ma anche i più complicati da eseguire; ben più insidiosi, per esempio, delle demivolèe.
Con quel successo Karolina esce dall’anonimato. Il sito ufficiale WTA commenta l’upset della serata con un titolo inequivocabile: la definisce “Marvelous Muchova”. La partita si conclude all’una di notte negli USA, e in Europa in pochi hanno la fortuna di seguirla. Chi è davanti alla TV, però, oltre a vivere un sentimento di ammirazione non può che essere attraversato da quello del dubbio: è inevitabile mettere a confronto la qualità del tennis offerto con il ranking della giocatrice (numero 202) e chiedersi se quella vittoria sia stata il frutto di una giornata irripetibile, o invece il sintomo di un salto di qualità più duraturo.
Sotto questo aspetto, il turno successivo contro Ashleigh Barty, dà risposte positive: anche se Muchova perde in due set (6-3, 6-4), per lunghi tratti gioca alla pari con una tennista in ascesa e molto solida nella conduzione dei match. Uno dei loro scambi merita anche di finire tra gli “Hot Shots” di fine anno: Serve&volley, poi veronica di Muchova e rovescio a fianco del paletto di Barty (al minuto 1’03”).
Ormai il nome Muchova è diventato quello di una tennista che merita di essere seguita. E intanto con le cinque vittorie newyorkesi (tre nelle qualificazioni, due nel main draw), entra per la prima volta fra le prime 150 del mondo. Anche sul piano economico si capisce quanto contino: guadagna in un colpo solo 156 mila dollari, mentre in tutta la carriera precedente ne aveva assommati poco più di 100 mila.
A New York si verifica anche un curioso episodio. Karolina entra in contatto con l’attrice comica Rebel Wilson, che le ha espresso la sua ammirazione per la partita agli US Open. Escono insieme a cena e diventano amiche. Ci vorrebbe molta fantasia per immaginarsi l’incrocio fra le strade di una popolare attrice americana con quella di una semisconosciuta giocatrice ceca. Eppure è ciò che accade, anche se Muchova non è nemmeno un tipo molto “social”; infatti se si apre il suo account twitter, ci sono meno di 60 tweet, e ancora oggi Karolina segue solo tre altri account: quello di Miley Cirus, quello di Rebel Wilson (appunto) e quello di Roger Federer.
Dopo l’impresa americana, nel 2018 Muchova prende parte a un solo torneo, l’indoor in Lussemburgo, confermando il criterio di programmazione già mostrato negli anni precedenti: il suo calendario non è mai frenetico; non è quel tipo di giocatrice che arriva a iscriversi a più di 30 tornei l’anno, magari considerando che in molti casi c’è il rischio di uscire al primo turno.
E siccome è ancora ben al di fuori delle prime cento (il terzo turno agli US Open vale circa 50 posti nel ranking, fino al numero 148) deve affrontare le qualificazioni anche in un semplice International come Lussemburgo. Ma un fastidio alla spalla la ferma alla vigilia del secondo match, e così chiude in quel momento la stagione.
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