BIANCA IS BACK – È la sesta vittoria su una top ten in altrettante sfide quella che Bianca Andreescu mette a segno contro Karolina Pliskova in un mach in puro stile WTA, con due parziali a senso unico e un apertissimo set finale, l’immancabile e forse discutibile MTO, il tutto fra l’appoggio incondizionato del pubblico amico. Troppi gli errori di Karolina (35 a fronte di 18 vincenti) che resta dunque al terzo posto del ranking, mentre lunedì Naomi scalzerà Ashleigh. Best ranking per Andreescu che sabato si giocherà con Kenin un posto in finale e nella top 20.
La scheda dei precedenti fra le due è… bianca, ma l’ex n. 1 del mondo avrà certo avuto modo di studiare l’avversaria. Di sicuro è qualcosa che ha fatto la canadese, per la quale “essere preparata è l’arma migliore di cui puoi disporre” come ha spiegato dopo la vittoria su Bertens. “Studio sempre le mie avversarie prima dei match. Lo fa anche il mio coach, poi ci mettiamo seduti ed esaminiamo il piano di gioco”. Un approccio che può apparire bizzarro a chi, viceversa, si disinteressa di ciò che accade oltre la rete e pensa solo al proprio gioco.
Come una foglia nel forte vento canadese, nel primo parziale Pliskova viene spazzata via dall’uragano Bianca, che vuole certificare il suo rientro ai livelli a cui l’avevamo lasciata in marzo quando la spalla era venuta a riscuotere quanto dovuto in quel di Miami: era il trentacinquesimo incontro in tre mesi. Precisione, accelerazioni e smorzate della diciannovenne dell’Ontario – tutto il repertorio che l’aveva portata al trionfo dei Pozzi Indiani – spengono in fretta ogni velleità di Karolina che, con tre doppi falli consecutivi al quinto gioco, manca l’opportunità di evitare il bagel, ma almeno porta la durata del set oltre i venti minuti.
Dopo le vittorie al terzo dei primi tre turni da parte di Bianca, peraltro superando avversarie viepiù competitive, aspettarsi una reazione di Pliskova che allunghi il match non è una chimera: con Andreescu che commette alcuni errori di troppo, la ragazza di Louny inizia a colpire come sa e vola 5-0. Bianca recupera un paio di giochi e poi chiede l’intervento della fisioterapista per un problema che deve essere trattato fuori dal campo, così esce di scena alla dottor House (zoppicando, non sulle note di Baba O’Riley degli Who).
Rientra invece di corsa, ma con la coscia destra ben fasciata. Karolina chiude subito il set e tiene il servizio di apertura della partita finale, ma non concretizza tre palle break e allora il punteggio procede finalmente in equilibrio. Andreescu corre su ogni palla, va in spaccata a destra e sinistra, si piega a livello del terreno, salvo poi mostrarsi fisicamente distrutta fra un punto e l’altro. Pliskova non lascia trasparire emozioni, picchia duro e muove per quanto possibile le sue scarpette rosa, ma gli errori al nono game le costano la battuta. Non trema il braccio di Bianca che, anzi, tiene il servizio a zero e si prende la semifinale.
SENZA FARSI NOTARE – Non si è lasciata incantare dalle invenzioni di Hsieh né impressionare da Yastremska che si annunciava con le fattezze della vecchia (nel senso di giovane) Vika. E, tra le due, ha trovato tempo e impeto rivoluzionario per detronizzare Barty. Parliamo naturalmente di Sofia Kenin, che centra la semifinale ai danni di Elina Svitolina in un match tutt’altro che esaltante perché condizionato dal vento, ma con il livello che è comunque salito nel corso dell’ora e tre quarti di gioco.
L’inizio è pessimo da parte di Kenin che sbaglia tanto, pure con il servizio, e regala punti anche quelle poche volte che riesce ad aprirsi il campo, mentre sembra più brava Elina a gestire il vento e incamera i primi quattro giochi. Qualche timido raggio di sole che si fa largo tra le nubi coincide con le prime luci nel gioco della ventenne nata a Mosca, ma ci mette del suo anche Svitolina che prima non sfrutta il vantaggio di 4-1 40-0 e poi serve senza fortuna per il set facendosi riacciuffare al decimo gioco. Sofia ha questo vezzo di lanciarsi la palla con lo sguardo rivolto al terreno, forse per controllare che non le siano cadute le chiavi di casa; poi, come se una voce solo a lei udibile l’avvertisse del librarsi in aria della sfera gialla, si ridesta all’improvviso da chissà quali profondità, volge lo sguardo al cielo e, vabbè, anche stavolta colpiamo questa cosa volante.
Mette comunque in campo tre prime su quattro a compensare i rari punti vinti sulla seconda e, cosa più importante, riesce finalmente a muovere la palla con efficacia: se gli errori macroscopici sono tutt’altro che spariti, ora è la sua avversaria a soffrire di più le condizioni ambientali. Il tie-break è un assolo della statunitense che detta il ritmo degli scambi a una Svitolina colpevolmente troppo conservativa. È anche vero che non è facile per l’ucraina, con poche armi a disposizione in una giornata in cui non sente molto la palla, di fronte a un’avversaria che usa bene il campo senza strafare.
Così, se nel secondo parziale le prime occasioni di allungo (cinque) sono per Elina, non sorprende che Kenin le annulli quasi in scioltezza per poi piazzare il break al quinto gioco. Svitolina resta in scia, ma per una terza volta nel set non trasforma il 15-40 per il riaggancio. La rassegnazione sul volto durante il coaching di Andrew Battles prima che l’altra vada a servire per chiudere lascia pochi dubbi su quello che sta per accadere e solo una volta riuscirà a seguire il consiglio di andare a vedere le carte dell’altra forzando sul lato destro. Con in tasca i trofei degli International di Hobart e Maiorca, Kenin centra adesso la prima semifinale in un Premier 5.
Risultati:
B. Andreescu b. [3] K. Pliskova 6-0 2-6 6-4
S. Kenin b. [6] E. Svitolina 7-6(2) 6-4
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