Dopo un’attesa durata quasi sei mesi, da quando in febbraio era stato annunciato il debutto di Felix Auger-Aliassime nel suo torneo di casa il martedì durante la sessione diurna, è finalmente stato presentato alle folle del Quebéc l’idolo adorato del pubblico di Montréal. Difficile spiegare l’impatto emotivo di un “figlio della patria” che tiene alta la bandiera di questa terra sempre in cerca di affermazione, difficile far capire cosa significa avere “uno di loro” che vince in Canada e nel mondo. Per uno scherzo del destino il tabellone ha opposto Auger-Aliassime al suo amico, connazionale e compagno di doppio Vasek Pospisil, che già aveva incontrato e battuto al primo turno di Wimbledon.
Dopo un primo set sostanzialmente a senso unico, vinto per 6-2 dal giovane di Montréal, la partita si è fatta molto più equilibrata, principalmente per merito del servizio di Pospisil, che ha costretto il suo avversario a due tie-break, uscendo sconfitto solamente per 7-3 nel “jeu decisif” (oppure come lo chiamano da queste parti, “bris d’égalité”, letteralmente rottura di parità) finale. Vasek ha ottenuto cinque punti su sei quando ha messo la prima di servizio, ma è rimasto abbondantemente sotto il 50% sulla seconda, riuscendo in una sola occasione a procurarsi una palla break (peraltro annullata), e dovendo subire la freddezza da cecchino di Auger-Aliassime che ha trasformato 18 delle 19 palle game avute.
“Sono partito molto bene, non avrei potuto sperare in un miglior inizio – ha detto Felix al foltissimo contingente di giornalisti locali – il primo set è stato quasi perfetto, poi abbiamo giocato una buona partita. Non credo che abbia avuto una grossa influenza il fatto che eravamo qui a Montreal: se avessimo giocato in California, per come stava giocando Vasek, non penso sarebbe andata molto diversamente. Si trattava solamente di provare a cogliere le occasioni sulle palle break, lui stava servendo davvero bene”.
Se la sessione diurna è stata tutta per Auger-Aliassime, al calare della sera (o del tardo pomeriggio, visto che a Montreal la seconda sessione comincia alle 18.30) è arrivato il turno di Nick Kyrgios di indossare i panni dell’attore protagonista. Dopo l’esplosiva affermazione a Washington qualche giorno fa, accompagnata da un suo apparente ritrovato desiderio di giocare a tennis, tutto il pubblico vuole vedere Kyrgios all’opera.
Nel ruolo di “spalla” il sorteggio aveva designato Kyle Edmund, ex semifinalista all’Australian Open ora un po’ in ribasso, ma pur sempre un tennista dalle grandi armi offensive, soprattutto con il diritto, e soprattutto uno dal carattere tranquillo che non potrebbe essere più in contrasto con quello di Kyrgios. Con l’attenzione chiaramente rivolta tutta verso Auger-Aliassime e Kyrgios, Edmund ha avuto a che fare con un problema di “traffico” nei ground dell’impianto di Montreal, in quanto con tutta la gente in attesa di Felix per poter strappare un autografo, è rimasto bloccato per diversi minuti nella folla senza poter raggiungere lo spogliatoio prima e il campo di riscaldamento poi.
Il problema non l’ha disturbato più di tanto, perché nel suo match con Kyrgios è partito con il solito cipiglio autoritario e, sfruttando un game di battuta piuttosto brutto dell’australiano, ha portato a casa il primo set per 6-3 in 30 minuti. Mentre Edmund era tutto concentrato sul “business”, Nick faceva vagare la mente come solo lui sa fare: prima apriva un contenzioso con il giudice di sedia Adel Nour per non aver soddisfatto con sufficiente celerità la sua richiesta di un asciugamano bianco, perché a suo dire gli asciugamani del torneo non asciugavano abbastanza; poi si metteva a scherzare con Edmund fintando la sua ormai famosa battuta “da sotto”.
Sul 4-4 del secondo set ci si mette la pioggia (e per alcuni momenti anche la grandine) a scombinare i piani della serata di tutti quanti. Per alcuni minuti i giocatori rimangono sulle loro panchine sperando che spiova, mentre il DJ del torneo, vero “GOAT” della Rogers Cup versione Montréal, diffonde dagli altoparlanti “Blame it on the rain” di Milli Vanilli, ma poi si devono arrendere all’evidenza e dopo 61 minuti di gioco ritornano negli spogliatoi.
È necessaria un’ora e 27 minuti perché la pioggia cessi e si possa riprendere il gioco: Kyrgios perde subito il servizio con tre errori gratuiti, e come aveva fatto letteralmente durante il primo set, quando aveva buttato il famoso asciugamano bianco verso l’arbitro prendendosi un warning, Nick getta la spugna, rifiutando di sedersi al cambio campo, sparando un paio di risposte a tutto gas e consegnando la partita all’avversario dopo appena sei minuti dalla ripresa del gioco.
“Dopo tutti i match giocati a Washington stasera ero un po’ stanco – ha detto un serafico Kyrgios dopo il match – ma in complesso mi sento piuttosto bene. Non è comunque una scusa per la sconfitta di stasera, sono stato battuto da un giocatore migliore stasera, che non mi ha dato la possibilità di entrare nel match”.