DAYANA FA E DISFA MA INFINE VINCE – Nuove leve altalenanti ed esperte leonesse in cerca di (faticoso) riscatto, ancora, anche a Toronto. Dayana Yastremska è predestinata, dicono, usando il discutibile gergo degli addetti ai lavori: lo sembra in effetti, dall’alto dei tre titoli già conquistati nonostante i teneri diciannove anni e la trentatreesima posizione del ranking che potrebbe facilmente garantirle una testa di serie all’Open degli Stati Uniti prossimo venturo. Il suo problema, lontano dall’iniziare una fase di ridimensionamento, è l’eccessiva tendenza alla rapida ricerca del punto, meglio se scenografico.
Se la palla entra, sono applausi e dolori; dolori per l’avversaria di turno, s’intende: per i primi venticinque minuti di quest’incontro di secondo round le ferite, diffuse, le ha sofferte Vika Azarenka, tornata esteticamente, per quel poco e niente che conta, a rassomigliare la classica versione di sé, ma ancora lontanissima dal poter proporre quella spinta feroce che ne caratterizzava le prestazioni quand’era regina del tennis mondiale. La vecchia Vika assomigliava in effetti molto di più alla tizia dall’altra parte della rete, in gran fomento e prodiga di vincenti, parecchi con il dritto in aggiunta alla solita produzione con il rovescio lungo linea.
Ridimensionata a maratoneta difensiva qualsiasi, la giocatrice di Minsk ha cercato di far muro come ha potuto, potendo come si è detto ben poco: meno di mezz’ora e cinque a uno per l’altra, dominante. Solo che, come si è avuto modo di anticipare, quando la palla non entra per l’ucraina fioccano gli errori più macroscopici, con il feltro lontano metri e metri dal rettangolo regolamentare. Avuti e sprecati cinque set point tra settimo e ottavo gioco con altrettanti non forzati, Yastremska ha perso in fluidità e sicurezza fino a farsi riacciuffare sul cinque pari, salvo poi conservare il tremebondo turno in battuta nell’undicesimo gioco e vincere il parziale ritrovando i propri colpi in quello successivo in risposta, chiuso con un gran rovescio per infiocchettare i tre clamorosi vincenti con il dritto incrociato che l’avevano preceduto.
Nella seconda partita Azarenka ha continuato a essere più solida aumentando al contempo la propria produzione offensiva, sin lì piuttosto demineralizzata. Portatasi a servire per il set sul cinque a tre, tuttavia, Vika si è spenta all’improvviso facendosi travolgere dalla grinta della giovane rivale, invero perfino eccessiva, finendo per cedere gli ultimi quattro game consecutivi con particolare biasimo per l’ultimo, gravato da tre doppi falli. Ci si poteva aspettare un goloso Barty-Azarenka di terzo turno e invece avremo Kenin-Yastremska, finestra sul futuro mica male.
KARO E L’OBIETTIVO NUMERO UNO – Proseguirà la corsa alla prima posizione mondiale di Karolina Pliskova, brava a emergere vincitrice da un match scorbutico contro una giocatrice in gran fiducia come Alison Riske. Con pochi margini sia attivi che passivi a causa del gran servizio in dotazione a entrambe le rivali, Pliskova ha piazzato l’unico break del primo set proprio nel decimo e decisivo gioco, ma ha dovuto accettare di giocarsela al terzo dopo aver smarrito il tie break del secondo. Rasserenatasi, la trampoliera di Louny ha poi dominato la frazione decisiva che la spedisce al non banale ottavo contro Anett Kontaveit, autrice di una buona partita con Suarez Navarro fino al ritiro di quest’ultima sullo svantaggio di 3-1 nel secondo set.
Dopo l’eliminazione patita da Ash Barty, per tornare al numero uno WTA a Karolina basterà raggiungere la semifinale sempre che ciò non riesca anche a Naomi Osaka, nel qual caso le toccherebbe vincere il torneo. Se la giapponese venisse invece eliminata ai quarti, la ceca strapperebbe lo scettro giungendo in finale.