Il Day 2 del torneo femminile inizia con il ritiro di Belinda Bencic contro Victoria Azarenka. La svizzera parte meglio nel primo set, ma poi paga i troppi errori e subisce il recupero di una Vika piuttosto solida. Dopo il primo gioco del secondo parziale, Bencic fa chiamare il fisioterapista, ma si ritira subito dopo per un infortunio piede sinistro. Azarenka ha poi dichiarato: “So tutto sugli infortuni e come sia frustrante, specialmente subito prima dell’ultimo Major della stagione. Spero che recuperi in fretta”. La bielorussa affronterà al secondo turno Donna Vekic, contro cui ha recentemente perso a San José. La croata ha avuto la meglio su Katerina Siniakova per 6-4 6-3.
Due set bastano anche ad Anett Kontaveit per superare Angelique Kerber, finalista qui nel 2012 e nel 2016. Le due arrivano al 6 pari con un paio di break per parte, anche se la tedesca si è rivelata infallibile quando ha avuto le occasioni di strappare il servizio avversario, mentre Anett ne trasforma 2 su 9 – l’ultima è stata anche un set point. Tocca allora alla n. 20 del mondo annullarne uno nel gioco decisivo e, dopo averne fallito un altro, si procura quello definitivo con uno scambio in pressione sul lato destro di Kerber che rimanda tutto e, poco sorprendentemente, riesce a ottenere una palla per girare lo scambio; il suo dritto però è poco incisivo e viene punita. Quello che invece sorprende è che il suo match finisca praticamente lì: lungi dall’accusare un calo di tensione, Kontaveit parte subito fortissimo incamerando i primi quattro giochi, vantaggio che conserva e la porta al confronto con Iga Swiatek. È la terza sconfitta consecutiva per Angie, dopo quelle al secondo turno di Wimbledon contro Davis e all’esordio di Toronto con Kasatkina.
Gioca male solo un game Venus Williams, quello che avrebbe dovuto essere l’ultimo, e per poco le costa la sfida contro Kiki Bertens. Invece, la trentanovenne n. 65 WTA si riprende in fretta e fa suo il match al tie-break del terzo. Con una prestazione molto solida, Venus ha approfittato degli errori dell’avversaria per incamerare il primo set. Kiki tiene finalmente la palla in campo almeno all’inizio del secondo, procurandosi il vantaggio che le permette di allungare alla partita finale. L’ex n. 1 del mondo parte più centrata, sale 5-2 con un break che però non sfrutta per un passaggio a vuoto al nono game. Avrebbe la possibilità di andare a match point in risposta qualche minuto dopo, ma quella che sembrava la palla per un comodo passante le resta sulle corde. È dunque tie-break, interpretato da Williams in maniera molto aggressiva, giustamente non fidandosi dell’olandese che ora sembra in fiducia; si procura così un vantaggio che potrebbe essere annullato da Bertens, ma la numero 5 del ranking ha paura di imboccare l’autostrada sul suo lungolinea di rovescio e finisce con lo sbagliare sulla diagonale, prima di subire ancora l’iniziativa di Venus che chiude dopo due ore e un quarto.
Madison Keys tira 56 vincenti (con 52 errori) per battere Garbiñe Muguruza in due ore e venti minuti. Dopo il primo set perso al tie-break, Madison si ritrova a due punti dalla sconfitta nel gioco decisivo del secondo nonostante sia devastante con la prima battuta, ma un servizio poco incisivo di Garbiñe dà il via alla rimonta della statunitense. Come nei primi due parziali, anche il terzo vede il break di una subito pareggiato dall’altra, ma questa volta Keys ne piazza un altro, irrimediabile, al decimo gioco. Non parte quindi nel migliore dei modi la collaborazione tra Garbiñe e la capitana della squadra spagnola di Fed Cup Anabel Medina, che seguirà la venticinquenne nata a Caracas per due tornei (questo e lo US Open). Per Muguruza, questo è stato il rientro dopo la sconfitta all’esordio patita a Wimbledon dalla qualificata Beatriz Haddad Maia e la successiva rottura con coach Sumyk.
NELLA NOTTE… SENZA SERENA – A partire dall’una italiana la palla passa a Kvitova e Serena Williams, impegnate rispettivamente contro Sakkari e Diyas, ma in campo si vede solo la giocatrice ceca (e non fa una bella fine). Serena si arrende infatti al problema alla schiena che l’aveva costretta al ritiro dopo soli quattro game della finale di Toronto; prova fino all’ultimo a scendere in campo, poi deve cedere il suo posto in tabellone a Jessica Pegula (recente campionessa a Washington). Petra Kvitova, invece, al rientro dopo la sconfitta di Wimbledon contro Konta, ne rimedia un’altra se non preoccupante certo da analizzare con attenzione. Sakkari bissa così la vittoria di Roma, sempre in notturna, quando Kvitova s’era ritirata sotto 4-0 nel terzo set. Si tratta della sesta vittoria contro una top 10 per lei, la quarta quest’anno.
La greca è riuscita a ribaltare un primo set quasi compromesso con un parziale di quattro giochi consecutivi (e dodici punti a sei) interrotto soltanto dalla sospensione per pioggia, intervenuta sul 4-4 e durata circa un’ora. Kvitova si risveglia eccome nel secondo set: rifila un netto 6-2 all’avversaria e sembra aver superato l’infortunio all’avambraccio che le ha impedito di giocare a Toronto. Lo scoramento di Sakkari, però, rimane confinato in un coaching nel quale confessa al suo allenatore di non sapere cosa fare al cospetto di una Kvitova che a suo dire ‘sembra un polipo‘, perché… arriva dappertutto.
Lo sfogo funziona. La greca va subito sotto nel terzo, ma recupera immediatamente il break con un game di risposta caratterizzato da due poderosi passanti di dritto. Il livello si alza, ora si gioca punto a punto. Tra una spallata e l’altra, però, Kvitova smarrisce l’istinto killer: spreca tre palle del 4-4 (l’ultima in realtà la annulla Sakkari con una splendida risposta incrociata) e manda l’avversaria prima a servire per il match e poi in paradiso. “Lei è una giocatrice incredibile, non ci sono dubbi” dirà Maria al colmo della gioia a fine partita. “Ho lottato alla grande, del resto è la mia indole. Un sogno che si avvera“. Sakkari affronterà Sabalenka o Zheng agli ottavi.