La seconda semifinale della Rogers Cup vedeva la più classica delle dinamiche alla Davide contro Golia: la feel good story del torneo, la qualificata ceca Marie Bouzkova, N. 91 delle classifiche, contro Serena Williams, la regina dell’ultimo ventennio WTA.
Classe 98, non molto reclamizzata a differenza delle altre due semifinaliste giovani (Kenin e Andreescu), aveva vinto solo un paio d’incontri nel circuito maggiore in stagione prima di questo torneo, rimestando fra gli ITF. Arrivata in Ontario, ha infilato una striscia di 6 vittorie senza perdere set, battendo consecutivamente Sloane Stephens, Jelena Ostapenko, e Simona Halep, quest’ultima ritiratasi per un problema al tendine d’Achille.
È abbastanza naturale, dunque, che alla fine del videogioco arrivasse il boss più potente, Serena Williams, apparsa in grandissima forma nel suo quarto contro la di nuovo N. 1 (da lunedì) Naomi Osaka, a cui non ha concesso nemmeno una palla break vincendo l’82% dei punti con la prima.
Non solo la caratura dell’avversaria, ma anche l’emozione pareva destinata a pesare, perché dopo la vittoria contro Halep, Bouzkova si era confessata ai microfoni sul significato del match odierno: “Serena è stata il mio modello fin da piccola. È stata un’influenza anche sul mio modo di giocare, soprattutto sul rovescio.”
E invece, se emozione c’era, all’inizio non si è notato. Bouzkova è scesa in campo molto più calda e ha breakkato immediatamente, salendo in fretta 2-0. Serena è parsa un po’ in difficoltà negli spostamenti laterali e negli scambi prolungati, contro un’avversaria impenetrabile sul lato sinistro, in maniera non dissimile dal suo incontro di ottavi di finale contro Alexandrova, quando era andata sotto 3-0 e doppio break.
In maniera non dissimile dal suo incontro con Halep, la ceca si è presa un altro break, addirittura a zero, sbagliando pochissimo (3 non forzati a 18 nel primo set) e salendo 4-1 con un vincente di dritto dopo aver provocato un colpo corto dell’americana. Serena ha presto iniziato a perdere la pazienza, mettendo i piedi metri dentro il campo in risposta sulla seconda contro il servizio dell’avversaria, diretto sistematicamente al suo rovescio, e colpendo sempre a tutto braccio.
L’atteggiamento aggressivo l’ha portata ai vantaggi nel sesto gioco, ma 2 ace al centro e un rovescio in rete sono state l’ancora della ceca. Svanita la piccola opportunità, la testa di serie N. 10 si è disunita ulteriormente: 2 doppi falli hanno mandato Bouzkova a doppio set point, sfruttato al secondo tentativo dopo uno scambio prolungato, per un perentorio 6-1 in 29 minuti.
Il secondo parziale è iniziato com’era finito il precedente, con Serena belluina ancorché imprecisa in risposta (seppure in crescita con il dritto incrociato sullo slice da destra) e Bouzkova assertiva sul lato del rovescio, capace di allunghi di questa fattura:
Il servizio di Williams, però, ha iniziato a girare, mantenendo il set sul filo di lana. Con il passare del tempo l’americana ha aggiustato l’alzo e messo sempre più palle in campo, ma la sua avversaria ha continuato a prendere tutto e a offrire palle profonde su cui Serena si è spesso inalberata.
Nel sesto game, la 23 volte campionessa Slam ha realizzato che fra l’incudine e il martello vince sempre il primo (come avrebbe detto Orwell), e ha sfruttato la posizione arretrata dell’avversaria per vincere 2 punti consecutivi, riguadagnando dominio sull’habitat. La partita è girata in quel momento: molto più tranquilla, la statunitense ha continuato a rispondere forte, mettendo molto più pensiero negli scambi, arrivando alle prime 2 palle break di giornata, e andando a segno con una risposta di dritto a uscire. Bouzkova, purtroppo per lei, non ha le armi impensierire una Williams con la giusta prossemica, soprattutto con quella seconda molto fragile, e ha concesso un altro, rapido break per il 6-3.
All’inizio del terzo, a sorpresa, Williams è tornata a sparacchiare come all’inizio e a muoversi con difficoltà, tradendo qualche residuo impaccio sui colpi in avanzamento, forse aspettandosi una resa incondizionata di Bouzkova che non è arrivata – ben lungi, la ceca ha persino ricominciato a mettere in campo le prime più intense dell’americana e a resistere anche sulla diagonale di destra. Nel terzo gioco Serena ha concesso tre palle break sbagliando molto in rete, ma si è salvata con coraggio, verticalizzando alla prima occasione e chiudendo da vicino.
Passata la paura, l’americana ha subito ritrovato la risposta, arrivando a palla break ma graziando l’avversaria con un passante in rete. L’allungo era nell’aria, però, e un gran vincente di dritto lungolinea le ha dato la seconda chance, raccolta con uno scambio paziente in pressione. Il copione non ha riservato altri twist: Serena è salita a match point con un passante di rovescio e ha chiuso con un gran dritto incrociato in un’ora e 46 minuti. Brava comunque alla Bouzkova, che ha dimostrato di valere una classifica ampiamente superiore a quella attuale.
“All’inizio le riusciva praticamente tutto, ma sono riuscita a ribaltarla quando ho trovato un po’ di stabilità mentale,” ha detto Williams.
L’americana, che ha ottenuto la cinquecentesima vittoria sul cemento da pro, raggiunge la prima finale in Canada dal 2013, la quinta in totale, e cercherà il quarto titolo. Affronterà l’idolo di casa Bianca Andreescu, che ha esattamente la metà dei suoi anni ed è nata nel 2000, l’anno della sua prima finale qui – alla faccia dello scontro generazionale. A una domanda sulla partita, Serena ha risposto con un sorriso: “Non ho mai affrontato Andreescu, ma sono certamente una sua fan, il Bianca Effect ha colpito anche me. Spero che almeno qualcuno qui tiferà per me domani!”
(a cura di Tommaso Villa)